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Armenia: elezioni anticipate, il premier Pashinyan si dimetterà il mese prossimo

Il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, si dimetterà il mese prossimo ma resterà a capo del governo fino alle elezioni parlamentari del 20 giugno. Lo ha annunciato oggi lo stesso premier. “Sì, mi dimetterò molto presto, ad aprile, non per andarmene ma per le elezioni anticipate. Fino a quando non avverranno, resterò primo ministro”, ha detto Pashinyan. Da mesi i sostenitori dell’opposizione chiedono le dimissioni del premier uscente dopo la firma, nel novembre scorso, dell’accordo con l’Azerbaigian per la cessazione delle ostilità nella regione del Nagorno-Karabakh. Da allora le forze di pace russe sono state dispiegate presso la linea di contatto.

Armenia: il contesto dietro le dimissioni di Pashinyan

La scorsa settimana il vicepresidente del parlamento Alen Simonyan aveva fatto sapere che Pashinyan avrebbe continuato a svolgere le sue funzioni di capo del governo fino al 20 giugno. “Non abbiamo discusso altre opzioni. Il primo ministro Pashinyan servirà temporaneamente come premier nel periodo prima delle elezioni”, aveva detto ai giornalisti Simonyan. Secondo la Costituzione armena, le elezioni parlamentari devono tenersi non prima di 30 giorni dopo lo scioglimento del Parlamento e non oltre 45 giorni dopo. Il Parlamento può essere sciolto se i deputati non eleggono due volte un nuovo primo ministro dopo le dimissioni dell’attuale capo del governo. In questo caso, il primo ministro mantiene la carica in attesa della formazione di un nuovo gabinetto. Armenia e Azerbaigian hanno accettato di scambiare tutti i prigionieri di guerra catturati dalle parti durante il conflitto del Nagorno-Karabakh. Lo ha reso noto il primo ministro armeno al termine delle ostilità, ribadendo l’importanza di preservare la pace tra i due Paesi. “Il compito cruciale è quello di rimpatriare i prigionieri. Voglio dire che ci sono stati alcuni progressi, con uno scambio che è stato negoziato sul principio del tutti per tutti”, ha detto Pashinyan a dicembre scorso. L’esito del conflitto non ha però soddisfatto le opposizioni, che hanno continuato incessantemente a chiedere un passo indietro da parte dell’esecutivo. (Nova News)

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