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Siria-Iraq: USA proseguono dislocamento di forze dal territorio iracheno a quello siriano

(Roma il 24 febbraio 2021). La stampa governativa siriana continua a segnalare movimenti di truppe e forze militari statunitensi dell’Iraq alla Siria. Come indicato dall’agenzia di stampa “Sana”, con foto a corredo, le forze statunitensi avrebbero inviato in Siria, dal nord dell’Iraq, un convoglio comprendente veicoli militari corazzati e materiale logistico. Secondo fonti locali del villaggio di Assweidyah, nel nord-est della provincia di Al Hasaka, il convoglio, formato in tutto da 40 veicoli (di cui 20 mezzi corazzati), è entrato in territorio siriano dall’Iraq, diretto verso la base statunitense di Rumailan, situata a circa 20 chilometri dal confine tra Siria e Iraq. Due elicotteri sarebbero invece atterrati, sempre secondo quanto riferisce la “Sana”, nella base di Al Shaddadi, nella provincia di Al Hasaka, a circa 100 chilometri a sud di Assweidyah e a 50 chilometri dal confine con l’Iraq. I media siriani sostengono, citando fonti locali, che i due elicotteri trasportavano proiettili di artiglieria e missili a spalla di tipo Rpg. Entrambe le basi sono situate nei territori controllati dalle Forze democratiche siriane (Fds).

Gli episodi segnalati dalla stampa siriana sono l’ultimo atto di quello che appare come una sorta di parziale ridislocamento delle forze armate statunitensi dall’Iraq alla Siria, nell’ambito della riduzione del contingente militare di stanza in territorio iracheno a favore di una maggiore presenza di forze di altri Paesi Nato. Lo scorso 10 febbraio, sempre la “Sana” aveva riferito dell’invio di rinforzi nelle basi Usa situate nel nord-est della Siria, in particolare con il trasferimento di velivoli militari e materiale logistico nelle basi di Al Shaddadi e presso il giacimento di gas di Koniko, rispettivamente nelle province di Al Hasaka e Deir ez-Zor. Secondo l’agenzia di stampa governativa siriana “aerei militari appartenenti alle forze Usa » avevano « paracadutato tre carichi di materiale logistico » sulla base di Al Shaddadi, a sud di Al Hasaka, mentre a Deir ez-Zor il giacimento di gas di Koniko era stato raggiunto da 16 camion portacontainer, accompagnati da un veicolo militare corazzato. Movimenti di forze statunitensi erano già stati segnalati il 21 gennaio, pochi giorni dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden, con il trasferimento di mezzi e uomini attraverso il valico di confine di al Waleed. Il punto di frontiera collega tramite l’autostrada M2 la provincia irachena dell’Anbar alla provincia siriana di Homs dove ha sede la base militare di al Tanf, controllata dagli Stati Uniti. Il convoglio sarebbe stato formato da almeno 40 mezzi scortati da elicotteri d’attacco giunti nella base, che è sotto controllo delle forze della coalizione internazionale contro lo Stato islamico dal 2016.

I trasferimenti di forze e materiale bellico dall’Iraq alla Siria sembrano essere quindi proseguiti, nell’ultimo mese, e potrebbero confermare la riduzione del continente statunitense in territorio iracheno e dell’Operazione Inherent Resolve a favore di un rafforzamento della missione Nato. Come annunciato la scorsa settimana dal segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, i ministri della Difesa della Nato hanno deciso di espandere la missione di addestramento dell’Alleanza in Iraq, passando da 500 a 4 mila unità per sostenere le forze irachene nella lotta al terrorismo e garantire che lo Stato islamico non ritorni. Secondo diversi osservatori la guida della missione Nato, attualmente affidata alla Danimarca, potrebbe essere affidata dall’Italia, che nell’ambito dell’operazione Inherent Resolve addestra e organizza i Peshmerga curdi e le forze irachene.

Finora Washington ha negato di aver aumentato le proprie forze nel nord-est del Paese. Lo scorso 22 febbraio il portavoce della coalizione, Wayne Marotto, ha scritto infatti su Twitter che “il volume di forze e basi non è aumentato”. Marotto ha ribadito che la funzione delle forze della coalizione internazionale nel nord-est della Siria non ha registrato alcun cambiamento, sottolineando che essa opera con i propri partner, le Forze democratiche siriane (Fds) a maggioranza curda, per sconfiggere lo Stato islamico (Is). Il portavoce ha inoltre sottolineato che la coalizione conduce regolarmente pattugliamenti di sicurezza, allo scopo di rifornire i convogli, potenziare e sostenere le basi militari.

Nonostante le smentite, secondo diversi osservatori, gli Usa starebbero tentando di rinforzare le difese alla base di Al Tanf, da un lato, e dall’altro presidiare i giacimenti di petrolio e gas controllati dalle forze curde. Negli ultimi mesi l’area ha assistito a una duplice minaccia. Da un lato, infatti, lo Stato islamico il 30 dicembre ha rivendicato una devastante imboscata contro un autobus dell’esercito siriano nella vicina provincia di Deir ez Zor, uccidendo almeno 37 soldati siriani. Allo stesso tempo sono aumentati gli scontri tra le forze curde appoggiate dagli Stati Uniti e la Turchia e le milizie sostenute da Ankara a nord di Raqqa, ex roccaforte dello Stato islamico. Intanto la Russia sta rafforzando la propria presenza militare nell’est della Siria. Facendo seguito agli annunci di un imminente ritiro dalla Siria fatto nel corso del 2020 dall’amministrazione Trump, Mosca si è posta sempre di più come un possibile alleato dell’Amministrazione autonoma curdo-siriana nel quadro di tensioni registrate nel nord-est della Siria fra le Forze democratiche siriane (Fds) e le milizie sostenute dalle forze della Turchia.

(Agenzia Nova)

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