Libano: la Nord Corea e l’Iran dietro i tunnel di Hezbollah

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(Roma, 12 ottobre 2021). Le gallerie sotterranee del movimento islamista sarebbero state costruite con finanziamenti di Teheran e know-how di Pyongyang. Vengono usati per gli spostamenti tar Beirut, la Valle della Beqaa e il Sud del Paese

A maggio, durante l’ultimo confitto con Hamas, sono emersi i primi dettagli sulla « metro », la rete di tunnel che collega sottoterra la Striscia di Gaza. Un modello che replica quanto gli esperti osservano in Libano da anni. La chiamano la « Terra dei Tunnel di Hezbollah » e con il sistema sotterraneo di Hamas condivide finanziamenti iraniani e know-how nordcoreano. In Libano, i primi tunnel sono stati identificati dai soldati israeliani entrati via terra nella guerra del 2006, allora postazioni sotterranee per il lancio di missili o immagazzinamento di armi. Nel 2018, sei tunnel da assalto, che penetravano in territorio israeliano attraverso il confine, sono stati rivelati dall’esercito. Le ultime notizie parlano di una rete interregionale sotterranea, che collega tre aree lontane tra loro.

« Si tratta di tunnel strategici che Hezbollah usa per muoversi da un territorio all’altro, a chilometri di distanza », spiega a Repubblica Tal Beeri, capo ricercatore del Centro Studi Alma, specializzato sul fonte siriano-libanese. Secondo Beeri, la rete interconnette tre aree: Beirut (il quartier generale di Hezbollah), la Valle della Beqaa a nord-est del Paese, considerata la retroguardia della milizia sciita, e il sud del Paese, dove si trovano le prime due linee difensive. « Parliamo di una rete lunga centinaia di chilometri, che in diversi punti ospita intere sale di comando sotterranee, depositi di armi, cliniche da campo, lanciarazzi da cui è possibile sparare missili a medio-lunga gittata come i Fateh-110 iraniani ».

Gli esperti puntano alla similitudine tra le gallerie di Hezbollah e i tunnel offensivi scoperti negli anni ’70 dai sudcoreani, che penetravano dalla nemica a nord attraverso la zona demilitarizzata, scavati in aree rocciose come quelle del confine israelo-libanese. Nel 2014, un tribunale americano, nell’accogliere un ricorso di cittadini Usa residenti nel nord d’Israele, aveva indicato il coinvolgimento nordcoreano nell’assistere « Hezbollah a costruire un vasto sistema di infrastrutture militare, gallerie, bunker nel sud del Libano ». Secondo Beeri, la connessione sarebbe attraverso una società di Pyongyang, la Korea Mining Development Trading Corporation, che mantiene forti scambi commerciali con Teheran e in Libano opererebbe attraverso diverse società locali, tra cui l’Autorità iraniana per la ricostruzione del Libano, fino al 2013 guidata dall’ingegnere militare Hassan Shateri, membro delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, assassinato in Siria in un’operazione che potrebbe avere la firma d’Israele.

« Tutto questo accade sotto gli occhi dell’Unifil », dice Beeri. « Se Hezbollah oggi è più forte che nel 2006, dobbiamo interrogarci sul significato di questa missione ». In vista del rinnovo del mandato della forza di interposizione, l’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, aveva chiesto « una riforma delle regole di ingaggio, per garantire l’applicazione della Risoluzione 1701 che stabilisce che nessuna forza armata, oltre a Unifil e l’esercito libanese, sia presente nel sud del Libano ». Il 30 agosto, il Consiglio di Sicurezza aveva confermato la proroga del mandato senza modifiche sostanziali.

Di Sharon Nizza. (La Repubblica)