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Israele valuta l’opzione via terra: quali sono i piani contro Gaza

(Roma, 13 maggio 2021). La guerra tra Israele e Gaza continua inesorabile. I lanci di razzi dalla Striscia sono proseguiti per tutta la notte (più di 1300 secondo le stime delle forze armate dello Stato ebraico). Le sirene risuonano nelle città di confine di Israele, mentre le IDF martellano con pesanti raid le roccaforti di Hamas e Jihad islamica. Sono più di 600 gli obiettivi delle organizzazioni palestinesi colpiti dalle forze aeree israeliane. Tra questi anche la principale banca di Gaza e un edificio che è considerato il quartier generale dell’intelligence di Hamas: i morti, nella Striscia sono più di 80.

Lanci di razzi e bombardamenti su Gaza

L’escalation continua e inizia a parlarsi con sempre maggiore frequenza di un’operazione via terra. L’opzione sarà vagliata in queste ore dal governo, ma il comando meridionale delle Idf ha già predisposto i piani per un’eventuale invasione. “Per il momento siamo concentrati sulle operazioni aeree” ha detto un portavoce delle forze di Israele, “ci stiamo preparando a diversi scenari se la situazione dovesse cambiare”. E nel frattempo, al confine iniziano ad assembrarsi le forze. In questi giorni sono apparsi dei video che mostrano i carri armati Merkava mentre sono trasporti verso la frontiera. Tra la forze richiamate in questi giorni anche la Brigata paramilitare, la brigata di fanteria del Golan e la settima brigata corazzata. I segnali sono tutti per una possibile incursione terrestre anche se potrebbe essere solo un avvertimento estremamente pesante nei confronti di Hamas: il continuo lancio di razzi potrebbe provocare una resa dei conti all’interno della Striscia.

L’operazione via terra potrebbe non essere come quelle delle precedenti campagne militari dopo l’avvio di un’escalation nell’area. Da una parte gli attacchi di Hamas e Jihad islamica hanno mostrato una capacità balistica ben diversa rispetto alle azioni degli anni precedenti. Soltanto oggi, i missili palestinesi hanno raggiunto i 250 chilometri di distanza, cadendo a non molti chilometri da Eilat. La stessa Hamas aveva detto di essere pronta a colpire ovunque sul territorio israeliano grazie al missile Ayyash 250, chiamato così in onore dell’ingegnere ucciso dai servizi segreti israeliani nel 1996. Il Times of Israel, invece, afferma che sempre Hamas ha rivendicato l’utilizzo di droni suicidi. Tecniche nuove e mezzi estremamente più moderni che confermano quanto detto dallo stesso leader dell’organizzazione palestinese, e cioè che in questo momento da Gaza sono stati capaci di riequilibrare le forze.

I rischi di una guerra su più fronti

Questa nuova forza palestinese ha indotto i comandi israeliani a prendere molto sul serio le opzioni belliche sul piatto. Perché il rischio che sia colpito al cuore il proprio territorio non è più così remoto e la saturazione di Iron Dome è un problema di non poco conto. Le sirene continuano a risonare a Tel Aviv come se fosse una città di frontiera. E altre città sono continuamente sotto la minaccia di attacchi. Nel frattempo, questa volta c’è un problema interno che fino a qualche tempo fa sembrava più ridotto: Israele ha al proprio interno i semi di una vera e propria guerra civile. I violenti scontri non solo di Gerusalemme Est ma anche in altre città del Paese, in particolare a Lod, hanno mostrato che la convivenza tra comunità rischia di essere completamente annientata. Gli estremisti rischiano di prendere il sopravvento sia da parte araba che da parte delle frange più oltranziste dei coloni ebrei, tanto che il ministro della Difesa, Binyamin Gantz, ha dovuto richiamare le guardie di frontiera e i riservisti per controllare le strade dei centri con il più alto rischio di guerriglia. Il fronte interno preoccupa molto la Difesa, perché rischia di vedersi coinvolta in diverse operazioni di natura completamente diversa e in punti differenti del Paese.

Nei giorni scorsi, sui media israeliani era apparsa la notizia di un aggiornamento della dottrina militare in caso di guerra contro Hamas. In molti l’hanno ritenuto un avvertimento nei confronti dell’organizzazione palestinese che poteva anche essere letto come l’annuncio di una possibile escalation. L’idea delle Idf, che è poi quella che si sta realizzando, è quella di colpire in un brevissimo lasso di tempo centinaia di obiettivi con l’obiettivo di colpire i centri nevralgici di Hamas e la catena di comando, mischiando omicidi mirati, strike chirurgici e colpi ben assestati ai tunnel utilizzati dai miliziani.

Una nuova dottrina militare contro Hamas a Gaza

L’impressione è che Israele voglia utilizzare una enorme potenza di fuoco da gestire in poco tempo, sfruttando tecnologia all’avanguardia e forze d’élite. Una scelta cui si potrebbe aggiungere anche l’utilizzo delle forze navali, che potrebbero essere una delle armi più importanti in mano a Israele per assestare un colpo fatale alle organizzazioni paramilitari palestinesi. In questi ultimi anni, la Marina israeliana ha aumentato notevolmente le proprie capacità, diventando una delle forze più importanti per l’agenda strategia dello Stato ebraico. Anche i miliziani di Hamas si sono addestrati sulle spiagge della Striscia nell’ottica di un conflitto che coinvolgesse anche il lato marittimo.

Colpire Gaza dal mare potrebbe quindi essere il preludio di un cambio di dottrina strategica che vale nei confronti della Striscia ma anche di tutti i potenziali nemici di Israele. Il segnale è soprattutto per Hezbollah, da tempo considerato il vero nemico regionale più delle stesse forze in campo nella Striscia di Gaza: il timore che tutto questo sia un’inquietante prova generale di un conflitto ben più esteso che coinvolga anche il Libano non è da considerare infondato.

Lorenzo Vita. (Inside Over)

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