(Roma, 31 agosto 2021). Dopo anni passati tra il carcere e la latitanza, è ricomparso Amin ul Haq. Storico braccio destro di Osama Bin Laden, il terrorista è stato accolto con tutti gli onori dai talebani
Nella giornata di lunedì da Londra è arrivato l’allarme circa la possibilità che l’Afghanistan dei talebani si trasformi in una base per il terrorismo. Le immagini delle scorse ore dal confine con il Pakistan non hanno lasciato spazio ai dubbi. In un video postato sui social e ripreso dalla Bbc, si nota l’ingresso in Afghanistan di Amin ul Haq. Si tratta di uno dei pochi afghani ai vertici di Al Qaeda, responsabile della sicurezza di Osama Bin Laden e suo braccio destro fino alla fine.
Nuovo allarme dall’Afghanistan: allerta terrorismo anche in Europa
L’arrivo nel Paese di Amin ul Haq non è avvenuto in sordina né di nascosto. Il suv bianco su cui era a bordo ha varcato il confine con tanto di telecamera che ha immortalato il momento. Alcuni suoi sostenitori si sono presentati nel posto di frontiera e lui dall’auto ha salutato chi è accorso fin lì. C’è addirittura, tra i presenti, chi gli ha baciato la mano e chi con il terrorista ha scattato un selfie. Amin ul Haq è apparso tranquillo e sorridente, con tanto di turbante bianco in testa. Il suo è sembrato l’atteggiamento di un combattente ritornato dall’esilio.
Chi è Amin ul Haq
La sua storia parla chiaro. Amin è il classico combattente antisovietico che da subito ha sposato, durante l’invasione dell’Urss degli anni ’80, la causa islamista. Il suo nome nella galassia jihadista ha acquisito un certo peso con l’arrivo di Osama Bin Laden in Afghanistan. Il fondatore di Al Qaeda, abbandonato il Sudan, ha trovato rifugio nel Paese asiatico e l’aiuto di Amin ul Haq si è rivelato negli anni fondamentale.
È stato lui a far orientare Bin Laden tra le caverne e le montagne afghane, così come a procurarsi i contatti e i riferimenti giusti per gestire la sua organizzazione terroristica. Secondo i servizi di intelligence, c’era proprio Amin ul Haq nell’area di Tora Bora ad aiutare Bin Laden nelle prime settimane di latitanza dopo l’intervento Usa del 2001.
Nel 2008 il braccio destro del fondatore di Al Qaeda è stato però intercettato e arrestato a Lahore, in Pakistan. Nonostante fosse uno dei principali terroristi ricercati, Amin è rimasto in carcere per soli tre anni. Nel 2011, anno della morte di Bin Laden, è stato scarcerato. Da allora non si è saputo più nulla. Probabilmente è rimasto in Pakistan e, in particolar modo, nelle zone tribali a cavallo con il confine afghano. Si tratta di luoghi dove diversi luogotenenti di Al Qaeda negli ultimi anni hanno operato quasi indisturbati.
Il pericolo per l’occidente
Adesso Amin ul Haq non è più latitante. Nell’ottica del contrasto al terrorismo non è affatto una buona notizia. In primo luogo per la figura stessa di Amin. Viene descritto come un soggetto profondamente ideologizzato, ma anche estremamente astuto e in grado di gestire contatti e pedine. Ha maturato inoltre molta esperienza sia al fianco di Bin Laden che nelle montagne tra Pakistan e Afghanistan.
C’è poi un altro aspetto, più generale. Nel video che mostra il rientro di Amin ul Haq è ben evidente il ruolo dei talebani nella vicenda. Ci sono uomini con turbante e kalashnikov nel momento dell’arrivo del terrorista, così come ci sono pick up con la bandiera bianca talebana a scortare il suv di Amin. Gli studenti coranici hanno aperto la strada all’ex braccio destro di Bin Laden e lo spettro di un Afghanistan come base per jihadisti non è così remoto.
Di Mauro Indelicato. (Il Giornale)