(Roma il 28 gennaio 2021). La polizia ha sparato contro i dimostranti che hanno lanciato delle bombe. La seconda città del Paese vive una profonda crisi economica aggravata dalle misure anti Covid.
È di 220 feriti, tra cui una trentina di militari e agenti di polizia, il bilancio degli scontri nella notte in Libano tra le forze dell’ordine e i manifestanti contro il governo nella città di Tripoli, a nord di Beirut. Lo riferiscono la Croce Rossa libanese e le autorità sanitarie di Tripoli, tornata al centro da giorni di intense agitazioni popolari provocate dalla profonda crisi economica, aggravata dalle misure anti-Covid.
In centinaia sono scesi in piazza nel pomeriggio di mercoledì per denunciare l’assenza di qualsiasi aiuto economico nonostante un blocco nazionale per contrastare il coronavirus, che costringe quasi tutte le attività a chiudere e a rimanere in casa. E per chiedere il rilascio dei fermati nei giorni scorsi. Nelle ultime 72 ore si sono registrati circa 300 feriti nelle ripetute proteste di Tripoli che è scesa in piazza per il terzo giorno consecutivo. La polizia ha fatto sapere che alcuni agenti sono stati raggiunti da alcune vecchie bombe a mano di fabbricazione russa, due delle quali esplose e una terza rimasta inesplosa.
Dopo una serie di cortei e sit-in svoltisi per tutta la giornata di fronte a un palazzo governativo a Tripoli, in tarda serata sono scoppiati gli scontri tra decine di manifestanti e militari dell’esercito, con lancio di bottiglie incendiarie e pietre da parte dei dimostranti. I militari hanno risposto con cannoni d’acqua, fumogeni e pallottole vere, secondo Al Jazeera. Le immagini in diretta trasmesse in televisione hanno mostrato agenti armati che sparavano contro un folto gruppo di rivoltosi che si sono avvicinati a loro lanciando sassi nel centro di Tripoli.
Il Libano ha esteso il lockdown fino all’8 febbraio mentre le morti di Covid continuano ad aumentare. I medici libanesi in terapia intensiva temono una nuova forte ondata di contagi.
(Foto: AFP/La Repubblica)