Almeno 13 persone sono state uccise in un attacco condotto da uomini armati contro il villaggio di Damaga, situato nello Stato sud-occidentale di Zamfara. Secondo quanto riferito ai media locali da alcuni testimoni, gli aggressori sono piombati a bordo di motociclette e hanno aperto il fuoco sugli abitanti, rubando in seguito capi di bestiame. L’attacco cade mentre in Nigeria rimane alta l’allerta per ripetuti episodi di rapimenti di massa registrati nelle ultime settimane principalmente nello Stato di Zamfara, ma anche nel Katsina e nello Stato di Niger. Lo scorso 4 marzo uomini armati hanno attaccato la città di Ruwan Tofa, nello Zamfara, appiccando incendi e sequestrando almeno 60 persone. Secondo “Bbc Hausa”, l’edizione radiofonica in lingua hausa del gruppo, nei giorni precedenti gli stessi banditi hanno attaccato ripetutamente in zona, bruciando case, auto e negozi. Molte donne e bambini in età da allattamento fanno parte delle persone rapite. Un altro residente del villaggio ha riferito che gli aggressori hanno rapito alcuni abitanti con tutta la loro famiglia, oltre che i conoscenti dei leader della comunità. Una delle vittime dell’attacco ha detto che 15 membri della sua famiglia sono stati rapiti e tutte le sue proprietà distrutte durante l’attacco. Gli abitanti hanno anche sostenuto di aver chiamato in soccorso le forze di sicurezza nigeriane ma che i militari non sono arrivati. Contattato per un commento, il portavoce della polizia nazionale, Muhammad Shehu, non è stato raggiungibile al telefono.
Il rapimento del 4 marzo è il quarto episodio di violenze registrato in meno di una settimana nello Stato di Zamfara: lo scorso 26 febbraio uomini armati hanno rapito 317 studentesse da una scuola, liberandone pochi giorni dopo 279, mentre il primo marzo il villaggio di Sabuwar Tunga è stato attaccato due volte nel giro di poche ore, prima da banditi locali – che hanno ucciso 40 residenti – poi da altri uomini armati che hanno sequestrato oltre 100 persone. Fra i rapiti, anche in questo caso i testimoni locali parlano di molte donne con i loro bambini e riferiscono che un neonato di pochi giorni è stato riportato alla comunità poche ore dopo l’attacco. Nel cercare i motivi di questa concentrazione di rapimenti di massa nello Zamfara – dove si trovano numerose miniere d’oro irregolari – i media nigeriani ricordano che nel 2019 le autorità locali hanno raggiunto un controverso accordo di pace con banditi e milizie di autodifesa, mentre di recente il presidente Muhammadu Buhari ha invitato le autorità della regione a non scendere più a patti con i banditi, smettendo di cedere al pagamento di riscatti.
Dopo aver convocato i vertici delle Forze armate e promesso che i responsabili saranno assicurati alla giustizia, il presidente ha vietato le attività minerarie nello Zamfara e lo ha dichiarato una “no-fly-zone”, come misura di sicurezza in caso di nuove violenze e lasciando presumere un’agevolazione per eventuali manovre militari. La recente ondata di rapimenti registrata nello Zamfara denota in ogni caso uno spostamento a ovest del baricentro dell’azione jihadista, anche con l’inglobamento sottotraccia di “banditi” già attivi in zona, con conseguenze che hanno spinto migliaia di persone alla fuga. Secondo dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), dall’inizio dell’anno oltre 7.660 persone hanno cercato riparo nel vicino Niger ed in particolare nella regione meridionale di Maradi, che ospita ora quasi 100 mila persone di cui 77 mila nigeriane, tutte fuggite dagli incessanti attacchi negli stati di Katsina, Sokoto e Zamfara. (Nova News)