Le recenti intese tra Israele e i Paesi del Golfo, potrebbero consentire ai cofirmatari di beneficiare dell’esperienza israeliana in ambito militare. In effeti, il 15 dicembre, il capo dell’Organizzazione israeliana per la Difesa missilistica Moshe Patel rispondendo a una domanda sulla possibilità di concedere ai nuovi alleati i sistemi prodotti da Israele, ha affermato che ciò potrà realizzarsi, sebbene non nell’immediato. Questo anche perché, nel caso di utilizzo di tecnologia di manifattura statunitense, sarà necessaria l’approvazione di Washington. “Da un punto di vista ingegneristico, ovviamente vi sarebbero numerosi vantaggi”, ha affermato il capo dell’organizzazione, sottolineando come Israele e i Paesi interessati potrebbero condividere informazioni in ambito militare e fare uso dei medesimi dispositivi e sensori, da dispiegare per far fronte agli stessi nemici. Il riferimento va, in particolare, all’Iran, la cui ostilità sembra essere stata tra i fattori che hanno incoraggiato gli Emirati Arabi Uniti (UAE) e il Bahrein a normalizzare le proprie relazioni con Israele, attraverso un accordo siglato il 15 settembre alla Casa Bianca. Una mossa che è stata successivamente compiuta anche dal Sudan, dal Bhutan e dal Marocco. Le dichiarazioni di Patel sono giunte nel corso di una conferenza stampa, nel corso della quale ha annunciato l’esito positivo dei test condotti su un sistema di difesa aerea multi-livello, il quale è in grado di colpire obiettivi ostili a diverse altitudini, così da riattaccare anche eventuali bersagli mancati in precedenza. Il livello più basso è costituito dal sistema d’arma mobile per la difesa antimissile a corto raggio, Iron Dome, attivo dal 2011, mentre l’intero sistema include anche l’intercettore di medio raggio David’s Sling e il sistema Arrow, in grado di abbattere missili balistici.
Gli USA hanno già ricevuto una batteria di Iron Dome e, secondo quanto riferito da Patel, ne avrebbero già ordinato un’altra. Il primo accordo risale al 2018, quando le forze armate statunitensi hanno chiesto al Congresso statunitense di destinare 373 milioni di dollari all’acquisto delle batterie dalla società israeliana Rafael, la quale si occupa dello sviluppo di armi e tecnologia militare in Israele. (Sicurezza Internazionale)