La mappa delle visite di Papa Francesco nei luoghi sacri dell’Islam

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(Roma, 06 marzo 2021). Quella di Bergoglio in Iraq è la sesta visita in un Paese musulmano, dopo Egitto, Emirati, Marocco, Turchia e Azerbaigian. « È importante peregrinare verso i luoghi sacri: è il segno più bello della nostalgia del Cielo sulla Terra », ha detto il pontefice.

« È importante peregrinare verso i luoghi sacri: è il segno più bello della nostalgia del Cielo sulla Terra. Perciò amare e custodire i luoghi sacri è una necessità esistenziale, nel ricordo del nostro padre Abramo, che in diversi posti innalzò verso il cielo altari al Signore ». Sono le parole di papa Francesco pronunciate nell’incontro interreligioso di Ur dei Caldei durante la sua visita storica in Iraq. Il Pontefice si è recato nella Terra di Abramo per sottolineare « l’importanza del ritorno ai luoghi sacri dopo la persecuzione » ma anche per marcare la sua apertura verso il mondo islamico.

E’ la sua sesta visita in un Paese musulmano dopo Egitto, Emirati, Marocco e Turchia ed è la prima in una nazione con la forte presenza della maggioranza sciita. Francesco ha voluto così porgere la mano della Chiesa a tutto il mondo islamico non solo a quello maggioritario. E lo testimonia il colloquio – durato oltre cinquanta minuti – con l’ayatollah Ali al-Sistani a Najaf. Francesco ha voluto onorare i luoghi sacri dell’Iraq che in questi anni – e non solo – hanno tanto sofferto a causa di odio e violenza.

Najaf

Papa Francesco, al primato della visita in Iraq, ha voluto sommarne un altro: quello della più alta carica della Chiesa a visitare la città sacra di Najaf, luogo di pellegrinaggio per decine di migliaia di sciiti ogni anno. Nel mondo solo la città santa iraniana di Qom la supera per importanza agli occhi degli sciiti. Najaf accoglie il santuario dell’Imam Ali bin Abi Talib, il cugino del profeta Maometto, califfo e guida degli sciiti. La città è gioiello accademico del mondo sciita, qui si sono formati i sapienti più grandi, tra cui proprio l’ayatollah Ali al-Sistani.

L’Antica città di Ur

Considerata un luogo simbolico per i seguaci delle religioni monoteiste perché menzionata nei libri sacri come il luogo di nascita del profeta Abramo, il quale, secondo la narrativa religiosa, rifiutò il culto del suo popolo agli e ne uscì portando il messaggio dell’unico Dio, secondo le credenze monoteiste. Abramo è ricordato come il « padre » dei messaggi celesti, indipendentemente dai suoi seguaci.

La visita del Papa nella sua città natale rientra nel quadro della sua ricerca di ciò che unisce e non ciò che divide. L’immagine dell’Iraq nei media di tutto il mondo è spesso legata a guerre, massacri e devastazioni e la visita del Papa mette in risalto il valore civile, culturale e umano di quella terra. La Mesopotamia non fu solo il luogo di nascita di molte scienze umane ma anche la prima culla dell’idea religiosa delle antiche civiltà. La terra dell’Iraq ha un posto simbolico nelle credenze dei seguaci di tutte le religioni monoteiste. Ebrei, cristiani e musulmani sono unanimi nel credere alla storia della Torre di Babele e alla buona novella del profeta Giona al popolo di Ninive, e prima di questo e quello, sulla nascita del profeta Abramo, nella piana di Ur, che nella tradizione cristiana è legata al patriarca del popolo d’Israele. Ur dei Caldei, una delle più antiche e importanti città sumeriche, conosciuta come Tell al-Muqayyar, ‘collina della pace’, è stata la capitale di un impero Sumerico, che alla fine del III millennio a.C. dominava su tutta la Mesopotamia.

Francesco e le altre terre dell’Islam

Nel 2017 Papa Bergoglio avviò dal Cairo il suo cammino di fratellanza verso il mondo islamico. Qui fece il suo discorso alla celeberrima Università di Al Azhar, da dove nel 2009 l’allora presidente americano, Barack Obama, propose il « nuovo inizio » nei rapporti tra Occidente e Islam dopo l’orrore dell’11 settembre.

Al Cairo Francesco strinse il suo rapporto fraterno con l’Imam dei Al Azhar, una delle cariche più alte del mondo sunnita, Ahmad Al-Tayyib. E con lui ha firmato il documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, il 4 febbraio 2019 al Founder’s Memorial di Abu Dhabi. Terra solcata per la prima volta da un Papa. Bergoglio visitò l’Università, per secoli faro invece della sapienza sunnita, il 28 aprile 2017. L’Università, il più grande istituto accademico religioso del mondo islamico, ha sede nella moschea di al-Azhar « ‘al-Giāmi’ al-azhar ‘la moschea splendida’ del Cairo, fondata nel 970. E’ una delle più note moschee di tutto il mondo islamico.

Meno di due mesi dopo Francesco è stato accolto in Marocco, porta d’Africa e ponte con l’Europa. Qui con il re Mohammed VI, ritenuto emiro dei fedeli, ha visitato l’istituto degli Imam, predicatori e predicatrici. Qui si formano centinaia di imam provenienti dall’Africa e dall’Europa. In modo che possano tornare nei loro Paesi a predicare il messaggio della fratellanza, contro ogni estremismo.

Il 26 maggio 2014, il pontefice incontrò il Muftì di Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio in ebraico), luogo sacro fondamentale sia per i musulmani che per gli ebrei che sorge su una collina all’interno della città vecchia. Per i musulmani è il ‘luogo più vicino al Paradiso’, per gli ebrei è la fonte dell’ebraismo.

Pochi mesi dopo, il 29 novembre, il Papa ha visitato la basilica di Santa Sofia (non ancora moschea, prima della riconversione decisa a luglio dell’anno scorso) a Istanbul. Nella metropoli sul Bosforo, Bergoglio ha visitato anche la Moschea Blu, inaugurata nel 1617 durante il mandato di Mustafa I e il cui nome in lingua turca è Sultanahmet Camii, ovvero Moschea del Sultano Ahmed I. Bergoglio era accompagnato dalla massima autorità islamica turca, il Gran Muftì.

Il 2 ottobre 2016, il Papa ha visitato la moschea di Baku, con lo sceicco capo dei musulmani nella regione e rappresentanti ebrei ed ortodossi. Dall’Azerbaigian, Paese musulmano dove vivono poche centinaia di cattolici, Francesco ha lanciato un appello: « Mai più violenza nel nome di Dio ». Dio, ha ammonito, « non può essere invocato per interessi di parte e per fini egoistici, non può giustificare alcuna forma di fondamentalismo, imperialismo o colonialismo”.

(AGI)