Iran: stazioni di servizio bloccate per attacco hacker

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Un attacco hacker al sistema governativo che regola i sussidi per il carburante ha bloccato le stazioni di servizio in Iran. Un account della televisione di stato iraniana online ha condiviso immagini di lunghe file di auto in attesa di fare il pieno a Teheran. Anche un giornalista dell’Associated Press ha visto una lunga coda di auto in una stazione di servizio della capitale, con le pompe spente e la stazione chiusa. La TV di Stato non ha spiegato quale fosse il problema, ma ha affermato che i funzionari del ministero del Petrolio stavano tenendo una « riunione di emergenza » per risolvere il problema tecnico. L’agenzia di stampa semiufficiale Isna, che ha definito l’incidente un attacco informatico, ha affermato che quelli che hanno cercato di acquistare carburante tramite la carta rilasciata dal governo, hanno ricevuto un messaggio con le parole « attacco informatico 64411 » il numero dell’ufficio della Guida Suprema, Ali Khamenei. La  maggior parte degli iraniani fa affidamento su questi sussidi per  rifornire i propri veicoli. Nessun gruppo ha rivendicato per il momento il presunto attacco  informatico. Tuttavia, lo stesso numero era comparso sui display delle stazioni ferroviarie durante un attacco hacker a luglio contro la rete ferroviaria iraniana. La società israeliana di sicurezza informatica  Check Point aveva successivamente attribuito l’attacco a un gruppo di  hacker chiamato Indra, il nome del Dio indù della guerra.
Il precedente
La sera del 15 novembre 2019 iniziarono una serie di proteste civili scoppiate a causa dell’aumento dei prezzi del carburante dal 50% al 200%,trasformandosi in seguito in una protesta contro il governo iraniano e la guida suprema Ali Khamenei. Nel giro di poche ore si diffusero in 21 città quando i video della protesta iniziarono a circolare online.Sebbene le proteste iniziassero come manifestazioni pacifiche, presto si trasformarono in violente rivolte contro il governo iraniano cercò di fermarono le proteste sia bloccando l’accesso a internet a livello nazionale e, secondo Amnesty International, sparando sui manifestanti dai tetti dei palazzi, dagli elicotteri e a distanza ravvicinata con mitragliatrici.  (Rai News)