Il direttore della CIA incontra in segreto il leader dei talebani

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(Roma, 24 agosto 2021). Il gruppo si dice desideroso di porre fine all’occupazione del Paese da parte delle truppe straniere

Il direttore della Cia, William Burns, ha incontrato ieri in segreto a Kabul il capo dell’ufficio politico dei talebani, Abdul Ghani Baradar. Lo rivela oggi il quotidiano “Washington Post”, secondo cui si tratta del contatto al più alto livello avvenuto tra gli Stati Uniti e la leadership del movimento islamista afgana dopo la presa di Kabul da parte di quest’ultimo. L’incontro è avvenuto mentre è in corso l’operazione che il presidente statunitense Joe Biden ha definito “il ponte aereo più grande e più difficile della storia”. Secondo il “Washington Post”, Burns e Baradar avrebbero discusso proprio dell’evacuazione dei cittadini statunitensi e degli afgani che in questi anni hanno collaborato con le forze Usa e Nato, oltre che della scadenza ultima per il ritiro dei militari statunitensi, il 31 agosto. Proprio oggi il portavoce dei talebani, Mohammad Suhail Shaheen, ha dichiarato in un’intervista all’emittente cinese “Cgtn” che qualsiasi ritardo nel ritiro completo delle forze statunitensi dall’Afghanistan entro quella data sarà considerata “una chiara violazione” degli accordi.

Parole che giungono a poche ore dal summit straordinario del G7 sull’Afghanistan convocato dal Regno Unito. I talebani si dicono desiderosi di porre fine all’occupazione del Paese da parte delle truppe straniere per poter iniziare la ricostruzione. In caso di violazione degli accordi, Shaheen ha affermato che spetta alla leadership del movimento “decidere come procedere e cosa fare”, invitando gli Stati Uniti “a partecipare alla ricostruzione dell’Afghanistan, dal momento che sono stati coinvolti nella sua distruzione”. “L’occupazione deve finire”, ha ribadito il portavoce, rispondendo a una domanda sulla possibile estensione delle tempistiche del ritiro.

I talebani si dicono a favore della partecipazione degli Stati Uniti alla ricostruzione e agli investimenti nel Paese. “Se vogliono, possono partecipare alla ricostruzione dell’Afghanistan e possono cooperare con l’Afghanistan, con il popolo afgano in un nuovo capitolo, in una nuova fase”, ha affermato Shaheen. Per quanto riguarda le possibili sanzioni contro i talebani, un’ipotesi che potrebbe essere discussa nel G7 di oggi, Shaheen ha affermato che ulteriori sanzioni sarebbero una “decisione di parte”. “Sarebbe contro il popolo afgano. Il popolo afgano ha combattuto per 20 anni contro l’occupazione. È stata una rivolta popolare”, ha detto il portavoce. “Siamo entrati in una nuova fase: una fase di pace, di convivenza pacifica, di unità nazionale del popolo afghano. Quindi, c’è bisogno di molta cooperazione e di sostegno finanziario in questo momento critico”, ha aggiunto. Per quanto riguarda i negoziati sulla formazione di un nuovo governo, Shaheen ha affermato che “la questione chiave è che tutti i politici afgani e le personalità afgane facciano parte del futuro governo inclusivo”.

Secondo quanto riferito all’agenzia di stampa “Ria Novosti” da una fonte vicina ai talebani, l’Afghanistan sarà guidato da un consiglio di 12 membri che comprenderà rappresentanti del movimento talebano, nonché l’ex presidente Hamid Karzai, il ministro degli Esteri Hanif Atmar e il capo del Consiglio di accordo nazionale Abdullah Abdullah. È quanto riferito all’agenzia di stampa “Ria Novosti” da una fonte vicina ai talebani. “Sinora, il consiglio ha concordato le nomine di Abdul Ghani Baradar, Mullah Yakub, Khalil al-Rahman Haqqani, Abdullah Abdullah, Hamid Karzai, Hanif Atmar e Gulbeddin Hekmatyar” ha detto la fonte. Secondo quanto riferito, il consiglio non includerà il presidente Ashraf Ghani, che è fuggito dal Paese lo scorso 15 agosto. Sono in corso le trattative per nominare gli altri cinque consiglieri, ma è improbabile che il maresciallo Abdul-Rashid Dostum e Mohammad Nur facciano parte di questo organo di governo.

Redazione. (Nova News)