La missione di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) ha denunciato un attacco contro le sue truppe, mercoledì 22 dicembre. Sono emersi filmati sul web in cui si vedono alcuni residenti locali, nel Sud del Paese, colpire un convoglio dell’ONU e gettare pietre contro i veicoli delle forze di pace.
Non è ancora ben chiaro il motivo dell’aggressione, ma alcuni media libanesi ritengono che i residenti si siano innervositi dopo aver visto diversi peacekeepers scattare foto in alcune aree. UNIFIL ha fortemente criticato la reazione degli abitanti: “La negazione della libertà di movimento di UNIFIL e qualsiasi aggressione contro coloro che servono la causa della pace è inaccettabile e viola l’accordo sullo status delle forze firmato dal Libano”, ha affermato la forza di pace in una nota. In uno dei video, in particolare, si vedono una decina di residenti lanciare blocchi di cemento contro un veicolo UNIFIL, mentre altri salgono sopra di esso e cominciano a colpirlo dall’alto.
Le violenze di mercoledì sono arrivate meno di 24 ore dopo la visita presso la missione, nel Sud del Libano, del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Come ha osservato il Segretario generale delle Nazioni Unite, l’UNIFIL deve avere accesso completo e senza ostacoli in tutta la sua area di operazioni, come concordato con il governo libanese e richiesto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”, ha ribadito la missione nella sua dichiarazione, invitando il governo di Beirut a indagare immediatamente sulle violenze e ad “assicurare i colpevoli alla giustizia”.
L’UNIFIL è presente nell’area dal 1978 in base ad una risoluzione del Consiglio di sicurezza che aveva l’obiettivo di confermare il ritiro delle forze israeliane, ripristinare la pace e la sicurezza internazionali e assistere il governo libanese nell’assicurare il suo ritorno al potere nelle proprie terre. Tuttavia, membri di Hezbollah, il gruppo paramilitare sciita libanese sostenuto dall’Iran, e seguaci del suo alleato, il Movimento Amal, hanno in più occasioni attaccato le truppe UNIFIL nel Paese. Nessun partito politico ha al momento rivendicato la responsabilità delle violenze di mercoledì e nessuna dichiarazione è stata rilasciata finora dal governo libanese.
Attualmente, tra i principali compiti delle forze dell’UNIFIL vi è il ruolo di mediazione tra gli eserciti libanese e israeliano per minimizzare le possibili tensioni, organizzando incontri a cadenza mensile che rappresentano l’unico canale di comunicazione ufficiale tra Libano e Israele, tecnicamente ancora in guerra. Oltre a questo, la missione è anche incaricata di eseguire azioni di monitoraggio e pattugliamento delle aree lungo il confine meridionale libanese. Anche in passato le attività dell’UNIFIL sono state ostacolate dai contadini e dagli abitanti dell’area e da alcune organizzazioni non governative vicine ad Hezbollah.
Israele e Stati Uniti hanno più volte sostenuto che UNIFIL non abbia avuto un ruolo efficace nel limitare e frenare le azioni di Hezbollah, che i due Paesi considerano un gruppo terroristico. Dall’ascesa dell’ex presidente statunitense, Donald Trump, sono state richieste più modifiche al mandato dell’UNIFIL sostenendo che la missione non sia riuscita ad implementare la Risoluzione Onu 1701, con la quale era stata sancita la fine del conflitto tra Israele ed Hezbollah nel 2006 ed era stata disposta la rimozione di tutti i gruppi armati nel Sud del Paese, ad eccezione dell’esercito libanese. Hezbollah, però, ha continuato ad essere militarmente presente in loco.
Beirut, invece, ha più volte criticato la missione UNIFIL sostenendo che non sia riuscita ad impedire le violazioni della sovranità libanese, pressoché giornaliere, da parte di Israele, via terra, aria e mare. Nonostante ciò il Libano ha sostenuto che non dovrebbero essere apportate modifiche alla missione per garantire il mantenimento dell’ordine e della pace lungo il confine. (Sicurezza Internazionale)