Libia: il capo del Consiglio presidenziale tra Turchia ed Egitto

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(Roma, 27 marzo 2021). Il capo del Consiglio presidenziale libico ad interim, Mohamed al-Menfi, si è recato a Istanbul, il 26 marzo, per la prima visita ufficiale in Turchia dalla sua nomina, durante la quale ha tenuto colloqui con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Il giorno prima, il 25 marzo, al-Menfi aveva incontrato il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi.

Stando a quanto riportato da al-Arabiya, al-Menfi, durante i colloqui con Erdogan, ha posto l’accento sulla “unità e sovranità” della Libia, in una mossa che, secondo il quotidiano, equivale a esortare Ankara a ritirare le proprie forze e i mercenari ad essa affiliate dai territori libici. Come riferito da fonti mediatiche del Consiglio presidenziale, al-Menfi ha poi chiesto al suo interlocutore turco di rispettare la legittimità della fase di transizione in Libia, convinto che la riconciliazione nazionale sia l’unica via perseguibile per riportare stabilità nel Paese Nord-africano.

Erdogan, da parte sua, ha mostrato il suo sostegno alle nuove autorità esecutive libiche, ovvero al-Menfi e il primo ministro Abdul Hamid Dbeiba, entrambi nominati il 5 febbraio scorso dal Forum di dialogo politico, l’organismo che, sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha guidato le prime fasi del percorso politico libico. Il presidente turco ha poi affermato che il suo Paese è pronto a fornire assistenza alla Libia nei diversi settori economici e di sviluppo e a sostenere la popolazione nel creare uno Stato indipendente e prospero.

Tra le questioni lasciate in sospeso, presumibilmente discusse nel corso del bilaterale del 26 marzo, vi è quella legata alla presenza di forze e mercenari stranieri in Libia. Ai sensi dell’accordo di cessate il fuoco, raggiunto il 23 ottobre 2020 dal Comitato militare congiunto 5+5, questi avrebbero dovuto lasciare il Paese entro 90 giorni dalla firma dell’intesa, ma la data non è stata mai rispettata. Alla luce di ciò, il 25 marzo, la ministra degli Esteri libica, Najla al-Mangoush, nel corso di una conferenza stampa tenuta con i suoi omologhi di Italia, Francia e Germania, ha chiesto un ritiro “immediato” di tutti i mercenari. In tale quadro, il quotidiano Asharq al-Awsat ha precedentemente riferito che il 21 marzo un primo lotto, composto da 120 mercenari siriani filo-turchi, ha lasciato la capitale libica, Tripoli, per dirigersi dapprima in Turchia e poi in Siria.

Anche il presidente al-Sisi, nel corso dei colloqui con al-Menfi del 25 marzo, ha espresso il sostegno del Cairo alle nuove autorità esecutive libiche temporanee, a livello bilaterale, regionale e internazionale, mettendo in luce la necessità di un coordinamento Libia-Egitto in questa fase di transizione. Il capo di Stato egiziano si è detto rassicurato dalla presenza del Governo di Unità Nazionale (GNU), il quale guiderà la Libia fino alle elezioni del 24 dicembre 2021, impegnandosi a promuovere la riconciliazione all’interno del Paese e a unificare le istituzioni libiche. Il lavoro del GNU, a detta di al-Sisi, sarà rilevante per istituire un sistema politico stabile, basato sulla volontà del popolo. Parallelamente, l’Egitto è pronto a sostenere il vicino Nord-africano a preservare la sua sovranità e a portare stabilità attraverso un esercito unificato e l’allontanamento di truppe e mercenari stranieri. Inoltre, Il Cairo si è detto disposto a fornire l’expertise che il nuovo governo necessita in diversi campi, anche in materia di sicurezza e forze dell’ordine. Al-Menfi, da parte sua, ha mostrato apprezzamento per il sostegno egiziano e per gli sforzi profusi sinora.

L’Egitto, nel corso del conflitto libico, ha sostenuto l’Esercito Nazionale Libico (LNA), guidato dal generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Tobruk che di fatto controllava la Libia orientale. Tuttavia, a seguito del cessate il fuoco e con l’inizio del cammino verso la transizione democratica, Il Cairo ha mostrato un progressivo avvicinamento verso Tripoli. Il quadro delle rinnovate relazioni  include l’incontro del 15 febbraio, data in cui una delegazione egiziana si è recata a Tripoli per delineare i preparativi logistici che porteranno all’apertura dell’ambasciata dell’Egitto nella capitale libica e di un consolato a Bengasi, al fine ultimo di facilitare la circolazione dei cittadini tra i due Paesi Nord-africani. Non da ultimo, il 18 febbraio, Il Cairo ha approvato la ripresa dei voli dalla Libia all’Egitto, con voli in partenza dall’aeroporto Benina di Bengasi verso l’aeroporto Burj al-Arab di Alessandria.

Oltre ad essere interessato ai progetti di ricostruzione in Libia, secondo alcuni analisti, l’Egitto sta cercando di avvicinarsi al nuovo governo ad interim, dopo che due personalità libiche alleate con Il Cairo non sono riuscite ad acquisire un ruolo nel nuovo panorama politico libico. Il riferimento va al presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, e all’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashagha. Al contempo, il governo egiziano è consapevole del legame che unisce Ankara e il premier Dbeibah, così come altri membri della squadra governativa, il che lo spinge a migliorare le proprie relazioni con Tripoli, per preservarle da qualsiasi ingerenza turca. Alcune fonti hanno poi rivelato che Libia ed Egitto intrattengono buoni rapporti anche a livello militare. Motivo per cui, Il Cairo ha posto l’accento sulla “unificazione militare”, il che implica altresì non allontanare con la forza Haftar, il quale avrebbe tuttora il comando di funzionari e soldati sia dell’Est sia dell’Ovest libico.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)