(Roma, 31 luglio 2021). “Oggi è impellente lavorare congiuntamente per neutralizzare le minacce provenienti dal territorio del vicino Afghanistan. Il ritiro precipitoso delle truppe straniere da lì ha provocato un rapido degrado della situazione, un aumento e un’impennata dell’attività terroristica. Questa situazione richiede l’adozione di misure appropriate. Tale lavoro è già in corso”. Così si è espresso mercoledì in una dichiarazione alla Tass il ministro della Difesa della Federazione Russa Sergei Shoigu annunciando una serie di future esercitazioni militari con il Tagikistan e l’Uzbekistan.
“In generale, se parliamo della nostra cooperazione, si sta sviluppando con successo. Stiamo conducendo un ampio complesso di manovre con il Tagikistan, associate alle minacce che sorgono. Più in là prevediamo esercitazioni con i nostri colleghi uzbeki, quindi triple – Russia, Uzbekistan , Tagikistan. Si spera che le terremo nei tempi previsti e con l’effetto previsto” ha aggiunto ancora Shoigu.
Shoigu ha osservato che “sorgono molti tipi diversi di rischi e minacce alla sicurezza” ma “tuttavia, dobbiamo, sia all’interno della Csto (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva n.d.r.) sia all’interno dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, non solo discutere questioni, ma anche prendere decisioni e misure appropriate per garantire la sicurezza dei confini e dei territori dei paesi del Trattato”, ha affermato il ministro, rilevando che sono in corso di valutazione provvedimenti per garantire la sicurezza del confine tagiko-afghano.
Shoigu ha inoltre precisato che l’incontro con il ministro della Difesa del Tagikistan offre l’occasione per discutere di questioni di sicurezza nella regione dell’Asia Centrale. “Questo è qualcosa che oggi non solo preoccupa noi e che riguarda non solo le nostre relazioni bilaterali, ma anche le relazioni di tutti gli Stati di confine. Abbiamo qualcosa di cui discutere in termini di cooperazione tecnico-militare” ha concluso il ministro.
Per cercare quindi di prevenire le possibili future minacce di tipo terroristico – date quasi per certe dal Cremlino – derivanti dal ritiro degli Usa e della Nato dall’Afghanistan, il Cremlino rinsalda i suoi legami coi Paesi del suo “estero vicino” (near abroad). Non solo esercitazioni militari congiunte, che da quanto affermato si terranno in Tagikistan, ma anche maggiore cooperazione militare: sono state infatti organizzate ulteriori consegne gratuite di armi e attrezzature russe per equipaggiare l’esercito tagiko e Mosca, parallelamente, ne continua l’attività di formazione per metterlo in grado di svolgere attività di contrasto al terrorismo. Il ministro Shoigu ha infatti precisato che operatori tagiki vengono formati sia nelle università militari sia presso la 201esima base militare russa in Tagikistan per stabilire i piani atti a respingere congiuntamente la possibile penetrazione di militanti appartenenti al fondamentalismo islamico.
Per quanto riguarda le esercitazioni congiunte, Shoigu ha affermato durante una riunione ministeriale tenutasi a Dushanbe, che i militari di Russia, Tagikistan e Uzbekistan, durante le esercitazioni che si terranno in Asia Centrale la prossima settimana, elaboreranno piani per distruggere le formazioni di banditi, condurre ricognizioni aeree e proteggere i siti sensibili.
Sempre in quest’ottica a settembre, presso il campo di addestramento di Donguzsky nella regione di Orenburg, è prevista l’apertura di un comando militare antiterrorismo congiunto.
Esercitazioni simili, ma con la partecipazione di soldati dei Paesi del Csto, si terranno in autunno in Kirghizistan e Tagikistan, mentre in futuro, per rispondere congiuntamente alle possibili minacce terroristiche, la Russia si propone di coinvolgere contingenti militari delle forze collettive di reazione rapida (Crrf) dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva insieme a unità di altri Paesi amici.
In precedenza, il servizio stampa del distretto militare centrale ha riferito che oltre 1500 soldati di Russia, Tagikistan e Uzbekistan prenderanno parte alle esercitazioni presso il campo di addestramento di Harb-Maidon, a 20 chilometri dall’Afghanistan, che si terranno da 5 al 10 agosto.
Il Cremlino teme quindi che l’ondata talebana che sta sopraffacendo inesorabilmente le forze nazionali di sicurezza afghane (Ansf), possa seriamente minacciare la stabilità della sua sfera di influenza, quel “estero vicino” rappresentato da quei Paesi un tempo sotto la dominazione sovietica che hanno sempre svolto un ruolo cruciale nella sicurezza interna della Russia. In questo caso l’attenzione viene rivolta quindi verso le repubbliche dell’Asia Centrale ex sovietica, sia per questioni geografiche di vicinanza all’Afghanistan, sia perché si teme che l’estremismo islamico possa attecchire nell’humus culturale locale.
Del resto l’esperienza in Cecenia è ancora ben viva nella mente dei russi, e questa volta il Cremlino non si vuole farsi trovare impreparato e dover combattere una guerra sanguinosa e lunga come è stata quella cecena.
Csto e Organizzazione per la Cooperazione di Shangai sono strumenti giuridici che permettono a Mosca di avere una certa forma di controllo del suo vicinato, sebbene non si tratti di alleanze altamente altamente vincolanti e “ferree” come fu il Patto di Varsavia o il Comecon: fondamentalmente si tratta di organizzazioni per la cooperazione nell’ambito della sicurezza (principalmente per la lotta ai separatismi) miranti al benessere economico e alla stabilità degli Stati che ne fanno parte.
Un Afghanistan tornato sotto il tallone talebano potrebbe quindi minare questa stabilità aprendo un nuovo fronte, oltre quello europeo, per la Russia spingendola ulteriormente nelle braccia della Cina: il 28 luglio, il consigliere di Stato cinese e ministro della Difesa Wei Fenghe ha avuto colloqui con Shoigu proprio a Dushanbe, dove, tra le altre cose, sono stati discussi i termini per la continuazione del rafforzamento della cooperazione strategica a tutto tondo nelle relazioni sino-russe. Wei ha sottolineato che nell’affrontare le mutevoli situazioni in Afghanistan e in Asia Centrale, e nella lotta congiunta contro il terrorismo, le due parti dovrebbero raggiungere un comune indirizzo, rafforzare la cooperazione e coordinare le azioni, salvaguardando risolutamente gli interessi fondamentali di Cina e Russia.
Paolo Mauri. (Inside Over)