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La Siria denuncia un attacco aereo israeliano sul porto di Latakia

(Roma, Parigi, 28 dicembre 2021). E’ il secondo nel giro di un mese. No comment dallo Stato ebraico. Il governo Bennett ha annunciato un grande piano di insediamenti e investimenti per raddoppiare la popolazione nel Golan, strappato a Damasco dopo la Guerra dei sei giorni e annesso nel 1981 con una decisione mai riconosciuta dalla comunità internazionale con l’eccezione dell’ex presidente Usa Donald Trump

Le immagini trasmesse dall’agenzia di Stato siriana SANA mostrano alte fiamme che nella notte fanno risaltare i profili squadrati dei container e alla mattina colonne di denso fumo grigio. Per la seconda volta in meno di un mese il porto di Latakia è stato l’obiettivo di un attacco aereo. In entrambi i casi, Damasco punta il dito contro Israele che, come da prassi in queste situazioni, non commenta.

 Dall’inizio della guerra civile nel paese nel 2011, sono stati centinaia gli attacchi mirati in territorio siriano, diventato una base per le milizie degli Hezbollah libanesi e forze iraniane, tra i principali sostenitori del regime di Bashar al-Assad. In rare occasioni gli attacchi sono stati rivendicati dal governo di Gerusalemme. Alcuni giorni fa il Washington Post aveva rivelato che l’aviazione israeliana negli ultimi due anni ha colpito siti legati alla produzione di armi chimiche vicino a Damasco e Homs.

 Nel corso degli anni, Latakia, un importante porto commerciale, era stata solitamente risparmiata dagli attacchi per via della presenza di una base militare russa nelle vicinanze.

Fonti militari citate da SANA hanno dichiarato che i missili israeliani hanno colpito verso le tre del mattino ora locale, le due in Italia, causando diversi incendi e danni ingenti. Non ci sono indicazioni di eventuali vittime, ma oltre alla zona container, alcuni edifici del porto e della zona limitrofa sarebbero stati danneggiati, incluso un ospedale. Secondo il Maggiore Mohanad Jaafar, comandante dei vigili del fuoco di Latakia, i container colpiti contenevano combustibili e pezzi di ricambio per vari tipi di veicoli. In mattinata le fiamme erano state estinte.

Anche il 7 dicembre a essere colpita era stata l’area di stoccaggio dei container. In quell’occasione, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione basata in Gran Bretagna e legata all’opposizione ad Assad, l’obiettivo era stato un carico di armi destinate alle milizie sostenute dall’Iran.

Poche ore dopo l’attacco, il Primo Ministro Naftali Bennett nel corso di un incontro trilaterale con Grecia e Cipro, aveva dichiarato “stiamo combattendo le forze del male nella regione, giorno e notte », parole lette da molti come un’implicita rivendicazione degli attacchi.

Israele e Siria rimangono ufficialmente nazioni nemiche, anche se sono passati decenni dall’ultima volta in cui i due eserciti si sono confrontati apertamente. All’inizio della settimana, lo Stato ebraico ha annunciato un piano da un miliardo di shekel per raddoppiare la popolazione e rafforzare le infrastrutture sulle alture del Golan.

Strappata da Israele alla Siria durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, l’area è stata ufficialmente annessa nel 1981 – a differenza di quanto avvenuto per la Cisgiordania. La decisione non è mai stata accettata dalla comunità internazionale, fino al 2019, quando sotto l’allora presidente Donald Trump, gli Stati Uniti divennero il primo paese a riconoscere la sovranità di Gerusalemme sulla zona.

Il Golan – che copre circa 1.200 chilometri quadrati – è considerato da Israele un’area strategica dal punto di vista difensivo e tuttavia è rimasta scarsamente popolata e mal-collegata con il resto del paese. Sono circa 25.000 gli israeliani che ci vivono attualmente, insieme ad altrettanti drusi che rimangono in gran parte fedeli alla Siria.

Il piano per lo sviluppo approvato dal governo di Bennett prevede la creazione di circa 7.300 unità abitative in cinque anni e 2.000 posti di lavoro, con un focus particolare sull’agri-tech e le energie rinnovabili.

Lunedì, l’annuncio è stato condannato dal regime di Assad. In un comunicato citato da SANA, il Ministero degli Esteri ha ribadito che considera il Golan parte integrante del territorio siriano, denunciando le autorità israeliane per “l’escalation senza precedenti.”

Di Rossella Tercatin. (La Repubblica)

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