(Roma, 06 ottobre 2021). Intelligence e ritorsioni in una tensione che non si è mai allentata in un risiko che arriva fino all’Azerbaigian
Lo scontro a distanza tra Israele e Iran si è arricchito di un nuovo capitolo: il premier Naftali Bennett ha rivelato in Parlamento che agenti del Mossad hanno preso parte « a una coraggiosa missione per raccogliere informazioni su Ron Arad », il navigatore israeliano abbattuto nei cieli libanesi nel 1986 e da allora ufficialmente disperso.
Il leader ultra-nazionalista non ha fornito particolari sull’operazione ma secondo il quotidiano in lingua araba Rai al-Youm, gli 007 dello Stato ebraico il mese scorso hanno rapito un generale iraniano in Siria per cercare di ottenere informazioni proprio su Arad, ritenuto morto da oltre trent’anni.
L’uomo di Teheran sarebbe stato portato in un Paese africano e interrogato prima di essere liberato.
Il sequestro sarebbe legato alle recenti notizie provenienti da Cipro: lo Stato ebraico lunedì ha denunciato che è stato sventato un complotto iraniano volto a colpire uomini d’affari israeliani sull’isola; secondo il quotidiano arabo, il piano potrebbe essere una ritorsione della Repubblica islamica per l’operazione del Mossad.
Da anni, gli 007 israeliani lavorano per avere informazioni sulle sorti di Arad ma né la cattura di miliziani di Hezbollah né una ricompensa di 10 milioni di dollari sono mai riusciti a portare risultati. Sia l’intelligence che le forze armate ritengono che il navigatore sia morto nel 1988, due anni dopo la sua cattura.
Ma lo scontro tra Israele e Iran si sta consumando anche su un altro teatro: venerdì scorso le forze armate della Repubblica islamica hanno tenuto esercitazioni militari su larga scala vicino alla frontiera con l’Azerbaigian, Paese musulmano a stragrande maggioranza sciita ma alleato di Ankara, Washington e Tel Aviv.
Israele è tra i principali fornitori di armi al regime di Baku, in particolare droni, ampiamente utilizzati nella guerra dello scorso anno in Nagorno-Karabakh contro l’Armenia.
Secondo funzionari iraniani, Teheran con le esercitazioni ha voluto « mandare un messaggio » a Israele, lasciando intendere di essere pronta ad agire, se necessario, per difendere i suoi confini.
Lo stesso nome in codice delle operazioni – « i Conquistatori di Khaybar » – è un segnale: rimanda alla memoria la battaglia di Khaybar del 628 d.C. quando i musulmani, guidati da Maometto, presero il controllo dell’oasi a nord di Medina, abitata prevalentemente da ebrei, e imposero loro un tributo.
Avvertimenti nei confronti di « interferenze straniere » nella regione sono stati lanciati dall’ayatollah Ali Khamenei, che ha esortato i Paesi vicini a evitare il ricorso a forze militari estere.
« Non tolleriamo presenza e attività del regime sionista vicino ai nostri confini », ha ribadito da parte sua il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian.
Nei giorni scorsi il presidente azero, Ilham Aliyev, ha negato la presenza di militari israeliani vicino al confine durante le esercitazioni iraniane; tuttavia, di fronte all’aumentare delle tensioni, si è fatto ritrarre in posa accanto a un drone israeliano Harop.
Non hanno contribuito a rasserenare gli animi le misure adottate da Baku contro i camion iraniani che percorrono l’unica strada che collega l’Armenia alla Repubblica islamica, protettrice di Erevan.
Infine, l’ultimo ‘sgarbo’ nei confronti di Teheran martedì, all’indomani della rivelazione del complotto a Cipro: secondo media israeliani, le autorità azere hanno lanciato un’operazione contro esponenti filo-iraniani nel Paese caucasico, chiudendo uffici e una moschea legati alla Guida Suprema.
Di Cecilia Scaldaferri. (AGI)