Siria: Deraa, i «notabili» si arrendono, ma solo in parte

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(Roma il 28 gennaio 2021). I rappresentanti del governatorato di Daraa, situato nel Sud della Siria, hanno accettato di consegnare le armi appartenenti agli ex-combattenti dei gruppi di opposizione, ma si sono rifiutati di deportare gruppi di cittadini verso il Nord della Siria, così come richiesto dal governo di Damasco, legato al presidente siriano, Bashar al-Assad.

Stando a quanto riportato dal quotidiano al-Araby al-Jadeed, le negoziazioni tra i delegati di Assad e il cosiddetto “Comitato centrale” di Daraa sono terminate nella sera del 27 gennaio, dopo giorni di tensioni che avevano portato il governo di Damasco a minacciare un’operazione militare, nel caso in cui i gruppi di Daraa non avessero accettato le sue richieste, ovvero deporre le armi e trasferire cittadini, perlopiù ex combattenti dei gruppi di opposizione, verso Idlib, la regione del Nord-Ovest siriano tuttora controllata dalle fazioni ribelli.

Secondo un attivista locale, Muhammad al-Hourani, si prevede che nella giornata del 28 gennaio, termine ultimo posto per una eventuale resa, si terrà una riunione in cui verrà chiesto ai funzionari di Assad di annullare o posticipare il trasferimento degli abitanti di Daraa, in quanto si teme che questo possa avere conseguenze negative per l’intera regione meridionale. Nel frattempo, però, ha specificato l’attivista, il regime sembra essere fermo sulla propria posizione, richiedendo lo sfollamento di sei ex combattenti e delle loro famiglie nel Nord della Siria e minacciando di intervenire nelle aree occidentali nel caso di mancato adempimento.

L’eventuale operazione avrebbe come obiettivo soprattutto Tafas, città situata alla periferia di Daraa. Motivo per cui, nella giornata del 27 gennaio, le forze di Assad hanno inviato ulteriori rinforzi nell’area occidentale, in preparazione a una eventuale offensiva, mentre aerei da combattimento hanno sorvolato la regione, per la prima volta dal 2008. Parallelamente, è stato impedito l’ingresso dei carichi di pane e farina, destinati alla popolazione locale, al fine ultimo di convincere gli abitanti ad accettare le richieste di Damasco. Al momento, il destino di Daraa sembra essere ancora incerto e la popolazione attende gli esiti definitivi del meeting di giovedì.

L’area di Daraa è nota per essere stata la culla della rivoluzione in Siria, che ha avuto inizio il 15 marzo 2011 ed è tuttora in corso. In particolare, è qui che alcuni giovani ribelli avevano scritto su un muro uno dei primi slogan antiregime, tra cui “È il tuo turno, dottore”, con riferimento al presidente siriano Assad. Risale al mese di luglio 2017 l’accordo per il cessate il fuoco a Daraa, Quneitra e Suweida, in cui parteciparono anche Stati Uniti, Russia e Giordania. Combattenti e famiglie locali hanno poi evacuato l’area nel mese di luglio 2018, dopo settimane di violenti bombardamenti, seguiti da un accordo di resa con il regime siriano e la Russia.

Diversamente da altre zone circostanti, ritornate, nel corso del tempo, nelle mani del regime, l’esercito di Assad non ha dispiegato le proprie forze nell’area, facendo affidamento su alleati presenti sul posto per garantire la sicurezza della provincia. Numerosi combattenti dell’opposizione sono, però, rimasti nel governatorato, mantenendo il controllo di vaste aree rurali a Sud, Est ed Ovest. Alcuni cooperano con le istituzioni statali, altri si sono uniti al contingente dell’esercito del regime appoggiato dalla Russia. Pertanto, i diversi gruppi di opposizione del governatorato di Daraa sono in parte appoggiati da Mosca, con particolare riferimento a quelli stanziati a Nord e Nord-Est, mentre altri ricevono il sostegno di Teheran e di Hezbollah.

Nel frattempo, il conflitto siriano, che vede contrapporsi l’esercito di Assad, sostenuto da Mosca, e i gruppi di opposizione, appoggiati da Ankara, non può dirsi concluso. A Idlib, nel Nord-Ovest, le forze di Damasco continuano a infrangere sporadicamente la tregua stabilita da Russia e Turchia il 5 marzo 2020, la quale ha consentito di scongiurare una violenta operazione nell’ultima roccaforte controllata dai ribelli. Parallelamente, a Nord-Est, i membri dell’Esercito Siriano Libero (ESL), appoggiato da Ankara, continuano a colpire la periferia di Ain Issa e Hasakah, nel tentativo di prendere il controllo dell’area, mentre le Syrian Democratic Forces (SDF), coadiuvate da truppe statunitensi, continuano a condurre operazioni a Deir Ezzor, nella Siria orientale.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)