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Visita del direttore della CIA in Israele

(Roma, 10 agosto 2021). Il direttore della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti, William Burns, è atteso in Israele, il 10 agosto, per possibili discussioni sull’Iran, mentre le crescenti tensioni mettono a rischio i colloqui sul ripristino dell’accordo sul nucleare.
Un portavoce del primo ministro, Naftali Bennett, non ha fornito dettagli sull’agenda dei colloqui del capo della CIA in Israele. I media arabi sostengono che saranno discussi il programma nucleare iraniano e le attività di Teheran nella regione, sia con Bennett che con il suo omologo israeliano, David Barnea. Inoltre, sarebbe previsto un incontro a Ramallah, in Cisgiordania, per colloqui con il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, e il capo dell’intelligence, Majed Faraj.
Nel suo passato come diplomatico, Burns ha svolto un ruolo chiave nel riavvicinamento degli Stati Uniti all’Iran, che ha portato a un accordo nucleare del 2015 tra l’Iran e le principali potenze mondiali. Tuttavia, l’8 maggio del 2018, l’allora presidente degli USA, Donald Trump, si è ritirato unilateralmente dall’intesa, reintroducendo le sanzioni contro Teheran e causando un aumento della tensione tra le varie potenze. Con l’insediamento di Joe Biden, a partire dal 20 gennaio di quest’anno, sono stati avviati tentativi di rinegoziare l’accordo, con i cosiddetti colloqui di Vienna, sospesi a partire dal 17 luglio, in attesa dell’insediamento del nuovo governo iraniano.
La visita del direttore della CIA in Israele arriva anche nel mezzo di quella che gli analisti hanno definito una “guerra ombra”, caratterizzata da una serie di attacchi navali che non vengono rivendicati. Israele ha accusato le Guardie della Rivoluzione Islamica iraniane (IRGC) di essere responsabili dell’attacco condotto il 29 luglio contro la petroliera Mercer Street. Tale imbarcazione, della compagnia Zodiac Maritime, gestita da un miliardario israeliano, è stata attaccata mentre si trovava nel Mar Arabico, al largo della costa dell’Oman. Due membri dell’equipaggio, uno di nazionalità britannica, l’altro rumena, sono morti, mentre il resto del team è stato tratto in salvo.
Sin da subito, Israele ha puntato il dito contro Teheran, affermando che l’attacco del 29 luglio è stato perpetrato dall’Iran per mezzo di droni. Poi, mercoledì 4 agosto, rivolgendosi agli ambasciatori del Consiglio di Sicurezza, il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha fatto il nome di Saeed Arjani, responsabile dell’unità droni dell’IRGC, il quale avrebbe fornito addestramento ed equipaggiamento per condurre “attacchi terroristici” nella regione.
Gantz ha affermato di aver riferito, nel corso di un briefing con ambasciatori del Consiglio di Sicurezza, che Israele si sta muovendo attraverso canali politici e di sicurezza per esortare la comunità internazionale ad agire contro l’Iran, considerato una minaccia a livello sia regionale sia globale. Teheran, a detta del ministro israeliano, potrebbe essere in grado di fabbricare una bomba nucleare entro 10 settimane.

Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)

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