(Roma, 29 aprile 2021). La tensione nel Golfo Persico non accenna a diminuire. E mentre i negoziati di Vienna sul nucleare proseguono, nelle strette acque di Hormuz e del Golfo, piccoli scontri accendono ulteriormente la sfida tra Iran e Stati Uniti.
In questi giorni, la Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti ha denunciato prima con un comunicato poi con il rilascio di due video le manovre della Marina dei Pasdaran contro le navi americane. Washington ha accusato la nave d’appoggio iraniana Harth 55 di aver tenuto un comportamento “non sicuro e non professionale” il 2 aprile, in concomitanza con l’annuncio della ripresa dei colloqui sul programma nucleare iraniano. Nel video pubblicato dalla Marina Usa si può osservare la nave dei Guardiani della Rivoluzione tagliare più volte la rotta della Uscgc Monomoy, una nave della Guardia costiera americana impiegata nel quadrante dell’Asia sud-occidentale. Operazione molto simile è stata effettuata, sempre dal Hart 55, contro un’altra motovedetta, la Uscgc Wrangel.
Nelle ultime ore, invece, sempre la Quinta Flotta ha segnalato nuove manovre delle imbarcazioni della flotta dei Guardiani della Rivoluzione contro due pattugliatori americani, il Firebolt e il Baranoff. Le navi Usa che si sono ritrovate faccia a faccia con i mezzi iraniani, addirittura a 60 metri l’una dall’altra. E dopo alcuni avvertimenti via radio e a voce, la Uss Firebolt ha deciso di sparare dei colpi di avvertimento che hanno allontanato le unità di Teheran. “Gli equipaggi statunitensi hanno emesso più avvisi tramite radio da ponte a ponte e dispositivi megafono, ma le navi dell’IRGCN (Pasdaran ndr) hanno continuato le loro manovre a corto raggio. L’equipaggio del Firebolt ha quindi sparato colpi di avvertimento e le navi dell’IRGCN si sono allontanate a una distanza di sicurezza dalle navi statunitensi”, si legge nel comunicato. “Durante l’intera interazione, le forze statunitensi hanno comunicato in modo proattivo con le navi IRGCN ed eseguito risposte pre-pianificate per ridurre il rischio di errori di calcolo, evitare una collisione e ridurre la situazione”.
Queste denunce arrivano in un momento particolarmente significativo nei rapporti tra Iran e Stati Uniti. Innanzitutto sono il segnale che le tensioni possono sempre affiorare da un momento all’altro in un tratto di mare di fondamentale importanza per l’economia regionale e mondiale. Il Golfo Persico è da tempo il teatro della strana guerra che si combatte tra Washington e Teheran e con il coinvolgimento diretto di Israele. E queste ulteriore tensioni nell’area confermano che è proprio il mare il teatro in cui si combatte questo scontro.
Le tempistiche sono un ulteriore elemento da non sottovalutare. La Quinta Flotta ha comunicato soltanto il 27 aprile quanto avvenuto all’inizio del mese durante l’avvio dei colloqui. Un tempo estremamente lungo, che però non è stato sfruttato per quanto riguarda il secondo caso, avvenuto invece poche ore prima della denuncia della Us Navy. Il fatto che i due episodi siano arrivati a distanza di più di tre settimane, ma annunciati pubblicamente solo ora, confermerebbe la volontà da parte americana di evitare il caso diplomatico all’avvio dei colloqui. Ma adesso, con l’audio strappato al ministro Zarif in cui rivelava che la linea politica la dettavano i Guardiani della Rivoluzione, l’immagine che si è voluta mostrare è quella di un sistema militare che non rispetta le regole e che rischia di far saltare i negoziati sul piano nucleare iraniano. Il dito non viene infatti puntato contro l’Iran, ma espressamente contro i Pasdaran, che, non va dimenticato, possiedono una propria flotta e hanno delle precise prerogative anche nel controllo del Golfo Persico.
Questo si traduce anche nell’ulteriore certificazione che il vero problema per il Pentagono sono proprio i Guardiani della Rivoluzione. Dal punto di vista strategico, i Guardiani, in particolare con Qasem Soleimani prima, hanno avuto il pieno potere sulla strategia regionale di Teheran diventando di fatto il braccio politico e armato dell’Iran in Medio Oriente. Dal punto di vista tattico, invece, la Marina dei Pasdaran resta il principale nodo da sciogliere per la strategia Usa nel Golfo. I Guardiani si muovono con tattiche asimmetriche, sciami di motoscafi, sabotaggi, attacchi con le mine, missili e operazioni miste cyber e segrete. Azioni particolarmente incisive che hanno spesso messo a nudo le difficoltà della flotta israeliana, statunitense e delle navi delle forze arabe dell’area. I video servono a far capire che, in piena trattativa per il programma nucleare, Washington sa qual è il problema: il sistema politico-militare che fa capo ai Pasdaran.
Lorenzo Vita. (Inside Over)