Medio Oriente: l’Iran usa le milizie in Iraq e Siria per pressare gli USA

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(Roma, 09 luglio 2021). L’Iran usa le milizie in Iraq e Siria per pressare gli Usa. Escalation di attacchi contro obiettivi militari americani nei due paesi

Escalation di attacchi contro le forze USA in Iraq: il colpevole sono le milizie sciite, che hanno avuto il via libera dall’Iran di aumentare il pressing sui soldati americani. Ciò si è tradotto in una serie di attacchi, culminati in tre aggressioni con razzi e droni, avvenuti nelle scorse 48 ore. Il bilancio è stato di due militari feriti lievemente presso la base aerea di Ain Al-Asad, la più grossa nel paese mediorientale, che ospita sia i caccia sia i velivoli a pilotaggio remoto di Inherent Resolve impiegati nel contrasto ai jihadisti ex-ISIS. La stessa ambasciata statunitense a Baghdad è stata presa di mira dai missili dei guerriglieri. Il sistema di difesa interno ne ha intercettato uno, mentre l’altro è caduto subito fuori dal perimetro. L’offensiva in Iraq, peraltro, segue di poco l’aggressione contro la base internazionale di al-Omar a Deir Ezzor in Siria e quella contro l’aeroporto di Erbil in Kurdistan.

Teheran, però, non può alzare troppo il tiro per non ottenere l’effetto contrario nei negoziati sul nucleare con gli Stati Uniti e i guerriglieri temono gli air strikes di Inherent Resolve

L’escalation di attacchi delle milizie paramilitari sciite contro i militari statunitensi in Iraq e Siria ha un obiettivo preciso: aumentare il pressing su Washington affinché allenti le sue posizioni nell’ambito del negoziato sul nucleare con Teheran. Le aggressioni, però, non possono superare un certo limite. Gli Usa, infatti, hanno un’arma molto temuta dai guerriglieri: i caccia e i droni, contro cui i gruppi pro-Teheran hanno scarse difese. Una retaliation di air strike è prevista e attesa, ma si teme che questa possa essere troppo intensa o estesa. Inoltre, la Repubblica islamica non vuole correre rischi di ottenere l’effetto contrario nei negoziati, e cioè un ulteriore inasprimento della posizione americana.

Francesco Bussoletti. (Difesa & Sicurezza)