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Libia: niente visti per Irini, rimandata la visita del contrammiraglio Fabio Agostini

(Roma, 12 luglio 2021). Il contrammiraglio Fabio Agostini, comandante della missione aeronavale EuNavFor Med – Irini, è stato costretto a rimandare una visita in Libia perché le autorità di Tripoli non hanno ancora fornito il visto d’ingresso a sei membri della delegazione europea. L’indiscrezione, pubblicata dal quotidiano egiziano “Shorouk”, è stata confermata oggi ad “Agenzia Nova” da tre diverse fonti diplomatiche a Tunisi, Tripoli e Roma. L’operation commander della missione Ue, incaricata di monitorare l’embargo Onu sulle armi in vigore in Libia, avrebbe dovuto recarsi nella capitale, Tripoli, dopo la fine del Ramadan a metà maggio, ma ad oggi la missione non è ancora avvenuta. “Abbiamo dovuto cancellare una visita”, ammette a “Nova” una fonte europea a Tunisi. “In assenza di un ministro della Difesa e con il clima difficile pre-elettorale che si respira nel Paese, i libici non riescono a coordinarsi”, aggiunge un’altra fonte a Tripoli contatta da “Nova”. “Purtroppo è vero, non è stato ancora fornito il visto d’ingresso”, spiega la terza fonte a Roma.

Per meglio comprendere le motivazioni di questo ritardo, è opportuno spiegare il contesto libico in cui dovrebbe avvenire la missione dell’Ue. Vale la pena ricordare, infatti, che la carica di ministro della Difesa è stata avocata a sé dal premier del governo di unità nazionale, Abdulhamid Dabaiba, per evitare di acuire le divisioni tra l’est e l’ovest del Paese nordafricano. Il capo del governo sta ora subendo crescenti pressioni da parte del Consiglio di presidenza e della Camera dei rappresentanti di Tobruk per nominare un ministro. La soluzione di compromesso pensata da Dabaiba, che prevede la nomina di due sottosegretari scelti dal Comitato militare libico misto 5+5, non sembra sufficiente per appianare le divergenze. Come se non bastasse, la situazione di sicurezza in alcune località costiere della Tripolitania, da dove si imbarcano i migranti diretti in Europa, appare precaria, come testimoniato dai recenti scontri armati nelle città di Zawiya e Ajaylat. La recrudescenza delle violenze segnala una crescente competizione dai gruppi di potere della Libia occidentale in vista delle elezioni che dovrebbero auspicabilmente tenersi il 24 dicembre di quest’anno, nella simbolica giornata del 70esimo anniversario dell’indipendenza della Libia.

Al di là delle oggettive difficoltà delle autorità libiche, dietro la mancata missione di Irini potrebbe esserci lo zampino della Turchia. La missione europea, infatti, è ancora in attesa di riprendere l’addestramento dei guardacoste libici, mentre Ankara è direttamente coinvolta nella formazione delle Forze armate libiche, incluse la Guardia costiera e la Marina libica. I numeri, tra l’altro, dicono che da quando la Turchia ha iniziato ad addestrare i libici, la pressione migratoria verso l’Europa è aumentata, con 21.497 nei primi sei mesi dell’anno in corso (di cui almeno 12 mila in arrivo dalla Libia), a fronte di 34.154 arrivi via mare in tutto il 2020, di 11.471 ingressi nel 2019 e di 23.370 arrivi del 2018. Non siamo ancora ai livelli del 2014-2017, ma l’aumento rispetto all’anno scorso è evidente. Non solo. Le ispezioni di Irini dei cargo in mare sospettati di trasportare armi, oltre ai report dell’operazione europea che segnala alle Nazioni Unite tutti i sospetti ingressi di mercenari e armi anche via aerea, non possono che essere sgraditi alla Turchia. La posizione di Ankara, del resto, è che la propria presenza in Libia sia legittimata da una richiesta del precedente Governo di accordo nazionale (Gna), riconosciuto dalle Nazioni Unite. E’ per questo motivo, tra l’altro, che la Turchia ha fatto aggiungere una postilla a margine delle conclusioni della Conferenza di Berlino 2, recentemente tenuta in Germania, per dissentire sulla richiesta di immediato “ritiro delle forze e dei mercenari stranieri dalla Libia”. Mercenari e forze che, ad oggi, restano ancora in Libia.

(Redazione. (Nova News)

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