Libia: ecco il testo completo dell’Accordo sul cessate il fuoco permanente

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(Roma 23 Ottobre 2020-Agenzia Nova). Diciassette punti divisi in due parti, principi generali (cinque punti) e termini dell’accordo (dodici punti), per un totale di cinque pagine su temi concreti come lo scambio di prigionieri, il ritiro dei mercenari, lo smantellamento delle milizie, la riforma della sicurezza dei pozzi petroliferi: ecco cosa prevede nello specifico il testo dell’Accordo per un cessate il fuoco completo e permanente in Libia sottoscritto oggi a Ginevra e ottenuto in esclusiva da “Agenzia Nova”. La bozza finale del testo è stata firmata “dai rappresentanti autorizzati” dell’Esercito libico del Governo di accordo nazionale (Gna) con sede a Tripoli, da una parte, e l’Esercito nazionale libico (Lna) del Comando generale con sede a Bengasi, dall’altra, alla presenza della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil). “L’accordo è il risultato della mediazione delle Nazioni Unite, con il sostegno degli Stati partecipanti alla Conferenza di Berlino, tenutasi il 19 gennaio 2020, e dei suoi sforzi incessanti per porre fine alla violenza e alla crisi umanitaria del conflitto armato in Libia. L’accordo si basa sui paragrafi 4 e 6 della risoluzione 2510 (2020) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che invitava il Comitato militare misto 5+5 (Jmc) a raggiungere e impegnarsi per un accordo per un cessate il fuoco permanente”, si legge nel preambolo.

Per quanto riguarda i principi generali, le parti hanno concordato in particolare cinque punti: primo, “sottolineare l’integrità territoriale della Libia e la protezione dei suoi confini terrestri, aerei e marittimi”; secondo, “astenersi dal tenere in ostaggio il processo decisionale nazionale e le risorse del paese per conto di qualsiasi potere esterno”; terzo, “la lotta al terrorismo è una politica nazionale comune, alla quale partecipano tutte le istituzioni politiche e di sicurezza dello Stato”; quarto, “i diritti umani e le regole del diritto internazionale umanitario dovrebbero essere rispettati”; quinto, “i termini dell’accordo copriranno l’intero territorio libico: terra, mare e aria”.

Più lunga e complessa, invece, la parte – ricca di aggiunte e modifiche – che riguarda i termini dell’accordo. Il primo punto è chiaro e stabilisce “un cessate il fuoco immediato, che avrà effetto dalla firma del presente Accordo”. In seconda istanza, si legge nel testo visionato da “Agenzia nova”, “entro un periodo di tre mesi dalla data della firma del presente Accordo di cessate il fuoco, le unità militari e i gruppi armati devono liberare tutte le linee di scontro e fare ritorno alle loro postazioni; parallelamente, tutti i mercenari e combattenti stranieri devono lasciare i territori libici”. Nella bozza visionata da “Agenzia Nova”, è stata barrata una parte relativa all’allontanamento dei mercenari anche dallo spazio marittimo. “Fino a quando un nuovo governo unificato non assumerà le sue funzioni, gli accordi militari sull’addestramento all’interno della Libia saranno sospesi e le squadre di addestramento dovranno andare via”, aggiunge il testo. Questa parte, in particolare, sembra essere rivolta agli ufficiali turchi presenti in Tripolitania per formare le controparti libiche. “La Sala operativa per la sicurezza istituita ai sensi del presente Accordo proporrà e attuerà speciali disposizioni per mettere in sicurezza le aree sgomberate da unità militari e gruppi armati”, conclude il secondo punto.

Al terzo punto, le parti hanno “accettato di formare una forza militare limitata » inquadrata in una « Sala operativa che sarà stabilita dal 5+5 Jmc per prevenire le violazioni attese », mentre « le risorse necessarie per questa operazione devono essere fornite da tutte le parti e gli attori”. Il quarto punto prevede un “immediato avvio dell’identificazione e la categorizzazione dei gruppi armati e delle entità armate sull’intero territorio libico da integrare o meno nelle istituzioni statali ». Prima di essere smantellate, le milizie dovranno essere catalogate « in termini di capi, numero di personale, armi e luoghi. Devono essere sviluppati un meccanismo e condizioni per garantire il reinserimento, su base individuale, dei loro membri nelle istituzioni statali per coloro che soddisfano i requisiti e le specifiche ». « In caso contrario, un sottocomitato misto con il supporto e la partecipazione dell’Unsmil creerà opportunità e troverà soluzioni per coloro che non soddisfano i requisiti o non sono disposti a sottoporsi a tale integrazione”, prevede il quarto punto.

Al punto numero cinque si chiede di “fermare l’attuale dilagante escalation mediatica e l’incitamento all’odio da parte di canali di trasmissione audiovisiva e siti web. Le autorità giudiziarie e competenti sono chiamate a prendere le misure necessarie per garantire un perseguimento serio e dissuasivo di tali canali e siti web. A tal fine, il Jmc ha deciso di istituire un sottocomitato per perseguire le azioni necessarie contro l’incitamento all’odio. Il Jmc ha anche deciso di indirizzare un messaggio diretto a tutti i canali di trasmissione audiovisiva per non trasmettere alcun materiale multimediale che includa questo tipo di retorica”.

Il sesto punto riguarda la libertà di movimento e contiene al suo interno diversi altri paragrafi. “Il Jmc ha accettato di aprire le strade e i valichi terrestri e lo spazio aereo, a condizione che siano prese misure urgenti aprendo e mettendo in sicurezza le seguenti strade: a) la Strada costiera di Bengasi-Sirte-Misurata-Tripoli; b) la strada Misurata-Abu Grain-Jufra-Sebha-Ghat; c) la strada di Gharyan-Shwerif-Sebha-Murzuq. A tal fine, il 5+5 Jmc sostiene le proposte concluse dal Joint Security Arrangements Committee che si è riunito a Hurghada, in Egitto, il 28 e 29 settembre 2020 e chiede accordi per garantire il passaggio sicuro di civili, convogli di rifornimenti e organizzazioni umanitarie attraverso queste strade come segue: deve essere formata una sala di sicurezza congiunta, guidata dagli agenti di polizia che hanno partecipato alle riunioni di Hurghada, per proporre e attuare speciali disposizioni di sicurezza che garantiscano un passaggio sicuro attraverso le suddette strade e altre arterie in tutto il territorio libico, nonché le aree sgomberate da unità militari e formazioni armate; il Jmc 5+5 selezionerà e definirà i compiti del Comando della Sala operativa di sicurezza e dei suoi vice; le strade in oggetto devono essere liberate da qualsiasi forza militare o armata una volta che la forza congiunta assumerà i compiti; il suddetto comando costituirà la forza assegnata alla messa in sicurezza delle strade, sulla base di criteri di competenza, esperienza e disciplina ».

Al settimo punto, il Comitato militare misto 5+5 “ha accettato di incaricare il comandante della Guardie delle strutture petrolifere (Pfg) nella regione occidentale, il comandante della Guardie delle strutture petrolifere nella regione orientale e un delegato della National Oil Corporation per fornire i contatti e presentare proposta per la ristrutturazione e riorganizzazione delle Pfg, in modo da garantire un flusso di petrolio indisturbato e continuo”. Questo punto appare cruciale per riprendere a pieno regime la produzione nel Paese membro dell’Opec, che secondo alcune stime starebbe producendo attualmente circa mezzo milione di barili al giorno, a fronte di potenziale output di 1,2 milioni di barili. Al punto numero otto, i delegati libici hanno chiesto di “porre fine agli arresti basati sull’identità o sull’affiliazione politica” e di “limitare l’azione penale e l’arresto a coloro che sono ricercati per crimini e indirizzarli alle autorità competenti”. Il punto numero nove asserisce che il Jmc “ha accettato di adottare misure urgenti per lo scambio di persone detenute a seguito di operazioni militari o di arresti basati sull’identità, formando comitati specializzati dalle parti interessate”.

Al decimo punto si legge che “alla luce dell’atmosfera positiva prevalente e degli elementi di completa fiducia, il 5+5 Jmc, in collaborazione con il team Unsmil, svilupperà un meccanismo per monitorare l’attuazione del presente Accordo”. Il penultimo punto, inoltre, ribadisce che “il cessate il fuoco non si applicherà ai gruppi terroristici designati dall’Onu (come lo Stato islamico e Al Qaeda, ndr) in tutto il territorio libico”. Infine, il Comitato militare misto 5+5 “raccomanda ed esorta l’Unsmil a inoltrare l’accordo di cessate il fuoco firmato dal Jmc al Consiglio di sicurezza dell’Onu per adottare una risoluzione volta a garantire la conformità e l’attuazione del presente accordo da parte di tutte le parti interne ed esterne”.

Per il Gna erano presenti il maggiore generale, Ahmed Ali Abu Shahma; il generale di brigata Al Mukhtar Milad Mohammed Nakkassa; il generale di brigata Al Fitouri Khalifa Salem; il colonnello Mustafa Ali Mohammed Yahya; il colonnello Radwan Ibrahim Mohammed al Gharari. Per l’Lna hanno firmato il maggiore generale Emraja’a Emhammed Mohammed al Ammami; il maggiore generale Faraj el Mabrouk Abdul Ghani Al-Soussa’a; il maggiore generale Attiya Awadh Mohamed Al-Sharif; il maggiore generale del genio Al-Hadi Hasan Ahmed Al-Falah; il maggiore generale Khairi Khalifa Omar al Timimi. Per le Nazioni c’erano Stephanie Williams, rappresentante speciale facente funzione del segretario generale delle Nazioni Unite e capo dell’Unsmil; Salim Raad, capo del servizio delle istituzioni di sicurezza di Unsmil; Ayed Alhamad Khalayleh, consigliere di polizia senior dell’Unsmil; Ali Kilkal, servizio delle istituzioni di sicurezza di Unsmil.

(Agenzia Nova)