Mediterraneo: esercitazione navale tra Grecia, Israele, Cipro e Francia

0
771

(Roma, 12 marzo 2021). L’esercito israeliano ha rivelato di aver condotto un’esercitazione navale congiunta con Grecia, Cipro e Francia per rafforzare la cooperazione nel Mediterraneo in funzione anti-turca. L’addestramento, soprannominato Noble Dina, è stato guidato da Tel Aviv e ha previsto “procedure anti-sottomarino, scenari di ricerca e salvataggio e una simulazione di combattimenti tra navi”. Le attività si sono concluse giovedì 11 marzo.

“Nel corso dell’ultima settimana, la Marina militare ha condotto un’esercitazione su larga scala nella quale sono state messe in campo capacità nella guerra sottomarina, ricerca e salvataggio e combattimento in superfice”, ha dichiarato il capo delle Operazioni navali israeliane, l’ammiraglio Eyal Harel. “Queste esercitazioni sono di fondamentale importanza nel rafforzamento delle connessioni tra la Marina militare e le flotte straniere che condividono interessi comuni”, ha aggiunto.

Israele, Grecia e Cipro hanno intrapreso diverse iniziative negli ultimi mesi per rafforzare i legami reciproci. Tra queste, il piano per la costruzione di un mega cavo elettrico sottomarino, dalla capacità totale di 2000 MW, e la realizzazione del gasdotto EastMed, che si estenderà nel Mediterraneo per 1900 chilometri. Nel primo caso, Tel Aviv, Nicosia e Atene hanno firmato, l’8 marzo, un memorandum d’intesa che porterà all’attuazione del progetto “EuroAsia Interconnector”, una vera e propria autostrada elettrica lunga 1.208 km che creerà un percorso alternativo affidabile per il trasferimento di energia elettrica da e verso l’Europa. Nel secondo caso, i tre Paesi hanno firmato l’accordo per la costruzione del gasdotto il 2 gennaio 2020, definendo l’intesa “storica”. L’EastMed si pone quale alternativa per l’Europa, attualmente dipendente dalla Russia e dalla regione caucasica per quanto riguarda l’offerta di gas. Secondo il progetto presentato, il gasdotto partirà dalle riserve di gas naturale israeliane del bacino del Mar di Levante, per poi dirigersi verso Cipro, Creta e terminare in Grecia. Successivamente, dalla Grecia il gas giungerà in Italia attraverso un ulteriore gasdotto. Il progetto, secondo le stime, ha un valore di circa 6 miliardi di euro e, nel giro di 7 anni, dovrebbe soddisfare il 10% del fabbisogno di gas naturale dell’Unione Europea.

I ministri della Difesa di Grecia, Israele e Cipro si erano incontrati a Nicosia, il 12 novembre 2020, per aumentare la cooperazione militare. Le discussioni si erano concentrate sullo sviluppo e l’approfondimento delle collaborazioni in materia di sicurezza tra i tre Paesi e sulla valutazione delle sfide regionali comuni. Israele aveva poi discusso della vendita dei suoi armamenti con le controparti. Al termine del vertice, il ministro israeliano della Difesa, Benny Gantz, aveva dichiarato: “L’alleanza tra Israele-Cipro-Grecia è più forte che mai. Promuoveremo un’ampia cooperazione in materia di sicurezza che rafforzerà la nostra capacità di difesa e di creare migliaia di posti di lavoro in ciascuno dei tre Paesi”. L’incontro era avvenuto due settimane dopo un analogo vertice trilaterale, tenutosi il 27 ottobre ad Atene, alla presenza dei ministri degli Esteri di Israele, Grecia e Cipro. In una dichiarazione congiunta, le tre nazioni avevano affermato di considerare la cooperazione regionale come “una componente strategica centrale per garantire pace, stabilità e prosperità economica”.

Nonostante il blocco formato da Nicosia, Atene e Tel Aviv abbia forti connotazioni anti-turche, il quotidiano Daily Sabah ha reso noto, il 12 marzo, che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sarebbe in contatto con diversi Paesi, inclusa la Turchia, per quanto riguarda la questione del gas naturale nel Mediterraneo orientale. Le osservazioni del premier di Tel Aviv sono state annunciate pubblicamente durante un discorso al suo partito, il Likud, nel corso di un evento elettorale a Bat Yam, nel centro di Israele. Netanyahu ha confermato che il suo Paese sta anche tenendo colloqui con l’Egitto, con la Grecia e con l’amministrazione greco-cipriota, specificando che le discussioni hanno affrontato in particolare la questione dell’esportazione di gas in Europa.

Il ministro dell’Energia israeliano, Yuval Steinitz, ha detto alla stampa, il 9 marzo, che Tel Aviv sarebbe pronta a cooperare con Ankara e ha sottolineato che sarebbero in corso discussioni su eventuali esportazioni di gas in Turchia, un progetto ancora lontano dall’essere definito. Spingendosi oltre, Steinitz ha addirittura espresso la speranza che il governo turco partecipi agli incontri del cosiddetto Forum sul gas del Mediterraneo orientale, incentrato sull’EastMed. Le dichiarazioni del ministro sono giunte durante la sua visita a Cipro, l’8 marzo, per la firma dell’accordo sull’“EuroAsia Interconnector”.

Le relazioni tra la Turchia e Israele diminuirono drasticamente nel 2010, a seguito di un raid navale israeliano contro una nave umanitaria turca, la Mavi Marmara, in mare per fornire aiuti alla Striscia di Gaza. Il raid aveva ucciso 10 turchi e l’evento aveva causato una crisi senza precedenti nelle relazioni tra i due Paesi. Entrambi avevano richiamato in patria i loro rappresentanti diplomatici dopo l’attacco. Nel 2013, con le scuse di Netanyahu alla Turchia e il pagamento di 20 milioni di dollari a titolo di risarcimento, le relazioni turco-israeliane entrarono in un periodo di normalizzazione. Nel dicembre 2016, i Paesi hanno sottoscritto un accordo di riconciliazione e ribadito più volte la necessità di ulteriori miglioramenti nelle relazioni bilaterali. Ciononostante, i funzionari turchi continuano a condannare le politiche israeliane contro i palestinesi, compresi gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme e la situazione umanitaria a Gaza.

Anche Grecia e Turchia sono in disaccordo da anni per una questione riguardante la divisione dei confini marittimi nel Mediterraneo orientale e la sovranità sui diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione. Le acque, punteggiate principalmente da isole greche, sono ricche di gas e la delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive è fonte di controversia tra Turchia, Grecia e Cipro.

Ankara sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca. L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

(Foto-NATO)