Terrorismo: arrestato il leader di al-Qaeda nella Penisola Arabica

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Le Nazioni Unite hanno riferito che il leader di al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP), Khalid Batarfi, è detenuto da diversi mesi, mentre il numero due dell’organizzazione terroristica, Saad Atef al-Awlaqi, è stato ucciso.

Stando a quanto rivelato dall’Analytical Support and Sanctions Monitoring Team in un rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 4 febbraio, Batarfi è stato catturato nel mese di ottobre 2020 in Yemen, nel corso di un’operazione nella città di al-Ghayda, nella provincia occidentale di al-Mahra, durante la quale al-Awlaqi è stato ucciso. Il leader era stato nominato a capo dell’organizzazione dopo la morte del suo predecessore, Qassim al-Rimi, annunciata dall’ex presidente statunitense, Donald Trump, il 6 febbraio 2020. Nato in Arabia Saudita, a Riad, Batarfi proviene da una famiglia yemenita. È stato addestrato dalla branca di al-Qaeda in Afghanistan fino agli attentati dell11 settembre 2001, per poi unirsi alla filiale della medesima organizzazione in Yemen. Qui, Khalid era considerato un ideologo del gruppo e, a detta delle Nazioni Unite, ha contribuito a diverse operazioni all’estero prima di essere nominato alla guida dell’organizzazione.

Il report non ha rivelato ulteriori dettagli circa l’operazione effettuata, né è stato precisato il luogo in cui Batarfi è detenuto. Tuttavia, è stato dichiarato che, alla fine del 2020, AQAP ha subito una serie di battute d’arresto, esacerbate da un clima di dissenso interno, alla cui guida vi è uno degli ex luogotenenti di Batarfi, Abu Omar al-Nahdi. Tra le altre perdite, nel documento viene fatto riferimento anche all’uccisione del leader dell’organizzazione ad Abyan, Al-Khadr al-Walidi, ucciso a novembre, mentre diversi militanti sono stati costretti a lasciare Bayda per rifugiarsi verso Shabwa, Ma’rib e Abyan. Nonostante tali episodi negativi, AQAP è riuscita a condurre un attacco di successo a Lawdar, nel Governatorato di Abyan, nel mese di dicembre, che ha causato la morte di diversi membri delle forze della cintura di sicurezza, affiliate ai gruppi separatisti yemeniti del Sud e sostenute dagli Emirati Arabi Uniti (UAE). A detta delle Nazioni Unite, ciò dimostra come la minaccia terroristica in Yemen non sia da sottovalutare, in quanto i gruppi terroristici continuano a rimanere attivi e a colpire “obiettivi infrastrutturali”.

AQAP viene considerata tra gli affiliati di al-Qaeda più pericolosi per la regione yemenita. Sin dalla sua nascita, nel gennaio 2009, l’organizzazione è stata in grado di sviluppare una rete letale a livello internazionale, mantenendo la propria base in Yemen e rimanendo particolarmente attiva in alcune province meridionali e orientali yemenite, tra cui Abyan, Shabwa e al-Bayda. A favorire le sue attività interne ed estere, vi è il perdurante conflitto e la situazione di grave instabilità che caratterizza tuttora lo Yemen. In tale quadro, è stato proprio AQAP a rivendicare alcuni attentati all’estero, tra cui la strage nella redazione di Charlie Hebdo, verificatasi tra il 7 e 9 gennaio 2015, e la sparatoria avvenuta nella base aeronavale in Florida, il 6 dicembre 2019.

Gli Stati Uniti, da parte loro, nel corso dei primi anni della precedente amministrazione, hanno intensificato le operazioni anti-terrorismo contro l’ISIS e AQAP, al fine di danneggiarne l’operatività. A tal proposito, il 4 febbraio, il presidente neoeletto, Joe Biden, ha dichiarato che il proprio Paese, seppur determinato a porre fine al conflitto yemenita, continuerà a prestare sostegno nella lotta al terrorismo in Yemen.

Nell’analisi della minaccia terroristica nella penisola arabica, nel report del 4 febbraio è stato affermato che i recenti accordi di normalizzazione tra Israele e alcuni Paesi arabi sono stati al centro della propaganda di alcune organizzazioni attive nella regione. A tal proposito, sia al-Qaeda sia AQAP hanno rilasciato dichiarazioni, attraverso i propri media, in cui sono state espresse condanne contro gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, mentre gli altri Paesi della regione sono stati esortati a non seguire il loro esempio. Nonostante i militanti dei diversi gruppi terroristici siano stati incoraggiati a vendicarsi, sino ad ora non è stato segnalato ancora nessun episodio collegabile a messaggi simili. (Sicurezza Internazionale)