(Roma, 18 agosto 2021). Un forte incendio è divampato nei pressi di Quneitra, nel Sud- Ovest della Siria, a seguito di un attacco missilistico attribuito a Israele. Al momento, non sono state riportate vittime.
La notizia è stata diffusa da canali affiliati al presidente siriano, Bashar al-Assad, tra cui l’agenzia di stampa SANA, ed è stata confermata dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR). Quest’ultimo, in particolare, ha riferito che tre missili hanno colpito, nella sera del 17 agosto, le colline di Qurs al-Nafl, nelle vicinanze della municipalità di Huder, a sua volta situata nella periferia settentrionale di Quneitra. Tale area ospita postazioni appartenenti sia alle forze di Damasco sia a milizie iraniane ad esse affiliate. Attivisti del SOHR, centro di monitoraggio del conflitto siriano con sede a Londra, hanno riferito di aver udito forti esplosioni a causa di “bombardamenti israeliani” contro postazioni militari vicino Huder. Un’altra fonte dalle Alture del Golan ha dichiarato, al quotidiano al-Araby al-Jadeed, che sono stati due i siti ad essere stati colpiti il 17 agosto. Il primo appartiene al gruppo sciita Hezbollah, mentre il secondo si pensa fosse l’ufficio del comandante delle 90esima Brigata della Prima divisione siriana, il brigadiere generale Hussein Hamoush. La medesima fonte ha affermato di aver visto ambulanze recarsi presso il luogo dell’attacco poche ore dopo l’accaduto.
Era stato il SOHR a riferire di uno stato di mobilitazione tra le milizie filo-iraniane stanziate nel Nord-Est della Siria, e, nello specifico, presso Deir Ezzor, che avrebbe visto protagonisti anche membri affiliati al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. A detta dell’Osservatorio, nella regione sono stati visti giungere missili antiaereo e circa 20 veicoli carichi di mitragliatrici, presumibilmente in previsione di un attacco da parte di Israele o della coalizione internazionale. Ad al-Mayadin, nella medesima regione, è stato altresì installato un sistema di difesa aerea con missili terra-aria e un sistema radar per rilevare velivoli nello spazio aereo. Come precisato dal SOHR, è al-Mayadin ad ospitare la maggiore concentrazione di combattenti filoiraniani nell’Est della Siria, a tal punto da essere considerata una “colonia dell’Iran”.
È dal 2011 che Israele è considerato l’autore di attacchi aerei in Siria, volti a prendere di mira i suoi principali nemici nella regione mediorientale, Iran ed Hezbollah in primis. Negli ultimi mesi, le operazioni attribuite a Israele hanno mirato a colpire soprattutto le milizie filoiraniane, stanziate nella Siria orientale, meridionale e Nord-occidentale, oltre che nei sobborghi intorno a Damasco.
Uno degli ultimi attacchi in Siria attribuito a Israele risale al 22 luglio scorso, quando le forze di difesa aerea siriana hanno riferito di aver respinto un bombardamento condotto contro Homs, nella Siria orientale. Fonti militari hanno dichiarato che i missili di Israele, provenienti dal Nord-Est di Beirut, miravano a colpire la zona di al-Qusayr, nella periferia di Homs, mentre per il SOHR l’obiettivo dei raid israeliani era rappresentato dalla base aerea di Sahyrat, situata nel Sud-Est di Homs, e dalle postazioni militari del gruppo sciita Hezbollah, nei pressi dell’aeroporto militare di al-Dabaa e di al-Qusayr, nella periferia Ovest di Homs. Pochi giorni prima, il 19 luglio, altri raid sono stati lanciati contro la periferia Sud-Est di Aleppo, con l’obiettivo di colpire diverse postazioni nella regione di al-Safyrah, nella Siria Nord-occidentale. Oltre a danni materiali, il SOHR ha riferito che 5 combattenti, membri di milizie filoiraniane, sono stati uccisi.
Tra gli episodi più recenti riguardanti Quneitra vi è quello al 17 giugno, quando Israele, a detta dell’esercito siriano, ha preso di mira una postazione presumibilmente appartenente ad Hezbollah. Nella tarda serata dell’8 giugno, invece, almeno 11 persone hanno perso la vita a seguito di un attacco contro postazioni delle forze siriane e dei suoi alleati. In particolare, i raid hanno colpito i dintorni della capitale Damasco, le province di Homs, Hama e Latakia, oltre al villaggio di Khirbet al-Tin, alla periferia di Homs, e a un deposito di armi appartenente ad Hezbollah.
Tra gli attentati più violenti del 2021 vi è quello del 13 gennaio, quando le forze aeree israeliane sono state accusate di aver perpetrato 18 raid aerei contro Deir Ezzor e al-Bukamal, nell’Est della Siria. In tale occasione, sono state provocate circa 57 vittime, tra cui almeno 10 tra le fila dell’esercito di Damasco, mentre gli altri individui deceduti appartenevano ai gruppi armati legati all’Iran, ad Hezbollah e alla Brigata Fatemiyoun, una milizia sciita afgana formata nel 2014 per combattere in Siria.
Oltre all’Iran, nel mirino israeliano vi sono altresì i gruppi palestinesi e l’organizzazione paramilitare libanese Hezbollah, considerati un pericolo per l’integrità dei propri confini territoriali. A detta di Israele, Teheran starebbe provando a intensificare la propria presenza in Siria, creando una base permanente, sebbene le operazioni israeliane abbiano contribuito a limitare l’influenza del nemico iraniano. Inoltre, fonti di intelligence regionali hanno dichiarato che i gruppi armati filoiraniani, tra cui le Quds Force, hanno rafforzato la propria presenza nei dintorni di Sayeda Zainab, nel Sud di Damasco, dove si pensa siano state create diverse basi sotterranee. Funzionari militari siriani e dell’intelligence occidentale hanno poi affermato che in cima alla lista dei target di Israele vi sono le infrastrutture che potrebbero consentire all’Iran di produrre missili a guida di precisione sul territorio siriano, erodendo il vantaggio militare regionale di Israele.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)