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Tribù del sud della Libia denunciano l’ingresso di profughi dal Ciad

(Roma, 27 aprile 2021). L’afflusso di sfollati dal Ciad alla Libia meridionale “è già iniziato”. Lo denuncia il Consiglio degli anziani e dei notabili della città di Murzuq, nel sud della Libia, ritenendo il Governo di unità nazionale (Gnu) “responsabile del ritardo nella messa in sicurezza dell’area e dei confini regionali, a seguito dei disordini in atto” nel Paese vicino. In particolare, il Consiglio ha affermato – in un comunicato emesso il 24 aprile e ripreso oggi dal sito web libico in lingua inglese “Libya Obserever”, considerato vicino alle autorità di Tripoli – che gli sfollati sono diretti verso le località di Umm Al Aranib e Murzuq, nella regione sud-occidentale del Fezzan, circa 300 chilometri a nord del confine con il Ciad e 760 chilometri a sud di Tripoli. Il Consiglio ha indicato che un gruppo di membri dell’opposizione ciadiana ha lasciato la Libia per entrare in profondità nel Ciad, con il sostegno della cosiddetta “Forza di protezione dei confini meridionali” libici. Vale la pena ricordare che nel 2010 l’Italia aveva cominciato a fornire alla Libia delle sofisticate attrezzature per il controllo radar dei porosi confini meridionali: gli equipaggiamenti, del valore complessivo di 300 milioni di euro, sono andati perduti a Bengasi durante la rivoluzione del 2011.

La scorsa settimana, il Comando generale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) ha inviato una quindicina di fuoristrada Toyota, un vecchio velivolo da ricognizione Aermacchi SF-260, per un totale di una cinquantina di uomini circa, a pattugliare il confine meridionale della Libia con il Ciad dalla parte di Kufra, la vasta provincia sud-orientale parte della Cirenaica. Il sito web d’informazione libico “Libya Akhbar” riferisce che il generale Al Mabrouk al Muqrad, con una squadra di pattugliatori terrestri e aerei, si è stabilita presso la base militare di Mat’an as Sarah, in pieno deserto a circa 100 chilometri dal confine con il Ciad. La decisione segue gli scontri scoppiati nei giorni scorsi nel nord del Paese vicino che hanno provocato la morte del presidente ciadiano Idriss Deby, a seguito di un attacco delle forze di opposizione ciadiane provenienti dai territori libici.

L’uccisione del presidente Deby è stata ricondotta al Fronte per l’alternanza e la concordia del Ciad (Fact), fondato da Mahamat Mahadi Ali, intellettuale che ha vissuto in Francia per 25 anni come rifugiato politico e che negli ultimi anni è stato in grado di stringere alleanze di circostanza per acquisire armamenti senza esporre i suoi combattenti. Secondo il rapporto finale sulle violazioni dell’embargo sulle armi in Libia, redatto da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite e relativo al 2019-2020, i gruppi armati del Ciad “sono onnipresenti nel sud della Libia e sono diventati parte della vita sociale”. Secondo quanto riferito nel report, i leader del Fact rivendicano la neutralità nel conflitto libico. Dopo aver sostenuto a lungo la Terza forza di Misurata, affiliata alla Fratellanza musulmana, le forze del Fact sono state confinate in alcune basi dell’Esercito nazionale libico del generale Haftar, mentre elementi di questo gruppo avrebbero disertato dai Battaglioni 116 e 128 dell’Lna.

Redazione. (NovaNews)

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