(Roma, 05 luglio 2021). Blitz delle forze dell’ordine all’alba. L’operazione, denominata « Il Libanese », ha rivelato la presenza di una rete di finanziamenti a beneficio dei terroristi dell’Isis. I soldi sono stati inviati verso Paesi di tutto il mondo tra il 2015 e il 2020
Quattro persone sono state arrestate ad Andria con l’accusa di finanziamento del terrorismo internazionale. L’operazione, denominata “Il libanese”, ha visto coinvolti 50 militari del comando provinciale.
I quattro arrestati avrebbero inviato, mediante un centro money transfer di Andria, oltre 1 milione di euro per finanziare jihadisti appartenenti e affiliati all’autoproclamatosi Stato islamico (Isis). Le operazioni di invio del denaro, documentate verso 49 Paesi, sono state più di mille. Sono avvenute nel periodo 2015-2020. 42 i beneficiari, “collettori stranieri” residenti in Stati “a rischio terrorismo”, dicono gli inquirenti.
L’azione è scattata all’alba, al termine di un’articolata attività investigativa e in seguito a un’ordinanza del gip per la custodia cautelare in carcere dei quattro soggetti. L’operazione rientra nell’ambito della lotta al finanziamento del terrorismo internazionale, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari con il supporto del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico) di Roma.
L’inchiesta “Il libanese” è partita dopo una segnalazione dell’autorità giudiziaria francese, trasmessa a Bari in cooperazione con Eurojust. Il 10 gennaio 2017 erano stati accertati, infatti, due trasferimenti da 950 euro ciascuno fatti a tre minuti di distanza uno dall’altro da un’agenzia money transfer di Andria. Il destinatario era un cittadino libanese, “considerato un collettore di denaro a disposizione dei cosiddetti foreign terrorist fighters”, affermano gli inquirenti.
Successive indagini hanno documentato, anche attraverso intercettazioni telefoniche, ulteriori trasferimenti di soldi dalla stessa sede del nord barese, ritenuta base operativa del gruppo criminale, verso Serbia, Turchia, Germania, Emirati Arabi, Albania, Russia, Ungheria, Giordania e Thailandia. Le transazioni sono risultate avere quasi tutte le stesse caratteristiche: importi frazionati aventi gli stessi beneficiari e le stesse date, le stesse agenzie di money transfer, il ricorso di prestanomi. L’obiettivo secondo l’accusa sarebbe stato quello di aggirare la normativa antiriciclaggio ed evitare così il rischio di segnalazione di operazioni sospette all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia.
I quattro avrebbero inviato dei soldi a due russi pochi giorni prima dell’attentato in Daghestan, avvenuto il 18 febbraio del 2018. Le transazioni ritenute anomale sono avvenute il 30 gennaio 2018 e sono riferibili a cinque nominativi, per un totale di 4.890 euro. Su queste operazioni sono in corso approfondimenti. Si continua a cercare anche il finanziatore dietro i quattro arrestati, tutti senza un’attività lavorativa.