(Roma 06 novembre 2020). Il ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, ha incontrato, venerdì 6 novembre, a Roma, l’omologo francese Gerald Darmanin. I due hanno concordato di mettere in atto “piani condivisi” volti a contenere i flussi migratori e a combattere il terrorismo.
Come annunciato nel corso di una conferenza stampa congiunta, tenutasi al termine dell’incontro presso il Viminale, il ministro italiano si è detto disposto a rafforzare i controlli ai propri confini, soprattutto in seguito agli attentati terroristici compiuti in Francia, a Nizza, e in Austria, a Vienna, negli ultimi giorni. “Per tale ragione, Parigi e Roma stanno per realizzare un piano sperimentale in cui brigate miste, ovvero pattuglie congiunte, verranno dispiegate per un periodo di sei mesi al confine franco-italiano” ha specificato la Lamorgese. La polizia francese e quella italiana, ha assicurato il ministro, cercheranno di attuare il piano il prima possibile.
Per quanto riguarda le questioni di sicurezza, la Lamorgese ha ribadito che le forze francesi e italiane hanno sempre collaborato attraverso operazioni congiunte al confine e i due Paesi probabilmente apriranno un nuovo ufficio di polizia a Bardonecchia, in modo da migliorare la collaborazione reciproca. “Crediamo che questa sia la strada giusta”, ha dichiarato il ministro italiano.
Parlando di prevenzione, la Lamorgese ha affermato che, nell’ultima settimana, sono stati espulsi tre cittadini stranieri ritenuti sospetti dalle autorità, due di nazionalità tunisina e un altro proveniente dall’Egitto. Il capo dell’Interno ha poi rivelato che Roma e Parigi, insieme a Berlino, faranno presto una proposta all’Unione Europea, basandosi principalmente su un’iniziativa francese, per favorire un “accordo di prevenzione” contro i siti web che inneggiano alla Jihad. L’iniziativa è stata accolta con favore anche da Spagna, Irlanda e Belgio.
L’incontro bilaterale Darmanin-Lamorgese si è concentrato infine sulla crisi migratoria e, in particolare, sui flussi provenienti dalla Tunisia. A tal proposito, il ministro dell’Interno italiano ha rivelato l’intenzione dell’Italia di schierare navi e aerei in acque internazionali, al largo del Paese nordafricano, in modo da segnalare le partenze di barconi di migranti alle autorità tunisine preposte ai controlli delle frontiere, che potranno poi facilmente e in autonomia intervenire. Il piano è stato sviluppato dalle autorità di Roma e condiviso con il ministro Darmanin, ma, come ha chiarito la Lamorgese, dovrà essere approvato dalla Tunisia.
In questo quadro il capo del Viminale ha anche sottolineato che gli “sbarchi autonomi” sono difficili da gestire. Ecco perché è necessaria la cooperazione, soprattutto per la Tunisia, un paese che attraversa una grave crisi sociale, economica e politica. Anche il ministro Darmanin ha dichiarato che presto visiterà Tunisi per consolidare la collaborazione con le autorità locali. Va sottolineato, a tal proposito, che Brahim Aouissaoui, l’uomo sospettato di aver perpetrato l’attacco nella chiesa di Nizza, è un tunisino senza precedenti, nato nel 1999, arrivato in Europa il 20 settembre, sbarcato a Lampedusa e giunto in Francia dopo vari spostamenti.
Un altro argomento di discussione ha riguardato la “questione della riammissione”. Secondo il ministro Lamorgese è necessaria la collaborazione con i Paesi europei. In particolare, l’Europa dovrebbe sviluppare una road map negoziando accordi di riammissione con i Paesi africani, come discusso con i commissari europei.
Per quanto riguarda l’emergenza coronavirus, il ministro francese ha dichiarato che la chiusura del confine tra Francia e Italia “non è all’ordine del giorno”, nonostante l’aumento dei contagi cui stanno assistendo entrambi i Paesi. Il ministro Darmanin ha sottolineato che qualsiasi iniziativa per rafforzare i controlli in materia di terrorismo, immigrazione illegale e salute deve essere fatto preservando la libertà di movimento. Il funzionario francese ha ribadito la solidarietà di Parigi nei confronti di Roma per quanto riguarda la capacità di far fronte ai flussi migratori e ha ringraziato l’Italia per le informazioni condivise nella lotta al terrorismo dopo gli ultimi attentati. Come spiegato dal ministro francese, “combattere contro il jihadismo significa combattere contro un’ideologia e non contro la religione o l’Islam, che la Francia rispetta pienamente”. “Tutta l’Europa è stata attaccata, così come i suoi valori”, ha dichiarato Darmanin, aggiungendo: “Ecco perché l’intero continente dovrebbe essere coinvolto nella battaglia, rivalutando il sistema di controllo alle frontiere, l’accordo di Schengen e condividendo le informazioni”. “La Francia non può lavorare da sola”, ha concluso in ministro francese.
Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)