(Roma, 29 giugno 2021). “Un passo importante per aiutare il Libano a rimanere la patria del dialogo islamo-cristiano, un Paese di democrazia, progresso e civiltà”. Così il card. Béchara Boutros Raï, patriarca maronita, ha definito il prossimo incontro del 1° luglio in Vaticano voluto da Papa Francesco per discutere insieme ai leader cristiani libanesi della situazione nel Paese dei Cedri. Secondo quanto riporta il quotidiano libanese “L’Orient-Le Jour”, il cardinale nella sua omelia pronunciata ieri, Giornata per la pace per l’Oriente, ha affermato che sebbene l’incontro sia limitato ai soli leader spirituali cristiani, “ciò non esclude nessuno, ma raccoglie le preoccupazioni dei cristiani sulla sorte del Libano. I cristiani – ha aggiunto – non hanno mai scelto un progetto per se stessi, ma per il bene del Libano. Per questo non andremo in Vaticano portando solo le preoccupazioni dei cristiani, ma quelle di tutti i libanesi. Porteremo la causa del Libano, causa di libertà, di dialogo e di convivenza islamo-cristiana”. “Assicureremo al Papa la volontà dei libanesi di vivere insieme nonostante tutte le delusioni, le guerre e le atroci ingerenze politiche nei loro affari”, ha proseguito il patriarca che ha invocato “una rigorosa applicazione della Costituzione e delle risoluzioni internazionali” e ribadito il suo appello “per lo svolgimento di una conferenza internazionale dedicata al Libano”. Appello, scrive il quotidiano, “fortemente criticato da Hezbollah, i cui rapporti con il Patriarca Rai sono tesi”. Dal cardinale sono giunte anche aspre critiche alla classe politica libanese accusata di “rubare” i soldi dei correntisti, attingendo alle riserve della Banca del Libano (BdL), per “finanziare le campagne elettorali”, essendo incapace di formare un governo che manca da più di dieci mesi in un Libano in grave crisi. Mentre il Paese crolla, è stata la denuncia del cardinale, un “clan politico che isola deliberatamente il Libano dai suoi amici, impoverisce la sua gente, mina il suo regime, distorce il suo patto nazionale, falsifica la sua identità e toglie il dignità dei libanesi”. (AgenSIR)