(Roma, 31 agosto 2021). Una salva di 6 razzi lanciata presumibilmente dai miliziani dello Stato Islamico del Khorasan (IS-K), che ha rivendicato attraverso Telegram l’azione, ha salutato ieri la fine delle operazioni statunitensi in Afghanistan e la conclusione, poche ore dopo, del ponte aereo avviato il 15 agosto all’aeroporto Hamid Karzai della capitale afghana dopo la caduta di Kabul in mano ai talebani.
Il sistema di difesa C-Ram statunitense avrebbe intercettato cinque razzi secondo quanto riferito da un funzionario americano alla CNN, precisando che non risultano vittime.
Le operazioni di evacuazione si sono quindi concluse nella notte, col favore delle tenebre, con un giorno di anticipo rispetto alla data fissata dal presidente Joe Biden, probabilmente per ridurre il rischio di nuovi attacchi.
Gli ultimi a imbarcarsi sull’ultimo aereo C-17 decollato ieri sera intorno alla mezzanotte (ora locale) da Kabul sono stati il generale Chris Donahue, comandante dell’82a divisione aviotrasportata e l’ambasciatore Ross Wilson (gli USA hanno trasferito a Doha, in Qatar, la sede diplomatica a Kabul).
Lo ha reso noto il generale Kenneth Frank McKenzie, alla testa del Central Command (CENTCOM), spiegando che una delle ultime cose che ha fatto il generale Donahue a Kabul è stata informare il comandante talebano con cui si era coordinato dell’ora della partenza degli ultimi militari.
Le forze statunitensi hanno abbandonato diverso materiale a Kabul mettendo fuori uso aerei, veicoli corazzati e il sistema di difesa di punto C-RAM impiegato fino a poche ore prima per intercettare i razzi lanciati dalle milizie dell’IS-K.
il generale McKenzie ha spiegato ai giornalisti che i militari hanno “smilitarizzato” 73 aerei ed elicotteri prima della fine del ponte aereo. “Quei dispositivi non voleranno di nuovo – ha detto – Non possono essere usati”. “La maggior parte erano già fuori uso comunque – ha aggiunto – Ma è certo che non voleranno più”. Resi inutilizzabili anche diversi i veicoli blindati per non lasciarli intatti ai talebani.
Fine missione
“Il ritiro di stasera significa sia la fine della componente militare dell’evacuazione, ma anche la fine della missione di quasi 20 anni iniziata in Afghanistan poco dopo l’11 settembre 2001. È una missione che ha portato Osama bin Laden a una fine giusta, insieme a molti dei suoi co-cospiratori di al Qaeda. Ma non è stata una missione a buon mercato. Il costo è stato di 2.461 militari e civili statunitensi uccisi e più di 20.000 feriti”, ha continuato McKenzie.
Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha annunciato che 6mila militari sono stati dispiegati all’aeroporto di Kabul per il ponte aereo: più di 123mila persone sono state evacuate da Kabul da luglio scorso ad oggi, tra i quali 5.400 cittadini americani anche se circa 250 loro connazionali non sono riusciti a lasciare l’Afghanistan.
Un funzionario del dipartimento di Stato ha detto che “c’è un piccolo numero di americani che rimane e stiamo cercando di determinare esattamente quanti. Stiamo chiamando e inviando messaggi di testo e WhatsApp ed e-mail alle nostre liste, nel tentativo di avere una cifra più concreta su quanti americani potrebbero essere rimasti”. Successivamente il segretario di Stato Anthony Blinken ha riferito di un numero compreso tra 100 e 200 cittadini americani rimasti in Afghanistan.
Il generale McKenzie aveva detto che nessun cittadino americano è riuscito a imbarcarsi sugli ultimi cinque voli partiti da Kabul, spiegando che non c’erano sfollati rimasti all’aeroporto quando sono decollati gli aerei.
Blinken il capo della diplomazia di Washington ha spiegato che gli Usa dialogheranno con i talebani ma non si affideranno a loro e “ogni passo sarà fatto non sulla base di quel che il governo talebano dice, ma di quel che fa”.
I talebani, inoltre, dovranno “guadagnarsi” il sostegno, iniziando con il rispetto di donne e minoranze e con la formazione di un governo “inclusivo”. Infine, ha sottolineato Blinken, “non dovranno verificarsi attacchi di rappresaglia”. Con il completamento del ritiro militare si apre “un nuovo capitolo dell’impegno degli Stati Uniti con l’Afghanistan”, che prevede la formazione di un nuovo team diplomatico a Doha, in Qatar.
I talebani all’aeroporto
Dopo il decollo i talebani hanno proclamato la “piena indipendenza” dell’Afghanistan con spari in aria e fuochi d’artificio. “Abbiamo fatto la storia”, ha detto un alto funzionario talebano all’Agenzia France Presse.
“La sconfitta degli americani è una lezione per gli altri invasori” ha detto il portavoce Zabihullah Mujahid che ha riferito di “forze speciali talebane” che hanno messo in sicurezza l’aeroporto: le prime immagini hanno mostrato combattenti talebani con uniformi, armi ed equipaggiamento completo di tipo statunitense entrare in un hangar dell’aeroporto contenente un elicottero e altro materiale abbandonato dalle truppe americane.
”Siamo in grado di garantire la sicurezza dell’aeroporto. Presto tutto tornerà alla normalità. Le forze americane hanno lasciato un gran caos all’aeroporto. Si tratta di una questione tecnica e ci vuole del tempo per risolverla. Sono in atto sforzi per riprendere i voli commerciali”, ha spiegato Mujahid.
Lo scalo aereo resta chiuso, le compagnie aeree commerciali non volano nell’aeroporto e non è chiaro chi si occuperà della sua gestione (i talebani hanno chiesto supporto alla Turchia).
La Federal Aviation Administration, l’autorità di aviazione nazionale statunitense, ha vietato alle compagnie aeree commerciali nazionali di volare “a qualsiasi altitudine” sul territorio afghano. La FAA ha spiegato che la decisione è dovuta “alla mancanza di servizi di traffico aereo e di un’autorità civile funzionale in Afghanistan e alle attuali preoccupazioni per la sicurezza”.
L’agenzia ha comunque sottolineato che “qualsiasi operatore aereo civile statunitense che voglia volare da/per o sopra l’Afghanistan deve ricevere l’autorizzazione preventiva dalla FAA”.
Biden sotto tiro
Alcuni esponenti repubblicani hanno aspramente criticato Joe Biden dopo aver atteso l’annuncio della partenza degli ultimi soldati americani dall’Afghanistan. Il presidente democratico “ha creato un disastro, ha deluso gli americani e i nostri interessi”, ha dichiarato il presidente repubblicano Ronna McDaniel in una nota. “Dimostra ciò che già sapevamo: Joe Biden non è in grado di servire come comandante in capo, e gli Stati Uniti e il mondo sono meno sicuri a causa sua”, ha aggiunto.
Il presidente ha abbandonato “gli americani alla mercè dei terroristi”, ha detto il leader repubblicano della Camera Kevin McCarthy. “Non possiamo condurre guerre infinite, ma la portata e le conseguenze del fallimento di Biden sono sbalorditive”, ha twittato il senatore della Florida Rick Scott.
Critiche destinate ad amplificarsi per il tracollo del governo e delle forze militari afghane che hanno imposto un ponte aereo realizzato in condizioni d’emergenza che la narrazione propagandistica Usa e NATO sta cercando di trasformare in una nuova epica Dunkerque del 21° secolo.
Il presidente Biden tornerà a parlare questa sera alla nazione (alle 19,30 in Italia) in un intervento che difficilmente riuscirà a placare le polemiche.
Il dilemma uzbeko
Gli USA dovranno ora valutare se evacuare anche i 565 militari afghani fuggiti con una cinquantina di aerei ed elicotteri dell’Aeronautica afghana in Uzbekistan, repubblica ex sovietica che ha chiuso il confine di Termez con l’Afghanistan.
Il ministero degli Esteri di Tashkent ha reso noto che i tentativi di attraversare il confine terrestre uzbeko-afgano, indipendentemente dalle loro ragioni, saranno “soppressi in conformità con la legislazione della Repubblica dell’Uzbekistan”. In precedenza le autorità uzbeke consentivano alle persone provenienti dall’Afghanistan di volare in Uzbekistan come punto di transito verso altri Paesi ma, ha affermato il ministero ripreso dall’Agenzia Nova, il Paese non accetta rifugiati dall’Afghanistan sul suo territorio.
L’Uzbekistan sembra quindi voler evitare problemi con i talebani che hanno chiesto la restituzione dei velivoli utilizzati dai militari fuggiti oltre confine.
Nella dichiarazione si sottolinea che il Paese è “fermamente impegnato a mantenere relazioni tradizionalmente amichevoli e di buon vicinato con l’Afghanistan e i principi di non ingerenza negli affari interni del Paese vicino”.
Di Redazione. (Analisi Difesa)