(Roma, 12 giugno 2021). L’Azerbaigian ha acconsentito alla liberazione di 15 prigionieri armeni in cambio delle mappe relative al posizionamento di 97 mila mine anti carro e anti uomo nel Nagorno-Karabakh. E’ questo il contenuto dell’importante accordo raggiunto oggi tra Baku e Erevan, secondo quanto riferisce il ministero degli Esteri azerbaigiano citato dall’agenzia di stampa “Apa”. “Apprezziamo il sostegno del governo georgiano guidato dal primo ministro Irakli Garibashvili per l’attuazione di questa azione umanitaria”, si legge nella nota che, al contempo, elogia “il ruolo di mediazione” innanzitutto del segretario di Stato Usa Antony Blinken e del suo assistente per gli Affari europei ed euroasiatici Philip Reeker, del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e della presidenza svedese dell’Osce. “Ottenere le mappe delle mine salverà vite e salute di decine di migliaia di nostri cittadini, inclusi gli sminatori, e permetterà di accelerare i progetti avviati dal presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev nel distretto di Agdam”, aggiunge la diplomazia di Baku. In settimana il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan si è detto pronto a offrire suo figlio “in ostaggio” alle autorità di Baku in cambio di tutti i militari armeni detenuti in Azerbaigian. Il premier armeno ha lanciato questa provocazione durante un comizio elettorale nella provincia di Syunik in vista delle consultazioni parlamentari che si terranno domenica 20 giugno. “Ieri ho detto e oggi ho incaricato le nostre autorità competenti di trasmettere ufficialmente la nostra proposta sul fatto che mio figlio è pronto ad andare a Baku come ostaggio, fatto salvo il ritorno di tutti i nostri prigionieri”, ha detto Pashinyan. Secondo il premier armeno, tuttavia, questo non è l’unico strumento e non una mossa disperata per risolvere i problemi. “E’ in corso un lavoro molto intenso”, ha osservato Pashinyan, senza specificare ulteriori dettagli.
Il 12 maggio, il ministero della Difesa armeno ha riferito che le Forze armate azerbaigiane hanno tentato di avviare delle attività per “delimitare i confini” in una delle aree di frontiera della provincia armena di Syunik. Da quel momento è in corso una nuova crisi fra i due Paesi: da un lato, l’Armenia chiede l’immediato ritiro dei militari azerbaigiani entro il loro lato del confine; dall’altro, le autorità di Baku che sostengono che la frontiera in quell’area non sia pienamente delimitata e ritengono di non aver commesso alcuna violazione. Successivamente è stata notificata la detenzione nel distretto azerbaigiano di Kalbajar di sei militari armeni accusati di aver violato il confine per compiere degli atti di sabotaggio. Da parte di Erevan, tuttavia, pur ammettendo che i militari erano impegnati a piazzare delle mine, è stato riferito che queste attività si stavano svolgendo dal lato armeno del confine. Al momento Armenia e Azerbaigian, con l’aiuto della mediazione russa, stanno lavorando alla formazione di una commissione trilaterale per la demarcazione dei confini che dovrebbe aiutare a ridurre le rinnovate tensioni fra i due Paesi.
Redazione. (Nova News)