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Conflitto in Yemen: gli sviluppi dopo l’iniziativa di Riad

(Roma, 24 marzo 2021). All’indomani della proposta di Riad per un cessate il fuoco in Yemen, Washington e alcuni Paesi europei hanno discusso delle iniziative di pace della regione. Nel frattempo, le tensioni sul campo non si sono placate.

In particolare, il 23 marzo, il ministro degli Esteri del Regno Unito, Dominic Raab, ha riferito di aver tenuto un incontro con i suoi omologhi di Francia, Germania e Stati Uniti, volto a discutere delle iniziative di pace in Yemen e dei modi per impedire all’Iran di acquisire armi nucleari, oltre alle sfide e alle opportunità connesse. Il meeting si è tenuto il giorno successivo all’annuncio dell’iniziativa promossa dall’Arabia Saudita, del 22 marzo, la quale prevede un cessate il fuoco a livello nazionale, da attuarsi sotto la supervisione delle Nazioni Unite, e la ripresa dei negoziati politici tra le due parti belligeranti, il governo yemenita legato al presidente legittimo, Rabbo Mansour Hadi, e le milizie di ribelli sciiti Houthi.

Sebbene la mossa di Riad sia stata accolta da più parti a livello regionale e internazionale, gli Houthi hanno espresso riserve a riguardo, considerandola un semplice invito più che un’iniziativa di pace, ed evidenziando l’assenza di compromessi e concessioni. In tale quadro, un portavoce del gruppo ribelle, Muhammad Abdul Salam, ha dichiarato che le diverse iniziative, di attori regionali e internazionali, non tengono conto del fatto che lo Yemen è stato oggetto di aggressione e assedio per circa sei anni e, pertanto, sono tutte da considerarsi “poco serie”. L’iniziativa del 22 marzo, a detta del portavoce, non è diversa dalle altre, le quali non hanno mai portato a cambiamenti significativi. Teheran, dal canto suo, si è espressa a favore di un qualsiasi piano di pace in Yemen che si basi sulla fine dell’assedio, e che non preveda l’intervento di attori stranieri.

Nel frattempo, a un giorno dal lancio dell’iniziativa saudita, il 23 marzo, le milizie sciite hanno riferito di aver colpito l’aeroporto internazionale di Abha, nel Sud dell’Arabia Saudita, con un drone di tipo Qasef K2, nel quadro di un’offensiva che, stando a quanto specificato dal portavoce Yayha Sarea, continuerà fino a quando i territori yemeniti saranno teatro di aggressione e assedio. Al contempo, le medesime forze ribelli hanno riferito che gli aerei della coalizione internazionale guidata da Riad hanno perpetrato circa 21 raid contro diverse regioni yemenite. Nello specifico, obiettivo degli attacchi aerei sono stati i fronti di Sirwah e Meddhal nel governatorato di Ma’rib, a Est di Sanaa, e le postazioni situate nelle regioni di Saada, Hajjah e al-Jawf, nel Nord dello Yemen. In tale quadro si collocano le dichiarazioni di Khaled Al-Shaif, nominato dal gruppo Houthi direttore dell’aeroporto di Sanaa, il quale ha affermato che le perdite materiali derivanti dagli attacchi della coalizione contro l’aeroporto della capitale superano i 150 milioni di dollari, mentre le perdite derivanti dalla chiusura sua sono state pari a 3,5 miliardi di dollari.

Di fronte a uno scenario caratterizzato da perduranti tensioni, il Consiglio dei ministri dell’Arabia Saudita ha affermato che il Regno ha il diritto di difendere i propri territori dagli attacchi perpetrati dai ribelli Houthi, i quali ricevono il sostegno dell’Iran. Tali attentati, a detta di Riad, non prendono di mira soltanto i territori sauditi ma la sicurezza e la stabilità degli approvvigionamenti energetici globali e, di conseguenza, l’economia a livello internazionale.

Parallelamente, l’esercito yemenita, coadiuvato dalla coalizione a guida saudita, e i combattenti Houthi sono stati protagonisti di violenti scontri sul campo a Ma’rib. Qui, gli Houthi hanno intensificato la propria offensiva dal 6 febbraio scorso, al fine di prendere il controllo di un’area ricca di risorse petrolifere che consentirebbe al gruppo di completare i propri piani espansionistici nel Nord dello Yemen. A tal proposito, l’organizzazione Human Rights Watch ha affermato che ad essere state colpite, da febbraio 2021, sono state anche aree densamente popolate, il che ha provocato lo sfollamento di centinaia di yemeniti e ha esacerbato ulteriormente il quadro umanitario.

Anche il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha accolto con favore l’iniziativa saudita del 22 marzo e ha esortato entrambe le parti coinvolte nella crisi yemenita a cogliere l’opportunità e a collaborare con il suo inviato speciale, Martin Griffiths, per proseguire il cammino di riconciliazione senza precondizioni, e a fare il possibile per trovare un consenso che riporti pace in Yemen. Al contempo, Guterres ha richiesto il rifornimento immediato di carburante, consentendo alle petroliere di attraccare nel porto occidentale di Hodeidah.

Oltre al cessate il fuoco, l’accordo proposto il 22 marzo prevede la riapertura dell’aeroporto della capitale Sana’a. Inoltre, nel caso in cui le parti accettino l’iniziativa, verrà facilitata l’importazione di risorse alimentari e carburante attraverso il porto occidentale di Hodeidah, alleggerendo le misure di embargo imposte e destinando le entrate fiscali su un conto bancario congiunto con la Banca centrale. “L’iniziativa entrerà in vigore non appena gli Houthi l’accetteranno”, aveva dichiarato il principe saudita Faisal bin Farhan, precisando che l’Arabia Saudita è pronta a mettere in atto quanto delineato.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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