(Roma 01 novembre 2020). La Marina turca ha emesso, domenica primo novembre, un nuovo Navtex, con cui ha comunicato che la propria nave esplorativa Oruc Reis continuerà ad operare nelle contese acque del Mediterraneo orientale fino al 14 novembre prossimo.
L’ultimo avviso ai naviganti, chiamato “Navtex”, prevedeva il termine delle attività di ricerca energetica per il 4 novembre. Tuttavia, nonostante la perdurante opposizione di Atene, Ankara non ha ancora posto fine alle proprie operazioni. Stando a quanto riportato, la nave turca verrà, ancora una volta, affiancata da altre due imbarcazioni, Ataman e Cengiz Han, con l’obiettivo di condurre indagini di tipo geologico e geofisico, oltre che idrografiche e oceanografiche, riguardanti soprattutto la piattaforma continentale. Il fine ultimo è altresì ricercare risorse naturali.
Nonostante la solidarietà mostrata a seguito del terremoto che, il 30 ottobre, ha colpito sia la Grecia sia la Turchia, i due Paesi continuano ad essere tra i protagonisti di una disputa riguardante i diritti di esplorazione nella regione del Mediterraneo Orientale e le continue attività condotte da Ankara, considerate “illegali” da Atene. In particolare, Turchia e Grecia hanno opinioni contrastanti per quanto riguarda i diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione, non trovandosi d’accordo sul limite dell’estensione delle rispettive piattaforme continentali.
Atene accusa la controparte turca di ignorare le norme alla base del Diritto internazionale. Ankara, dal canto suo, giustifica le proprie mosse sostenendo di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque, vista l’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca. L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie.
Un parziale disgelo delle tensioni si era verificato a metà settembre, quando la marina turca aveva ritirato la Oruc Reis dal Mediterraneo per “consentire l’inizio della diplomazia” prima di un vertice europeo in cui Cipro chiedeva sanzioni contro la Turchia. Dopo che il blocco europeo aveva stabilito, durante l’incontro, di non approvare, almeno per il momento, alcuna misura punitiva nei confronti del governo turco, la nave era stata rimandata indietro, l’11 ottobre, provocando la rabbia di Grecia, Francia e Germania. Quest’ultima sta cercando da mesi di mediare nella disputa tra i due vicini nel Mediterraneo orientale e, di recente, ha affermato che se Ankara dovesse continuare con i suoi atteggiamenti provocatori e unilaterali, l’UE potrebbe decidere di introdurre quelle sanzioni che a settembre aveva preferito evitare.
Atene ha più volte condannato le attività turche, definendole illegali, nonché una minaccia alla sicurezza e alla pace della regione. Parallelamente, la Grecia considera l’atteggiamento della controparte “provocatorio”, oltre che in contrasto con gli sforzi profusi sino ad ora per allentare le tensioni e con quanto stabilito dal Consiglio dei capi di governo dell’UE, durante il quale Ankara è stata esortata ad astenersi dal prendere decisioni unilaterali nel Mediterraneo orientale e dall’agire “come una potenza che cerca a tutti i costi di destabilizzare la regione”.
La questione del Mediterraneo Orientale include, poi, le divergenze riguardanti la sovranità di Cipro. Quest’ultima è divisa da una “linea verde” che separa due aree. La prima è amministrata dalla Repubblica di Cipro ed è abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota. La seconda, pari a circa un terzo dell’isola, è amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord, e vi vive, invece, gran parte della comunità turco-cipriota. La demarcazione territoriale risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte di nazionalisti greco-ciprioti che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe “a protezione della minoranza turco-cipriota”, nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo.
Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)