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Mali: una terra inquieta in preda al terrorismo. Assimi Goita, l’uomo «forte» del Paese

(Roma, 09 giugno 2021). Due colpi di Stato in nove mesi hanno minato, alla radice, il Paese africano che già soffre per la povertà endemica e per i numerosi attacchi terroristici.

Dal 24 maggio, nove mesi dopo un primo colpo di Stato nell’agosto 2020, una nuova giunta è di nuovo al potere. Su quanto accade a Bamako, la Francia si interroga se restare a sostenere, militarmente, il Paese oppure no. Circa 5 mila militari sono attualmente impiegati per combattere i gruppi jihadisti, affiliati ad Al-Qaida e all’organizzazione che si autodefinisce “Stato islamico”, nel quadro dell’operazione “Barkhane”.

Da otto anni sono stati registrati successi militari, ma l’obiettivo di passare, al termine, la mano ad uno Stato maliano consolidato appare oggi fuori portata, in mancanza di progressi politici.

Il governo francese, infatti, ha deciso di sospendere tutte le operazioni congiunte con le Forze Armata maliane finché non verrà assicurata la coerenza delle decisioni prese e delle politiche in tema di sicurezza. I francesi non possono iniziare operazioni congiunte se il governo maliano cambia in così poco tempo.

Ormai “l’uomo forte” del Mali è uno solo: Assimi Goita.

Egli deve farsi vedere come un Presidente che può unire tutta la popolazione maliana per ottenere la credibilità di cui ha bisogno affinché la Francia continui a sostenere la lotta al terrorismo.

Dal canto suo il Presidente francese Emmanuel Macron è stato molto chiaro e ha detto che potrebbe cambiare idea solo se il governo maliano chiarirà bene quali provvedimenti intenda prendere in termini di lotta alla povertà e vaccini anti Covid-19 e soprattutto se ci sarà un vero impegno nella lotta all’islamismo radicale e nelle transizione democratica che il popolo maliano aspetta dopo anni di guerra e attentati. Ma il Mali deve anche rassicurare i suoi partner dell’Unione Africana perché non può vivere senza un sostegno commerciale.

L’economia maliana è in crisi profonda e con lo Stato sempre più isolato manca tutto, anche i beni di prima necessità che servono alla popolazione per vivere.

È importante che il Mali riesca ad onorare i suoi impegni fino in fondo, che riesca a coinvolgere la società civile a cominciare dal governo. E’ uno Stato allo sbando, sempre più vulnerabile al terrorismo e le frontiere senza controllo sono permeabili per i jihadisti.

Le Forze Armate maliane hanno bisogno di formazione e di mezzi adeguati per garantire la sicurezza. Ed ora Goita deve dimostrare di essere davvero capace di trattare con la comunità internazionale, di avere quella credibilità di cui ha assoluto bisogno.

La Francia minaccia di ritirarsi dalla missione “Barkhane”, ma allo stesso tempo ha bisogno che la popolazione maliana accetti la sua presenza militare sul territorio perché sa benissimo che la lotta al terrorismo deve essere condivisa da tutti, per essere davvero efficace.

Intanto, Choguel Kokalla Maïga è stato nominato primo ministro e vedremo quali saranno i primi provvedimenti che verranno presi per risollevare l’economia maliana e rendere il Paese più sicuro.

Il vicino Burkina Faso, da parte sua, ha subito, nei giorni scorsi, un attacco tra i più sanguinosi da parte di milizie jihadiste. Secondo fonti locali, sono stati registrati circa 160 morti.

La grande paura è che le frontiere ormai ingovernabili del Mali permettano ai terroristi di passare liberamente da uno Stato all’altro e dilagare ancora di più in tutto il Sahel.

Valeria Fraquelli. (Report Difesa)

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