(Roma, 10 aprile 2021). Fonti del quotidiano al-Arabiya hanno rivelato, venerdì 9 aprile, che l’Egitto ha deciso di interrompere momentaneamente i contatti, da poco ristabiliti, volti a ripristinare rapporti diplomatici con la Turchia.
Risale al 12 marzo l’annuncio del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, con cui era stato riferito che “i contatti a livello diplomatico” tra Turchia ed Egitto “erano cominciati”, senza che nessuna delle due parti avesse determinato delle precondizioni. Ora, però, a circa un mese di distanza, fonti di al-Arabiya hanno rivelato che Il Cairo ha deciso di fare un passo indietro, sospendendo sia i colloqui volti a ripristinare le relazioni diplomatiche sia i contatti in materia di sicurezza, “fino a nuovo avviso”.
Alla base della decisione del Paese Nord-africano vi sarebbero delle divergenze riguardanti due dossier. Il primo è la Libia, dove Ankara non ha ancora del tutto ritirato i mercenari da essa inviati, a sostegno dell’esercito di Tripoli, nel corso del conflitto, nonostante il Comitato militare congiunto 5+5 avesse stabilito il 23 gennaio 2021 come termine ultimo per il ritiro di forze e mercenari stranieri. Ankara, da parte sua, oltre ad aver esteso il mandato delle sue forze in Libia, a detta delle fonti, ha chiesto ulteriore tempo per ritirare i propri soldati e consiglieri. Il Cairo, dall’altro lato, ha richiesto il ritiro immediato e incondizionato, in segno di rispetto della sovranità libica. Una richiesta simile sarebbe stata avanzata anche per i “Paesi arabi” dove la Turchia è presente militarmente.
Un’altra questione riguarda il sostegno alla Fratellanza Musulmana. Sebbene la Turchia abbia sospeso alcune attività legate al movimento islamista, l’Egitto ha chiesto misure permanenti contro di esso, oltre alla consegna di Yahya Musa e Alaa al-Samahi, membri di Harakat Sawa’d Misr, un’organizzazione designata come terroristica dal Dipartimento di Stato degli USA il 14 gennaio scorso. Anche in questo caso, Ankara, secondo quanto rivelato dalle fonti, non si è opposta alle richieste del Cairo, principalmente volte a contrastare i Fratelli Musulmani, ma ha chiesto più tempo per attuare le misure previste in modo graduale. Tuttavia, l’Egitto ha anche rifiutato, per ora, la proposta della Turchia di incontrarsi al Cairo prima della fine di aprile.
In precedenza, fonti avevano rivelato ad al-Arabiya che le autorità turche avevano emesso direttive per fermare i programmi politici sui canali satellitari della Fratellanza che trasmettono da Istanbul, tra cui “Watan”, e “al-Sharq”, o di trasferirli su altre emittenti, minacciando sanzioni che avrebbero potuto comportare la chiusura, anche definitiva, delle trasmissioni e la deportazione dei trasgressori fuori dal Paese. Come spiega al-Arabiya, uno sviluppo simile era giunto dopo che l’Egitto, a seguito del suo riavvicinamento alla Turchia, aveva messo in luce come per migliorare le relazioni tra i due Paesi fosse dapprima necessario rivolgere l’attenzione ai quadri legali e diplomatici che regolano le relazioni tra le parti, nel rispetto del principio di sovranità e di sicurezza nazionale araba.
A tal proposito, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, aveva dichiarato, il 14 marzo, che per parlare di una reale normalizzazione, Ankara avrebbe dovuto prima adeguare le proprie azioni ai principi del Cairo, oltre a cambiare concretamente le proprie politiche, in modo da non minare la stabilità della regione e non interferire nelle questioni interne dei singoli Paesi. “Le parole non sono abbastanza”, aveva affermato Shoukry, ribadendo come queste dovessero essere accompagnate da fatti.
Turchia ed Egitto avevano interrotto i contatti nel 2013, con la destituzione dell’allora presidente egiziano, Mohammed Morsi, esponente della Fratellanza Musulmana, il quale venne sostituito da Abdel Fattah al-Sisi. Per Ankara, un presidente democraticamente eletto non poteva essere deposto da un colpo di Stato militare e, sin dalla salita di al-Sisi al potere, ha rivolto critiche contro il presidente egiziano e i suoi sostenitori, tra cui anche alcuni Paesi occidentali e rivali del Golfo. Da parte sua, il governo egiziano ha più volte esortato la Turchia a non intervenire negli affari interni del Paese Nord-africano. È stata proprio tale controversia ad aver ostacolato l’asse Ankara-Il Cairo, sebbene, come spiegato dallo stesso Cavusoglu, i due Paesi non abbiano mai del tutto messo fine alla loro relazione. In particolare, il ministro ha riferito di aver incontrato “occasionalmente” il suo omologo egiziano, Shoukry, in diversi incontri a livello internazionale.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)