Il pubblico ministero del Tribunale speciale per il Libano ha annunciato oggi che presenterà ricorso contro la sentenza del processo per l’assassinio nel 2005 dell’ex premier Rafic Hariri, che ha condannato solamente uno dei quattro imputati a processo. Lo ha annunciato oggi in una nota, il procuratore del Tribunale speciale per il Libano Norman Farrell. Secondo il comunicato stampa, il magistrato ha presentato ricorso alla Corte d’appello del Tribunale speciale adducendo errori di diritto ed errori formali nella sentenza della Corte di primo grado del 18 agosto 2020. « Il pubblico ministero ha sostenuto che questi errori hanno invalidato la sentenza”, si legge nella nota. I quattro esponenti del movimento sciita Hezbollah coinvolti nel processo sono stati processati in contumacia per il loro presunto coinvolgimento nell’attentato suicida avvenuto a Beirut nel 2005 che ha causato la morte dell’allora premier Rafic Hariri e di altre 21 persone. Dei quattro, solamente uno, Salim Ayyache (57 anni) è stato condannato mentre gli altri tre sospettati sono stati assolti. La condanna in contumacia all’ergastolo per Ayyache è stata confermata lo scorso 11 dicembre. Il Tribunale speciale per il Libano, che ha sede a Leidschendam, vicino all’Aia, nei Paesi Bassi, non ha fornito una data per un’eventuale udienza del caso.
Rafic Hariri ha servito come premier del Libano dal 2000 al 2004. Il politico sunnita è stato ucciso nel febbraio 2005 quando un attentatore suicida ha fatto esplodere un furgone pieno di esplosivo al passaggio di un convoglio di auto a bordo delle quali vi era Hariri con il suo seguito. L’attacco ha provocato 22 morti e 226 feriti. Nella loro sentenza di agosto, i giudici hanno stabilito che vi erano prove sufficienti per determinare che Salim Ayyache era al centro di una rete di utenti di telefoni cellulari che spiavano i movimenti dell’ex premier nei mesi precedenti alla sua morte. Secondo il Tribunale speciale delle Nazioni Unite non c’erano prove sufficienti, tuttavia, per condannare gli altri imputati Assad Sabra, Hussein Oneissi e Hassan Habib Merhi. Secondo i giudici, inoltre, non vi è alcuna prova di un legame tra l’attacco e la leadership del movimento Hezbollah o dei suoi alleati in Siria. Salim Ayyache è ancora latitante e Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, rifiuta di consegnarlo insieme agli altri tre imputati nel processo. (Nova)