(Roma, 22 maggio 2021). In Repubblica democratica del Congo (Rdc) sono stati arrestati alcuni sospetti collegati all’attacco avvenuto lo scorso 22 febbraio nella provincia orientale del Nord Kivu e nel quale sono morti l’ambasciatore d’Italia Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il collaboratore del Programma alimentare mondiale (Pam) Moustapha Milambo. Lo ha detto il presidente, Felix Tshisekedi, citato dal quotidiano congolese “Actualité”, precisando che in base ai dati raccolti con gli arresti e gli interrogatori dei sospetti sembra accertata la presenza di “un’organizzazione” alle spalle di quanto accaduto, formata da aggressori organizzati in bande armate e di cui si cercano i leader. “Le indagini continuano. Ci sono sospetti che sono stati arrestati ed interrogati. Al di là di questi sospetti, c’è sicuramente un’organizzazione. Sono banditi che intercettano e aggrediscono gli automobilisti sulla strada, organizzati in bande e che hanno sicuramente qualcuno che li guida. Questo è tutto ciò che dobbiamo mettere insieme e risalire come una catena”, ha detto Tshisekedi. Il presidente congolese, che quest’anno ricopre anche il ruolo di presidente ad interim dell’Unione africana, si è espresso durante la sua visita a Parigi tenuta nei giorni scorsi in occasione della Conferenza per il sostegno alle economie africane, un appuntamento internazionale convocato dalla presidenza francese e nel cui contesto ha incontrato il presidente Emmanuel Macron.
Il presidente: “Conoscevo personalmente Attanasio”
Tshisekedi ha quindi commentato come “drammatico” quanto accaduto ad Attanasio. “Conoscevo personalmente questo ambasciatore. È terribile. Sono rimasto davvero sconvolto dalla sua morte”, ha aggiunto il presidente, sottolineando che la conoscenza lo “motiva ancor più a trovare i responsabili e soprattutto a porre fine a queste sacche di violenza nella Rdc orientale”. Il capo dello Stato ha quindi precisato che le indagini si stanno svolgendo in collaborazione con i servizi segreti italiani, con cui “si sta lavorando molto intensamente”. Tre indagini sono in corso sui fatti: una sotto la direzione del dipartimento per la sicurezza e la protezione delle Nazioni Unite (Undss), la seconda italiana e la terza delle autorità congolesi.
Nel tentativo di frenare le continue violenze che solo quest’anno hanno provocato la morte di centinaia di persone e costretto alla fuga più di un milione e mezzo di abitanti, dal 6 maggio Tshisekedi ha dichiarato la legge marziale nelle due province orientali dell’Ituri e del Nord Kivu per la durata di un mese. Almeno 120 gruppi armati sono attivi nell’est della Rdc, un’area in cui vivono 20 milioni di persone. Secondo i dati delle Nazioni Unite, almeno 2,2 milioni di persone sono state costrette a sfollare dalla sola provincia del Nord Kivu fino a metà aprile, mentre alla fine del 2020 oltre 5,2 milioni di persone erano già sfollate in tutto il Paese, una delle cifre più alte al mondo.
Redazione. (NovaNews)