(Roma, 16 ottobre 2021). La bandiera della flotta russa sventola anche in Africa, e precisamente nel Golfo di Guinea. Come riportato dall’agenzia Tass, tre navi della Flotta del Nord, il Viceammiraglio Kulakov, la petroliera Akademik Pashin e il rimorchiatore Altai “hanno svolto delle esercitazioni per liberare una nave fittizia sequestrata dai pirati”. La manovra, che prevedeva come scenario quello della cattura di una petroliera, si è svolto attraverso l’impiego di un elicottero decollato dal Kulakov e con il lancio di un missile Kinzhal contro un bersaglio che rappresentava un barchino di pirati.
La notizia dell’esercitazione della Flotta del Nord in un’area come quella del Golfo di Guinea è particolarmente interessante per diversi motivi. E segnala una predilezione per l’Africa da parte del Cremlino che in questi anni, e anche negli ultimi mesi, sembra destinata ad aumentare progressivamente. La pirateria, fino a questo momento, sembrava un problema minore per Mosca rispetto a quei Paesi che hanno avviato da diversi anni operazioni di ampio respiro nei quadranti più delicati delle coste africane (come dimostrato anche dalla presenza italiana per l’operazione Gabinia e Atalanta). Ma la crescita dell’interesse russo per l’area non poteva non coinvolgere anche un tema che è centrale nell’agenda strategica di chiunque si avvicini all’Africa occidentale, soprattutto perché il traffico mercantile e quello energetico rappresenta un elemento centrale nell’equilibrio dei Paesi che si affacciano sulla costa atlantica. Oltre che un problema di fondamentale importanza anche per la sicurezza degli armatori europei che utilizzano quella rotta come corridoio per far giungere le merci nei porti del Vecchio Continente o verso l’Estremo Oriente circumnavigando il continente africano.
Per la Russia si tratta quindi di un primo messaggio di una presenza più strutturata in un’area dove si annidano interessi europei e cinesi spesso tra loro confliggenti. In questi giorni, Mosca aveva fatto parlare di sé per l’arrivo dei contractor dell’agenzia di sicurezza Wagner in Mali. Ma molti analisti segnalano che la presenza di questi mercenari nella regione avesse già interessato la Guinea, paese in cui il recente colpo di Stato ha confermato un intricato sistema di interessi geopolitici. In questo senso, la mossa di inviare tre navi della Flotta del Nord a operare davanti alla costa atlantica dell’Africa può essere letta anche come conferma della capacità russa di attivarsi militarmente in quella regione non solo a livello terrestre, ma anche in mare, come appunto nel Golfo di Guinea.
Una lettura cui se ne deve aggiungere un’altra e che è legata proprio all’interesse russo verso l’Africa come scenario di un nuovo scontro tra sfere di influenza di potenze e superpotenze. Il Cremlino non ha mai perso di vista l’accesso ai mari caldi e non ha mai dimenticato il possibile ruolo delle maggiori rotte commerciali da e verso il Mediterraneo, in quell’area per cui l’Italia ha coniato il concetto di Mediterraneo allargato. Da diverso tempo la Russia è si è mostrata interessata al Mar Rosso, in particolare con il negoziato per la realizzazione di una base navale in Sudan. Per mesi l’avamposto russo nel Paese africano è rimasto un punto interrogativo. Il capo di stato maggiore sudanese aveva dichiarato in un’intervista che il governo era in procinto di rivedere l’accordo, ma di recente è tornato sul punto anche il viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov che a settembre ha dichiarato che i negoziati proseguivano nell’ambito del ministero della Difesa. Un segnale che unito alla presenza della Wagner in Mali, in Libia e in altri Paesi dell’Africa centrale e del Sahel, ribadisce la penetrazione del Cremlino nel continente e un segnale di come la Russia sia pronta a monitorare l’Africa non solo nel suo cuore, ma anche nelle sue estremità oceaniche.
Di Lorenzo Vita. (Inside Over)