(Roma, 13 ottobre 2021). Gli eventi in Afghanistan, le mutate priorità degli Stati Uniti, il nuovo ruolo della Cina e l’affermarsi di nuovi attori sul palcoscenico internazionale “rendono urgente creare una Forza europea realmente disponibile e prontamente impiegabile, a completamento delle iniziative già esistenti”. Lo ha detto oggi il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea, durante un intervento presso le commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera. La rafforzata capacità di intervento militare da parte della Ue si può identificare, secondo Graziano, in una “formazione multinazionale interforze, che potremmo definire Joint Eu Entry Force”, composta da un numero variabile di assetti, “la cui entità e natura dipenderà dalla tipologia del compito da assolvere e dall’ambiente operativo in cui sarà chiamata ad agire”. Tale forza, ha detto Graziano, dovrebbe essere subito dotata “di quegli assetti navali e aerei necessari non solo per il trasporto, il supporto e l’appoggio, ma anche per la condotta di attività operative”. Si tratterrebbe di un volume organico di tale forza non potrebbe essere inferiore a 5-6 mila militari”, ha aggiunto Graziano.
L’elemento di novità rispetto agli strumenti già esistenti sarebbe “il dispiegamento e l’impiego delle forze in esercitazioni altamente realistiche, anche in aree sensibili, che ne rinnovino le capacità esprimibili, l’interoperabilità e la prontezza operativa e, nel contempo siano rappresentazione di deterrenza e della volontà politica europea”. Secondo Graziano, “questo contribuirebbe a superare uno dei problemi riscontrati dai Battlegroup europei, ossia la percezioni di uno strumento non impiegabile perché – per paradosso – mai impiegato”. Quanto ai costi, questi dovrebbero essere presi in carico dalla Ue avviando un meccanismo di “common funding” con tre opzioni sul tavolo: l’esenzione dall’Iva per l’acquisto di materiale della difesa sviluppato e prodotto in Europa da aziende europee; scorporare le spese per investimento, ricerca e sviluppo per la Difesa dal computo del rapporto deficit-Pil degli Stati membri; un piano per l’emissione di “bond per la difesa europea” per finanziamenti comunitari in materia.