(Roma, 30 aprile 2021). Il segretario di Stato degli USA, Antony Blinken, ha discusso delle preoccupazioni derivanti dalle attività nucleari dell’Iran con il capo dell’agenzia di intelligence israeliana, Joseph Cohen.
La notizia è stata riferita il 29 aprile dall’agenzia di stampa Reuters, che cita una fonte anonima che ha familiarità con la questione. All’incontro, che si è tenuto a Washington, era presente anche l’ambasciatore di Israele negli Stati Uniti, Gilad Erdan. Durante il colloquio, i funzionari israeliani hanno espresso “profonda preoccupazione per la questione nucleare iraniana e per altre attività” portate avanti da Teheran. Tuttavia, la fonte ha rifiutato di specificare la posizione di Blinken e dei suoi collaboratori sul tema.
L’incontro di Blinken e della sua squadra con il capo del Mossad e l’ambasciatore israeliano è stato l’ultimo di una serie di contatti di alto livello volti a consentire ai funzionari israeliani di esprimere i loro timori nei confronti della questione iraniana. Il colloquio di cui la stampa internazionale ha riferito il 29 aprile è arrivato a seguito di un altro incontro tra il consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, e la sua controparte israeliana. In tale occasione, il rappresentante israeliano ha sottolineato la “libertà di operare” del proprio Paese contro l’Iran, nella maniera che viene ritenuta più opportuna, secondo la fonte anonima.
A seguito del suo insediamento, il 20 gennaio di quest’anno, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato di essere disposto a discutere con Teheran, per valutare un possibile ritorno all’accordo sul nucleare iraniano del 2015, noto anche come Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA). Le tensioni tra USA e Iran sono aumentate proprio a seguito del ritiro unilaterale di Washington dall’intesa, l’8 maggio 2018, per decisione dell’ex presidente Donald Trump. Tuttavia, la nuova amministrazione Biden ha più volte ribadito che è necessario dapprima che l’Iran rispetti i limiti imposti dal patto. Con la ripresa del terzo round di negoziati sul nucleare iraniano a Vienna, il 29 aprile, Teheran ha affermato che è pronto ad accettarne i risultati, ma a condizione che gli Stati Uniti revochino tutte le sanzioni imposte.
In tale contesto, Israele è stato a lungo critico nei confronti dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015 e rifiuta qualsiasi dialogo riguardo alla possibilità di tollerare lo sviluppo di capacità nucleari da parte di Teheran, a causa dei rischi che questa possa aprire la strada alla produzione di armamenti. Da parte sua l’Iran afferma che il suo programma nucleare abbia finalità unicamente civili. Inoltre, tra marzo e aprile di quest’anno, la tensione tra i due Paesi è aumentate poiché questi si sono accusati a vicenda di aver sabotato le rispettive navi. Il 6 aprile, un’imbarcazione militare battente bandiera iraniana, soprannominata Saviz, è stata attaccata mentre si trovava nel Mar Rosso, al largo delle coste dello Yemen. Alcune fonti hanno puntato il dito contro Israele. Parallelamente, anche Teheran è stata accusata di “attacchi clandestini”. Uno degli ultimi risale al 25 marzo, quando fonti di Israele hanno riferito che una porta-container di proprietà israeliana, soprannominata Lori, è stata colpita da un missile iraniano mentre navigava nel Mar Arabico.
Ad aprile, anche gli Stati Uniti hanno registrato una serie di tensioni con l’Iran in mare. Per la prima volta dal 2017, la Marina statunitense ha riferito di aver sparato colpi di avvertimento contro imbarcazioni iraniane, appartenenti al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), nelle acque settentrionali del Golfo Persico. In particolare, in una dichiarazione rilasciata nella sera del 27 aprile, tre navi da attacco rapido di Teheran sono state accusate, dalla Quinta Flotta degli USA, di essersi avvicinate alle imbarcazioni di Washington, la nave pattuglia della Marina USS Firebolt e la motovedetta della Guardia costiera statunitense USCGC Baranoff, in acque internazionali, mentre stavano svolgendo operazioni di sicurezza marittima di routine. Si tratta del secondo episodio di questo tipo in un mese, sebbene incidenti simili non si verificassero da circa un anno nelle acque del Golfo. Lo stesso 27 aprile, la Marina degli Stati Uniti ha confermato che, il 2 aprile, un gruppo di navi da guerra iraniane aveva tagliato la strada a due mezzi della Guardia Costiera statunitense, sempre nel Golfo Persico. Prima del 27 aprile, tali notizie non erano state confermate da nessuna delle due parti.
Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)