(Roma, 05 marzo 2021). Porre fine alle violenze, alla guerra e al settarismo, favorire gli operatori di pace e avviare la ricostruzione dell’Iraq, anzitutto spargendo semi di riconciliazione e di convivenza fraterna. È questo l’appello lanciato da papa Francesco agli iracheni nella prima giornata dello storico Viaggio apostolico in Iraq, il primo di un pontefice nel Paese del Golfo a maggioranza sciita. Al suo arrivo all’aeroporto di Baghdad, il Papa è stato accolto con tutti gli onori di un capo di Stato, ed è stato ricevuto dalle principali autorità politiche e religiose del Paese. Il primo incontro è stato quello con il premier Mustafa al Kadhimi, nella sala vip dell’aeroporto di Baghdad. Dopo il colloquio con il premier, il Papa ha percorso i circa 25 chilometri che dividono l’aeroporto dal Palazzo presidenziale a bordo di un’auto coperta, probabilmente blindata, attraversando una Baghdad completamente deserta a causa del lockdown imposto dalle autorità per prevenire i contagi da Covid-19. Giunto al Palazzo presidenziale, papa Francesco è stato accolto dal presidente della Repubblica Barham Salih, con il quale ha tenuto il primo discorso del Viaggio apostolico parlando a 150 personalità religiose e politiche e del corpo diplomatico. “Tacciano le armi, se ne limiti la diffusione qui e ovunque”, ha dichiarato Francesco nel suo discorso pronunciato in italiano, nel quale ha ringraziato la comunità irachena e le autorità per l’accoglienza ricevuta, sottolineando come questo viaggio abbia rappresentato il coronamento di un desiderio a lungo espresso. Il pontefice ha ricordato come la terra dell’Iraq sia “strettamente legata, attraverso il patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza”. Nel salutare tutti i presenti, il Papa ha sottolineato prima di tutto di venire “come pellegrino” per incoraggiare pastori, religiosi e fedeli della Chiesa Cattolica “nella loro testimonianza di fede, speranza e carità in mezzo alla società irachena”.
Nel suo discorso il Papa si è concentrato sulle grandi sfide che sta affrontando la popolazione irachena, martoriata da troppi anni da violenze, guerra e divisioni. Oltre alle sofferenze patite dalla minoranza cristiana, Francesco ha ricordato gli yazidi, comunità religiosa del nord dell’Iraq, quasi cancellata dalla furia persecutrice dello Stato islamico durante l’occupazione della provincia di Ninive tra il 2014 e il 2017. “Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale, si dia voce agli artigiani della pace”, ha dichiarato il Papa. “Basta violenze, basta estremismi, fazioni, intolleranze, si dia spazio a tutti i cittadini che vogliono costruire nel dialogo, a chi si impegna nella riconciliazione e per il bene comune”, ha affermato il Papa. Secondo Bergoglio, per costruire le basi della democrazia in Iraq è indispensabile assicurare la partecipazione di tutti i gruppi politici sociali e religiosi e garantire diritti ai cittadini. “Nessuno deve essere considerato cittadino di seconda classe”, ha dichiarato il Papa. Il pontefice ha sottolineato che la Chiesa cattolica desidera essere amica di tutti e attraverso il dialogo collaborare in modo costruttivo insieme alle altre religioni per la causa della pace. “L’antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita nel Paese costituiscono una ricca eredità. La loro partecipazione alla vita pubblica da cittadini che godono di pieni di diritti, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico, culturale, può contribuire alla prosperità e all’armonia nel Paese”, ha dichiarato il Papa. Nel suo intervento il pontefice ha sottolineato, in merito alla situazione dell’Iraq, che la comunità internazionale “ha un ruolo decisivo” nella stabilità della regione. Citando la situazione nella vicina Siria, il Papa ha sottolineato che “le sfide interpellano l’intera famiglia umana e richiedono una cooperazione su scala globale al fine di affrontare le diseguaglianze economiche che mettono a rischio la stabilità di queste terre”.
Nel suo discorso il Papa ha ricordato l’impegno delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie cattoliche che da anni assistono la popolazione civile. “Auspico che le nazioni non ritirino la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttivo e continuino ad operare in spirito comune alle autorità locali senza imporre processi politici o ideologici”, ha affermato papa Francesco. “La religione deve essere al servizio della pace e della fratellanza”, ha sottolineato il Papa. Dopo la visita al Palazzo presidenziale, Francesco ha partecipato al primo degli appuntamenti dedicati alla comunità cristiana irachena, particolarmente martoriata negli ultimi decenni e passata, fra il 2003 e il 2015, da oltre 1,5 milioni di persone a meno di 300 mila. Il primo incontro con la comunità cristiana irachena è stato organizzato nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad di Nostra Signora del Perpetuo soccorso, uno dei simboli delle sofferenze della comunità cristiana in Iraq dopo il sanguinoso attentato terroristico che nel 2010 provocò la morte di 48 persone. Accogliendo il papa nella cattedrale insieme al patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignazio Yusuf III Yunan, il cardinale Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, ha ringraziato il pontefice per la sua “visita coraggiosa” nella “terra di Abramo, padre dei credenti”. “I cristiani erano la grande maggioranza all’arrivo dei musulmani nel nostro paese, e diedero molto ai musulmani. Anzi, i nostri antenati hanno creato un modello di coesistenza”, ha aggiunto. “Oggi siamo diventati una minoranza ma siamo una minoranza viva e attiva e abbiamo contribuito alla costruzione dell’Iraq e allo sviluppo della sua cultura”, nonostante le molte difficoltà, “pericoli e persecuzioni”, ha detto il cardinale, citando il bombardamento della cattedrale del 31 ottobre 2010, nel quale persero la vita 48 “martiri”. “Nell’agosto 2014 l’Isis ha fatto fuggire tutti i 120 mila cristiani della piana di Ninive e di Mosul: Ringraziamo Dio per il fatto che queste aree siano state liberate nel 2017, e quasi il 50 per cento dei loro abitanti sono tornati”, ha proseguito.
Rivolgendosi alla comunità cristiana Papa Francesco ha ringraziato i vescovi e religiosi iracheni per essere stati accanto al loro popolo, nonostante le difficoltà che questo ha attraversato negli ultimi anni. “Vi ringrazio di essere rimasti vicini al vostro popolo, sostenendolo, sforzandovi di soddisfare i bisogni della gente invitando ciascuno a fare la sua parte. L’apostolato educativo e quello caritativo delle vostre chiese particolari rappresentano una preziosa risorsa per la vita sia della comunità ecclesiale che dell’intera società”, ha detto. “Vi incoraggio a perseverare in questo impegno, al fine di garantire che la comunità cattolica in Iraq, sebbene piccola come un granello di senape”, continui ad accompagnare il “cammino del Paese nel suo insieme”, ha detto. “Le difficoltà fanno parte dell’esperienza quotidiana dei fedeli iracheni. Durante gli ultimi decenni voi, i vostri concittadini, avete dovuto affrontare gli effetti della guerra e delle persecuzioni”, ha aggiunto, la fragilità delle “infrastrutture di base” e la continua “lotta per la sicurezza economica e personale, che spesso ha portato a sfollamenti interni e alla migrazione” di cristiani in altre parti del mondo, ha aggiunto. Il viaggio di papa Francesco proseguirà domani con una delle tappe più significative sia da un punto di vista del dialogo interreligioso che geopolitico: l’incontro a Najaf con il grande ayatollah Ali al Sistani, guida dell’islam sciita iracheno, nel primo colloquio tra un pontefice cattolico e un ayatollah sciita. Come più volte affermato in questi giorni dagli organizzatori del Viaggio apostolico quella ad Al Sistani sarà una visita di cortesia e non è prevista la firma di alcuna dichiarazione congiunta o documento interreligioso. Dopo la tappa a Najaf, il Papa si recherà nel sito di Ur dei caldei, situato nei pressi della città di Nassiriya. Ur è considerata dalla Bibbia il luogo di nascita di Abramo e ha un significato per le tre religioni monoteiste: ebraica, cristiana e musulmana. Nel sito dell’antica città si terrà l’incontro interreligioso con i rappresentanti delle varie fedi presenti in Iraq, tra cui la comunità degli yazidi, particolarmente colpita dalle persecuzioni condotte nel 2014 dallo Stato islamico. Nel pomeriggio del 6 marzo, il Papa celebrerà la messa nella Cattedrale caldea di Baghdad, la prima in rito caldeo per un pontefice della Chiesa cattolica, insieme al cardinale Louis Raphael Sako, patriarca dei caldei.