(Roma, 03 agosto 2021). La guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha ufficialmente approvato la nomina di Ebrahim Raisi come nuovo presidente, in una cerimonia svoltasi nella mattina di martedì 3 agosto. Raisi, definito, un “ultraconservatore”, è stato eletto capo di Stato con circa il 62% dei voti, alle elezioni del 18 giugno scorso.
La cerimonia di investitura, trasmessa in diretta tv, si è svolta nel centro di Teheran e ha visto la partecipazione dei principali leader politici e militari del Paese, oltre che del presidente uscente, Hassan Rouhani. “Seguendo la scelta del popolo, incarico il saggio, infaticabile, esperto e popolare Hojatoleslam Ebrahim Raisi come presidente della Repubblica islamica dell’Iran”, ha scritto Khamenei in un decreto letto dal suo capo di gabinetto. La guida suprema ha poi cercato di minimizzare la bassa affluenza alle urne registrata il mese scorso, mettendo in luce come in Iran vi sia stato un trasferimento di potere pacifico e di successo, e che la percentuale di elettori recatisi a votare è da considerarsi comunque soddisfacente, date le condizioni attuali e la perdurante crisi da Coronavirus.
Il capo di Stato neoeletto, il quale si prevede presterà giuramento il 5 agosto davanti all’Assemblea consultiva, si appresta a guidare l’Iran per i prossimi quattro anni. Nel discorso del 3 agosto, egli ha criticato le condizioni in cui versa il Paese, i cui problemi sarebbero stati provocati sia dalle ostilità di Stati nemici sia da questioni interne, che hanno minato la fiducia della popolazione nel sistema. Alla luce di ciò, Raisi ha promesso un piano urgente a breve termine, con l’obiettivo di risolvere le più gravi problematiche di Teheran, comprese quelle relative a bilancio, investimenti, inflazione, diffusione del Coronavirus e carenza di acqua ed elettricità.
Raisi, precedentemente a capo della Magistratura, succederà Rouhani in un momento in cui l’Iran è tuttora coinvolto in una serie di questioni a livello internazionale, prime fra tutte il dossier sul nucleare. A tal proposito, tra le mosse più attese vi è la ripresa dei colloqui di Vienna, intrapresi il 6 aprile scorso e interrotti il 17 luglio dopo sei sessioni, in quanto in attesa della “nuova amministrazione” in Iran. L’obiettivo di tali negoziati è rilanciare l’accordo firmato il 14 luglio del 2015, noto come Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA). Il patto alleggeriva le sanzioni internazionali su Teheran in cambio della limitazione del suo programma nucleare, ma, l’8 maggio del 2018, l’ex presidente degli USA, Donald Trump, ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall’intesa e di reintrodurre le sanzioni contro l’Iran. Il successore di Trump, Joe Biden, si è detto disponibile a riconsiderare l’accordo e ha accettato l’avvio di negoziati indiretti con la controparte iraniana.
Parallelamente, l’Iran sta affrontando le accuse rivolte da Israele, USA e Regno Unito per il suo coinvolgimento nell’attacco che, il 29 luglio, ha colpito una petroliera battente bandiera israeliana, provocando 2 morti. Mentre Washington ha affermato che si sta “coordinando con i Paesi della regione e oltre per organizzare una risposta imminente e appropriata”, Teheran ha negato le accuse, avvertendo che avrebbe risposto a qualsiasi “avventurismo” da parte occidentale.
Sin dalla sua candidatura, presentata il 15 maggio, Raisi aveva rappresentato il candidato favorito, grazie anche all’appoggio dell’Ayatollah Ali Khamenei. Tuttavia, il presidente neoeletto è noto per il suo coinvolgimento nella repressione delle proteste del Movimento Verde, avvenute a seguito delle elezioni presidenziali iraniane del 12 giugno 2009. In tale quadro, egli è stato sanzionato dagli Stati Uniti nel 2019 per violazione dei diritti umani, tra cui esecuzione di minori e torture di prigionieri. Alla luce di ciò, anche il segretario generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha riferito che la vittoria di Raisi mostra come “l’impunità regni sovrana in Iran”. “Continuiamo a chiedere che Ebrahim Raisi sia indagato per il suo coinvolgimento in azioni criminali passate e presenti” ha affermato Callamard in concomitanza con le elezioni di giugno.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)