Iran: nuovo lancio di missili balistici nel Golfo

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(Roma, 21 dicembre 2021). Il 21 dicembre, l’Iran ha lanciato missili balistici e da crociera nel Golfo, nel quadro delle nuove esercitazioni militari nella regione inaugurate il giorno precedente. La simulazione arriva in un momento di rinnovata tensione con Israele che si oppone alle negoziazioni per un accordo sul nucleare iraniano.

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, che cita un’emittente televisiva iraniana, il capo del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica dell’Iran ha dichiarato che i missili testati “colpiscono i loro obiettivi con una precisione del 100%”. Questo tipo di tecnologia bellica, secondo Teheran, ha una gittata da 2.000 chilometri e sarebbe quindi in grado di raggiungere le basi israeliane e statunitensi nella regione. Già il 7 novembre, l’esercito iraniano aveva avviato i suoi “war games” annuali nello Stretto di Hormuz e nel Golfo dell’Oman.

L’esercitazione annuale di cinque giorni iniziata lunedì 20 dicembre, tre giorni dopo la conclusione di una sessione dei colloqui di Vienna, mirati a ripristinare l’accordo sul nucleare iraniano con le maggiori potenze mondiali. In tale contesto, Israele ha osteggiato la possibilità di rilanciare un’intesa sul tema con Teheran, considerato un Paese non affidabile. Il settimo round di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran sul Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), anche noto come accordo sul nucleare iraniano, si è concluso il 17 dicembre. Lo stesso giorno, Germania, Francia e Regno Unito hanno espresso il loro disappunto per l’epilogo delle trattative sul nucleare. I tre Paesi hanno affermato: “Ci sono stati alcuni progressi tecnici nelle ultime 24 ore, ma questo ci riporta solo più vicino a dove si trovavano i colloqui a giugno”.

Inoltre, lo stesso 20 dicembre, Nournews, una fonte d’informazione vicina all’esercito iraniano citata da Reuters, ha riferito le parole di un rappresentante delle forze armate di Teheran, che aveva assicurato una risposta “schiacciante” contro qualsiasi eventuale attacco israeliano. “Se Israele effettua attacchi contro l’Iran, le nostre forze armate attaccheranno immediatamente tutti i centri, le basi, le rotte e gli spazi utilizzati per compiere l’aggressione”, avrebbe dichiarato Gholamali Rashid secondo Nournews.

Sul fronte statunitense, il segretario di Stato degli USA, Antony Blinken ha dichiarato che, nonostante le mosse iraniane e i lunghi ritardi, non è ancora troppo tardi per sperare in un cambiamento da parte di Teheran e in un suo impegno “costruttivo”. Le dichiarazioni sono giunte, il 2 dicembre, poco dopo la presentazione, da parte dell’Iran, di due proposte relative all’accordo sul nucleare e, nello specifico, alla revoca delle sanzioni imposte contro individui ed entità iraniane.

Di fronte a tali sviluppi, non è mancata la reazione di Israele. Quest’ultimo ha più volte criticato l’accordo sul nucleare iraniano del 2015, così come il possibile ritorno di Washington nell’intesa, e si è precedentemente detto contrario a qualsiasi dialogo che potesse portare Teheran a sviluppare le proprie capacità nucleari, alla luce dei rischi derivanti dalla possibile produzione di armi.

È stato il premier israeliano, Naftali Bennett, a chiedere agli USA di sospendere i colloqui di Vienna, accusando l’Iran di “ricatto nucleare” come tattica negoziale. Pertanto, l’unica soluzione è interrompere i meeting e adottare misure rigorose. Il primo ministro ha poi evidenziato che l’Iran ha avviato le procedure di arricchimento dell’uranio a un livello del 20%, attraverso centrifughe avanzate situate nell’impianto sotterraneo di Fordow, come riportato in precedenza anche dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).

Tuttavia, uno degli ultimi segnali positivi legati ai colloqui si è verificato il 15 dicembre, quando Teheran ha raggiunto un accordo proprio con l’AIEA, in base al quale l’agenzia delle Nazioni Unite potrà accedere al complesso di Karaj, così come richiesto in precedenza, per sostituire le telecamere di videosorveglianza. Queste erano state danneggiate e distrutte a seguito di un “atto di sabotaggio” nel mese di giugno scorso.

Di Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)