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Yemen: la Marina degli Stati Uniti sequestrano armi destinate agli Houthi

(Roma, 23 dicembre 2021). La Marina degli Stati Uniti ha riferito di aver sequestrato circa 1.400 fucili AK-47 e 226.600 munizioni trasportate da un peschereccio senza bandiera, che è stato accusato di contrabbandare armi dall’Iran ai ribelli sciiti Houthi dello Yemen, il 22 dicembre.

Il comando centrale delle forze navali statunitensi (NAVCENT) ha affermato che i propri uomini sono saliti a bordo dell’imbarcazione il 20 dicembre scorso nel Mare Arabico del Nord. I militari statunitensi hanno quini sequestrato le armi e trattenuto cinque membri dell’equipaggio che si sono identificati come yemeniti e che saranno rimpatriati, per poi affondare la nave, ritenuta un “pericolo” per la navigazione commerciale. Per gli USA, l’imbarcazione avrebbe transitato in acque internazionali, “lungo una rotta storicamente utilizzata per il traffico illegale di armi verso gli Houthi nello Yemen”. Washington ha quindi ricordato che: “La fornitura, la vendita o il trasferimento diretto o indiretto di armi agli Houthi violano le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le sanzioni statunitensi”.

Nel corso del 2021, la quinta flotta della Marina statunitense, con sede in Bahrain, ha sequestrato circa 8.700 armi illegali. Gli Stati Uniti, così come l’Arabia Saudita che guida la coalizione militare che sostiene il governo yemenita contro gli Houthi, hanno a lungo accusano l’Iran di fornire armi ai ribelli sciiti dello Yemen. Da parte sua, Teheran ha sempre negato. Tra e altre armi sequestrate dagli USA vi sono poi missili guidati anticarro di fabbricazione russa, fucili d’assalto cinesi e altri lanciatori di granate con propulsione a razzo. La flotta statunitense che ha sequestrato le armi è responsabile delle aree marittime nel Golfo Persico, Golfo di Oman, Mar Rosso, parti dell’Oceano Indiano e di “tre punti critici” nello Stretto di Hormuz, nel Canale di Suez e nello Stretto di Bab al Mandeb.

In Yemen, è in corso una guerra civile, descritta dall’Onu come la peggior crisi umanitaria al mondo, da quando i ribelli sciiti Houthi hanno iniziato a combattere per il controllo sulle regioni meridionali del Paese. Il 21 settembre 2014, sostenuti dal precedente regime del defunto presidente Ali Abdullah Saleh, gli Houthi avevano effettuato un colpo di Stato che aveva consentito loro di prendere il controllo delle istituzioni statali nella capitale Sana’a, ancora sotto il loro controllo. Il presidente legittimo, Rabbo Mansour Hadi, era stato inizialmente messo ai domiciliari presso la propria abitazione nella capitale e, dopo settimane, era riuscito a fuggire, recandosi dapprima ad Aden, attuale sede provvisoria del governo yemenita riconosciuto a livello internazionale, e poi in Arabia Saudita, dove risiede tutt’ora. Hadi è sostenuto da una coalizione di Stati guidata da Riad che comprende l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Sudan, il Bahrain, il Kuwait, il Qatar, l’Egitto, il Marocco, la Giordania e il Senegal, intervenuta nel conflitto il 26 marzo 2015. I ribelli sciiti Houthi sono sostenuti, invece, dall’Iran e dalle milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah. L’ONU ha stimato che, entro la fine del 2021, la guerra in Yemen avrà causato 377.000 vittime attraverso impatti diretti e indiretti. Oltre a questo, l’80% della popolazione di circa 30 milioni dello Yemen ha bisogno di assistenza umanitaria.

Negli ultimi giorni, i combattimenti nel Paese hanno visto le forze della coalizione a guida saudita effettuare attacchi aerei sulla capitale. Il 22 dicembre, la coalizione ha dichiarato di aver colpito un campo militare Houthi a Sana’a e di aver distrutto sette depositi di droni e armi. Il 20 dicembre, la coalizione aveva già colpito l’aeroporto di Sana’a, le cui operazioni sono in gran parte cessate a causa di un blocco guidato dai sauditi dall’agosto 2016, con esenzioni per i voli di soccorso.

Tra gli ultimi sviluppi vi è poi la morte dell’ambasciatore dell’Iran, Hassan Irlu, morto dopo aver contratto il coronavirus. L’uomo era stato richiamato in Iran per ricevere cure mediche secondo quanto riferito da Teheran, tuttavia, lo Wall Street Journal aveva riferito che era stato rimosso a causa di crescenti tensioni tra l’Iran e le milizie Houthi.

(Sicurezza Internazionale)

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