La Svezia sospende i pagamenti a Pfizer: scintille sulle dosi estraibili da ciascuna fiala

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(Roma il 26 gennaio 2021). Pagamenti sospesi per il vaccino anti Covid e braccio di ferro in corso tra la Svezia e Pfizer. Ancora una volta, nell’occhio del ciclone c’è l’azienda americana, già travolta dalle polemiche relative al ritardo delle consegne delle sue dosi in tutta l’Europa. Stoccolma non ha più intenzione di sborsare denari fino a quando Pfizer non offrirà un chiarimento sul numero di dosi fatturato. La casa farmaceutica, infatti, ha addebitato sei dosi per fiala. Solo che, in principio, si pensava che da ciascuna fiala se ne potessero estrarre solo cinque.

La disputa sulle dosi ha quindi spinto la Svezia a chiamare in causa l’Unione europea. Insomma, l’azienda ha addebitato una dose in più per ogni fiala, anche se inizialmente si riteneva che se ne potesse prelevare una in meno. E questo, fanno notare i media svedesi, è avvenuto dopo l’annuncio dell’Agenzia europea per i farmaci sul fatto che potessero esserne estratte sei con un ago particolare.

Adesso, Bruxelles e Pfizer devono raggiungere un accordo sul numero preciso di dosi da conteggiare per ogni singola fiala, altrimenti il governo svedese si tirerà indietro. “Fino ad allora, abbiamo detto all’azienda che dobbiamo aspettare con le fatture che sono disponibili finchè non otteniamo chiarezza su ciò che si applica”, ha detto il capo epidemiologo Anders Tegnell al quotidiano Dagens Nyheter.

Il disaccordo sulle dosi

“È inaccettabile. Se un Paese ha la possibilità di ricevere solo cinque dosi, ha ricevuto meno dosi allo stesso prezzo“, ha tuonato il coordinatore svedese per i vaccini Richard Bergstroem. La posizione della Svezia è chiara. Quando l’Unione europea ha approvato il vaccino contro il Covid realizzato da Pfizer, ogni fiala avrebbe contenuto cinque dosi. La situazione è cambiata in seguito all’annuncio dell’Ema, secondo la quale è possibile estrarre una sesta dose usando un particolare tipo di ago.

La società, secondo Stoccolma, avrebbe quindi addebitato ai Paesi sei dosi per flacone, senza il consenso della Commissione europea. Ma non c’è solo la questione economica a tenere banco. Le autorità svedesi segnalano infatti che l’estrazione della sesta dose dalle fiale del vaccino abbia delle complicazioni logistiche non inizialmente specificate, e che ciò possa portare a un mancato utilizzo di parte del prodotto.

Una situazione complessa

L’agenzia Reuters ha provato a chiedere spiegazioni a Pfizer, senza tuttavia ottenere un commento. In ogni caso, Ulrika Goossens, responsabile delle comunicazioni per Pfizer Sweden, ha dichiarato al Dagens Nyheter che “dall’approvazione della sesta dose, usiamo quel numero. Dobbiamo seguire il riepilogo del prodotto approvato”. Ricordiamo che all’inizio di gennaio l’Ema ha autorizzato il via libera all’estrazione di una sesta dose extra dalle fiale, aumentando così il numero di iniezioni disponibili in un periodo particolare, in cui le scorte sono insufficienti.

Al fine di ottenere la famigerata sesta dose, sono necessarie siringhe e aghi sui generis, capaci di trattenere solo una bassa quantità di soluzione dopo l’iniezione. Resta da capire come reagiranno Pfizer e l’Unione europea di fronte a una disputa inaspettate. E se, nel frattempo, saranno disponibili altri vaccini sul mercato europeo. Qualora nessuno dovesse fare un passo indietro, la sensazione è che molti altri Paesi potrebbero presto imitare l’esempio svedese.

Federico Giuliani. (Inside Over)