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Qatar: punto di svolta nella crisi del Golfo

(Roma 23 dicembre 2020). Il ministro degli Esteri qatariota, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha affermato che non vi è alcun ostacolo verso la risoluzione della crisi del Golfo e ha rivelato di essere arrivati a “una svolta” nel processo di riconciliazione.

La dichiarazione di al-Thani è giunta mercoledì 23 dicembre, nel corso di una conferenza stampa tenuta a margine di un incontro con il suo omologo russo, Sergey Lavrov. Il riferimento va alla disputa iniziata il 5 giugno 2017, data in cui Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrain hanno imposto sul Qatar un embargo diplomatico, economico e logistico, dando il via alla cosiddetta “crisi del Golfo”. Il blocco è nato dalle accuse rivolte contro Doha di sostegno e finanziamento di gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah, oltre che di appoggio all’Iran, il principale rivale di Riad nella regione.

A detta del ministro di Doha, già due settimane fa vi è stata una svolta nel cammino verso il disgelo della disputa diplomatica e, ad oggi, non vi sono ostacoli che ne impediscano una risoluzione a livello politico. I primi passi verso un disgelo delle tensioni sono stati avviati a seguito della visita in Qatar del consigliere senior e genero del presidente uscente degli USA, Jared Kushner, svoltasi il 2 dicembre. Poi, il 4 dicembre, il ministro degli Esteri del Kuwait, lo sceicco Ahmad Nasser al-Sabah, ha dichiarato che le parti coinvolte nella questione, Riad e Doha in primis, si sono impegnate in colloqui fruttuosi, dimostrando la propria disponibilità a porre fine alla crisi. Il giorno successivo, il 5 dicembre, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan al-Saud, ha affermato che le possibilità di risoluzione della crisi del Golfo sono estremamente positive e che presto sarà raggiunto un accordo definitivo.

Ad oggi, 23 dicembre, il ministro al-Thani ha affermato che la crisi dovrebbe essere risolta attraverso il dialogo, il rispetto della sovranità e una politica di non ingerenza nelle questioni interne di ciascuno Stato. In tale quadro, a detta del ministro, il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) dovrebbe rimanere unito su di un unico fronte. Motivo per cui, il Qatar crede che un’escalation tra i suoi membri non porti beneficio a nessuno e la stessa Doha considera la sicurezza dell’intera regione del Golfo una priorità. “Usciremo vittoriosi dalla crisi se ricostruiremo la fiducia nel GCC in quanto istituzione regionale”, ha affermato al-Thani, riferendo che sono stati aperti canali di dialogo con l’Arabia Saudita, rappresentante del cosiddetto “quartetto”.

A tal proposito, Doha si è detta disposta a dialogare con i Paesi della regione e ad accogliere le iniziative a favore della stabilità del Golfo, senza prestare attenzione a quelle questioni ritenute irrilevanti. Da parte sua, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che, durante il meeting del 23 dicembre, Qatar e Russia hanno discusso della situazione del Golfo, evidenziando la necessità di creare un sistema di “sicurezza collettiva”. Le due parti hanno poi rivolto lo sguardo anche verso Siria e Libia, concordando sulla necessità di una soluzione politica delle crisi di entrambi i Paesi. Circa i recenti accordi di normalizzazione raggiunti da Israele, invece, il ministro russo ha affermato che questi non potranno sostituire una soluzione giusta e inclusiva del conflitto israeliano-palestinese.

Nel corso degli ultimi tre anni, Doha ha lanciato una campagna mediatica contro il boicottaggio subito, evidenziando come le richieste presentate dai Paesi fautori del blocco siano ingiuste e irrealistiche. Si tratta di 13 condizioni da soddisfare per porre fine alla disputa, tra cui la chiusura del quotidiano d’informazione Al-Jazeera e della base militare turca a Doha e la limitazione delle relazioni con l’Iran. Il Qatar le più volte ha rigettate definendole “non realistiche”, oltre a rappresentare una violazione della propria sovranità.

Di fronte agli sviluppi delle ultime settimane, fonti diplomatiche del Golfo hanno indicato che il processo di riconciliazione ha bisogno di tempo e che non avrebbe senso annunciare la ripresa delle relazioni senza prima affrontare le cause alla base del disaccordo. A detta della fonti, la lite va avanti da oltre tre anni e si è evoluta in una frattura di carattere politico, economico e sociale. Motivo per cui, gli analisti affermano che affinché si possa davvero parlare di risoluzione, deve prima esserci una fase basata su una maggiore apertura e trasparenza.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazioale)

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