(Roma, 26 luglio 2021). Poco meno di due anni dopo aver assunto la guida della presidenza della Tunisia, Kais Saied, politico e giurista, ha compiuto un ennesimo passo per limitare il potere dell’esecutivo tunisino. Il presidente, dopo aver licenziato ieri sera il premier Hichem Mechichi e aver sospeso per 30 giorni le attività dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (il parlamento monocamerale tunisino) , ha emesso un’ordinanza presidenziale nella quale ha annunciato il sollevamento dall’incarico del ministro dell’Interno (carica occupata ad interim dallo stesso Mechichi), del ministro della Difesa, Ibrahim Bartaji, e anche di Hasna ben Slimane, portavoce del governo, sottosegretaria del primo ministro incaricata del Servizio pubblico e ministra della Giustizia ad interim. È stato inoltre deciso, in virtù della stessa ordinanza, che i segretari generali o gli incaricati degli affari amministrativi e finanziari nella presidenza del governo e dei ministeri sopranominati avranno l’incarico di amministrare i dipartimenti in questione, fino alla nomina di un nuovo capo di governo o di nuovi membri.
Nei mesi scorsi Saied si è opposto alla nomina di alcuni ministri i cui nomi sono emersi dal rimpasto di governo attuato dal primo ministro Mechichi, bloccando di fatto parte dell’attività dell’esecutivo. Il casus belli si è compiuto la scorsa settimana, quando è stato sollevato dall’incarico il ministro della Salute, Faouzi Mehdi. Il capo dello Stato ha deciso di estromettere Mehdi per la cattiva gestione della crisi sanitaria, dovuta alla diffusione fuori controllo del coronavirus, e per la disorganizzata gestione degli open day vaccinali. Mese dopo mese i ministeri ad interim sono diventati nove, impantanando l’intera attività dell’esecutivo. Domenica sera si è compiuto forse l’ultimo atto della deriva accentratrice di Saied, che dovrebbe nominare Tawfik Charfeddine, ex ministro dell’Interno, per guidare l’esecutivo. Vale la pena ricordare, tuttavia, che sarà Saied ad assumere la presidenza dell’esecutivo con l’assistenza di un nuovo primo ministro.
Con le sue decisioni il presidente tunisino Saied si sta auto-isolando, come dimostrato dalla forte opposizione espressa in questi giorni dai partiti politici, dichiara ad “Agenzia Nova” l’analista politico tunisino Zied Mezghanni, commentando la decisione presa da Saied di congelare per un mese i lavori e i poteri dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp, il parlamento monocamerale tunisino) e di sollevare dall’incarico il premier Mechichi, attuando quello che diversi leader politici hanno definito un “colpo di Stato”. Secondo Mezghanni, che ha lavorato come produttore di programmi televisivi di politica dopo la rivoluzione del 2011, sarà fondamentale in questa fase delicata la posizione del potente sindacato dell’Unione generale tunisina del lavoro (Ugtt). “La posizione del presidente si dirige lentamente verso un isolamento in quanto la maggioranza dei partiti politici ha espresso nei suoi comunicati il rifiuto di tali decisioni definite una minaccia alla democrazia e alla libertà“, sottolinea Mezghanni. In merito agli scontri tra i sostenitori di Saied e i manifestanti contrari invece alle misure prese dal presidente, il giornalista sottolinea che il peggiore scenario per il Paese è rappresentato dallo scontro all’interno della società civile.
Il giornalista tunisino Zied Mezghanni non esclude che la presidenza possa annunciare misure ancora più repressive, come eventuali arresti di leader politici e restrizione della libertà di stampa. L’esperto osserva che al momento Saied sta affrontando la situazione facendo da un lato affidamento sui propri sostenitori, scesi in piazza per manifestare a favore delle misure prese sull’onda della lotta alla corruzione del sistema politico, e dall’altro sull’integrità e la capacità delle forze di sicurezza di evitare scontri tra fazioni che potrebbero far precipitare il Paese nel caos. Intanto, le forze di sicurezza tunisine hanno assaltato oggi l’ufficio locale dell’emittente televisiva qatariota “Al Jazeera”, costringendo tutti i giornalisti a lasciare la sede. Le forze di sicurezza hanno inoltre impedito ai dipendenti della presidenza del governo di entrare e mettersi al lavoro presso il Palazzo del governo, nella Kasbah, mentre la sede dell’esecutivo è stata circondata da mezzi militari.
La presidenza della Repubblica tunisina ha spiegato che ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione, Saied ha preso delle decisioni al fine di preservare l’integrità del Paese, la sicurezza e l’indipendenza del Paese e per garantire il normale funzionamento dello Stato. In particolare, Saied ha deciso di sollevare dall’incarico il primo ministro Mechichi, congelare i lavori e i poteri della Camera dei rappresentanti per un periodo di 30 giorni. Inoltre, ha stabilito la revoca dell’immunità parlamentare per tutti i membri del parlamento. Pertanto, il presidente assume l’autorità esecutiva per assistere un governo guidato da un primo ministro che sarà nominato dallo stesso Saied.
L’interpretazione della Costituzione del presidente della Tunisia, Kais Saied, è sbagliata e contraddice la verità, ha dichiarato il capo del movimento islamico Ennahda e presidente del parlamento, Rachid Ghannouchi. “Il capo dello Stato mi ha consultato in merito alle misure presenti nella Costituzione, data la situazione eccezionale che il Paese sta attraversando in uno stato d’emergenza, ma quello che è successo non è normale e rappresenta un colpo di stato contro la Costituzione”, ha detto il presidente del parlamento. Ghannouchi ha aggiunto: “Queste procedure non hanno nessun valore e la Costituzione prevede che il parlamento rimanga in sessione permanente e che il governo non venga sciolto”. Il presidente del parlamento ha invitato il capo dello Stato ad annullare le decisioni che porteranno “all’oscurità e al dominio di potere” e ha invitato il popolo tunisino a condurre una lotta pacifica per ripristinare la democrazia. Intanto, questa mattina l’esercito tunisino ha impedito a Ghannouchi di entrare in parlamento.
L’ufficio dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo riunito questa mattina in presenza davanti alla sua sede al Bardo e a distanza, in una sessione presieduta dal presidente Ghannouchi, ha affermato all’unanimità il rifiuto assoluto e la ferma condanna alle decisioni del presidente Kais Saied, ritenendo che esse rappresentino “una grave violazione della Costituzione, una grave deviazione della giurisprudenza nell’attivare l’articolo 80 della stessa, e un tentativo di diffamazione affermando falsamente di aver ottenuto l’approvazione del presidente dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo per decidere tali misure“. L’Ufficio di presidenza del parlamento tunisino ha inoltre invitato l’esercito nazionale e le forze di sicurezza a “schierarsi con il popolo tunisino e rispettare il loro giuramento di proteggere la Costituzione e la supremazia del diritto, preservare il prestigio dello Stato e delle sue istituzioni costituzionali e amministrative, oltre a garantire il diritto del lavoro e il normale funzionamento delle istituzioni statali, e non sottostare a ordini estranei allo spirito della Costituzione e dello stato di diritto”. L’Ufficio ha affermato anche che “l’Assemblea dei rappresentanti del popolo, con tutte le sue strutture, rimane in seduta permanente visto le particolari circostanze che sta attraversando il Paese”.
Diverse sono per il momento le reazioni internazionali. Il ministero degli Esteri della Germania ha espresso “preoccupazione” per gli ultimi sviluppi in Tunisia: “è importante ritornare rapidamente all’ordine costituzionale”, si legge in un tweet della diplomazia di Berlino. “I diritti di libertà devono essere rispettati e la capacità di lavoro del parlamento dev’essere ripristinata”, aggiunge il dicastero. Ha espresso preoccupazione anche la Turchia tramite un comunicato del ministero degli Esteri, secondo cui “il mantenimento delle conquiste democratiche della Tunisia (…) è di grande importanza per la regione e per il Paese”. “Ci auguriamo che la legittimità democratica venga ripristinata quanto prima nel quadro delle disposizioni della Costituzione tunisina”, prosegue la nota. Il popolo tunisino, “che ha superato con successo molte tappe sulla via della democrazia, supererà anche questa sfida”, aggiunge il comunicato, che conclude: “La Turchia continuerà a a sostenere la Tunisia (…) e il fraterno popolo tunisino”. Mentre il Qatar ha fatto appello a “evitare un’escalation e procedere verso il dialogo”, anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha auspicato che “nulla minacci la stabilità e sicurezza del popolo di quel Paese”.
Redazione. (Nova News)