Il ministro degli Esteri afghano, Amir Khan Muttaqi, si è recato in Iran per discutere della crisi dei rifugiati e di quella economica. Si tratta della prima visita di alto livello da quando i talebani hanno preso il potere, il 15 agosto 2021.
Secondo quanto riferito, l’8 gennaio, dal portavoce del ministro, le discussioni si sono concentrate su questioni politiche, economiche, commerciali e sulla questione dei rifugiati che dall’Afghanistan si sono spostati in Iran. Il Paese ospita già milioni di afghani e teme i nuovi afflussi. “Oggi, fondamentalmente non siamo al punto di riconoscere i talebani”, ha specificato il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh.
L’Iran rimane cauto a seguito dei cambiamenti interni in Afghanistan, con la presa di potere dei talebani, il 15 agosto, e il ritiro delle truppe straniere, dopo oltre due decenni di permanenza. A tale proposito, il 5 ottobre, i rappresentanti di Islamabad e Teheran hanno discusso della sicurezza regionale in relazione alla situazione afghana, sottolineando il tema delle frontiere. I colloqui arrivavano a circa una settimana di distanza da un attacco che aveva colpito il confine iraniano-pakistano. Nel resoconto sull’incontro, Islamabad aveva dichiarato che la situazione in Afghanistan richiede un impegno positivo della comunità internazionale, insieme alla fornitura urgente di assistenza umanitaria per alleviare le sofferenze del popolo afghano e a nuove misure per aiutare a ricostruire l’economia. A tal proposito, Iran e Pakistan avevano affermato che si sarebbero coordinate in seno ai forum bilaterali e regionali sul tema.
Iran e Afghanistan condividono un confine lungo oltre 900 chilometri e un passato comune che ha visto la cultura e la lingua persiana influenzare in modo particolare la regione occidentale afghana. Il confine rappresenta anche un luogo di scambi, leciti ed illeciti. Uno dei settori per cui i due Paesi hanno un ruolo strategico, per quanto riguarda il commercio, è sicuramente quello petrolifero. A causa delle sanzioni statunitensi, Teheran ha visto diminuire i possibili acquirenti di greggio, con una conseguente crisi. Tuttavia, nel vicino Afghanistan ha comunque venduto circa 400.000 tonnellate di carburante, da maggio 2020 a maggio 2021, secondo un rapporto pubblicato da PetroView, una piattaforma iraniana di ricerca e consulenza su petrolio e gas. Dall’altra parte, i flussi di carburante iraniano sono stati vitali per l’Afghanistan negli ultimi anni, secondo un report del governo afghano, visionato dall’agenzia di stampa Reuters.
Da parte sua, l’Afghanistan non ha mai sviluppato una propria industria petrolifera. Il Paese conta solo sei piccole raffinerie che producono un numero limitato di barili di prodotti raffinati ciascuna. Queste funzionano con petrolio leggero proveniente dal Turkmenistan. Le due principali raffinerie dell’Uzbekistan forniscono i prodotti raffinati su rotaia e camion. Secondo fonti informate sui fatti, le forniture di condensato turkmeno, solitamente greggio leggero, sono cessate a luglio 2020, a causa dei combattimenti tra talebani e forze afghane, alla vigilia della presa di Kabul. (Sicurezza Internazionale)