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Iran: denunciate nuove violazioni dell’accordo sul nucleare

(Roma, 17 marzo 2021). L’Iran ha iniziato ad arricchire uranio nell’impianto sotterraneo di Natanz, violando, ancora una volta, quanto stabilito nell’accordo sul nucleare iraniano del 2015.

La notizia è stata riferita dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), il 16 marzo, attraverso un rapporto in cui è stato precisato che le operazioni di arricchimento sono state avviate utilizzando un secondo tipo di centrifuga avanzata, IR-4. Stando a quanto verificato dall’Agenzia il giorno precedente alla pubblicazione del rapporto, il 15 marzo, Teheran ha iniziato ad alimentare la cascata di 174 centrifughe IR-4, già installate presso l’impianto di Natanz, con UF6 naturale, ovvero esafluoruro di uranio, un composto impiegato nei processi di arricchimento dell’uranio per la produzione di combustibile nucleare e armi nucleari.

Si prevede, poi, che l’Iran installerà una seconda cascata di centrifughe nella medesima località. Come precisato dall’AIEA, le operazioni di installazione non hanno ancora avuto inizio, ma è stata verificata la presenza di macchinari IR-2m, più efficienti dell’IR-1. Nello specifico, al 15 marzo 2021, l’Iran utilizzava 5.060 centrifughe IR-1 installate in 30 cascate, 522 centrifughe IR-2m installate in tre cascate e 174 centrifughe IR-4 installate in una cascata, tutte volte ad arricchire l’UF6 naturale fino al 5 % di U-235, una percentuale superiore al 3,67% consentito dall’accordo sul nucleare, sebbene minore rispetto al 20% raggiunto nell’impianto di Fordow. Inoltre, in base a tale intesa, le uniche centrifughe che potrebbero essere installate nell’impianto di Natanz sono quelle di tipo IR-1, la cui efficienza è minore rispetto alle IR-4.

Le mosse di Teheran e il suo progressivo allontanamento dal cosiddetto Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) derivano da una legge approvata dal Parlamento iraniano che, tra le diverse clausole, prevede operazioni di arricchimento dell’uranio con almeno 1.000 centrifughe IR-2M a Natanz e attività di ricerca e sviluppo presso il sito nucleare di Fordow con almeno 164 centrifughe IR-6. Lo scopo della legge è incoraggiare i Paesi europei ad adempiere agli impegni presi con l’accordo del 2015, oltre che alle sanzioni imposte da Washington in seguito al suo ritiro unilaterale, risalente all’8 maggio 2018.

Ad oggi, le violazioni di Teheran mirano altresì ad esercitare maggiore pressione sul presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale sembra essere disposto a rilanciare l’accordo, ma ha più volte ribadito come sia necessario dapprima che l’Iran rispetti il patto del 2015 per riprendere gli sforzi diplomatici. Pertanto, le due parti sono bloccate in una situazione di stallo, in cui ciascuna aspetta che sia l’altra ad agire per prima. A tal proposito, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha riferito che l’Iran e gli USA non sono soliti scendere a compromessi, ma ora sarebbe necessario trovare un punto di incontro che ponga fine allo stallo. Da parte sua, il portavoce del governo iraniano, Ali Rabiei, ha ribadito che l’accordo sul nucleare non necessita di essere rinegoziato e che l’elemento più importante è il ritorno immediato degli USA e la revoca delle sanzioni. In tale quadro si collocano anche le dichiarazioni, del 16 marzo, del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, secondo cui gli sforzi volti a rilanciare l’accordo stanno incontrando diversi ostacoli, anche a causa di “problemi tattici” e della situazione interna in Iran, un Paese in attesa delle elezioni presidenziali di giugno.

Il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), è stato firmato durante l’amministrazione di Barack Obama, il 14 luglio 2015, a Vienna, da parte di Iran, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Unione Europea. Questo prevede la sospensione di tutte le sanzioni nucleari imposte precedentemente contro l’Iran dall’Unione Europea, dall’Onu e dagli USA, in cambio della limitazione delle attività nucleari da parte del Paese mediorientale e ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica presso gli impianti iraniani. L’8 maggio 2018, durante la presidenza di Donald Trump, Washington si è ritirata unilateralmente dall’accordo, imponendo nuove sanzioni contro Teheran che hanno, da un lato, aggravato le condizioni economiche del Paese mediorientale, e, dall’altro lato, acuito le tensioni tra Iran e Stati Uniti.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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