L'actualité du Proche et Moyen-Orient et Afrique du Nord

Nagorno-Karabakh: Oltre 140 jihadisti uccisi, numerosi combattenti tornano in Siria

(Roma 20 ottobre 2020). Gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) hanno confermato che il governo turco ha trasportato un nuovo gruppo di mercenari dalla Siria all’Azerbaigian. L’ultima spedizione di mercenari filo-turchi comprendeva oltre 400 combattenti delle milizie “Sultano Murad”, della “Divisione Al-Hamzat” e di altre fazioni di ribelli che hanno combattuto nella guerra civile siriana. Secondo il SOHR questi gruppi di jihadisti avrebbero dovuto essere inviati prima in Azerbaigian. Tuttavia, il trasferimento da parte della Turchia di mercenari siriani nel Nagorno-Karabakh è stato sospeso per un po’ a causa dell’accordo di cessate il fuoco. Di conseguenza, secondo l’organizzazione, il numero totale di combattenti siriani inviati in Azerbaigian è salito ad almeno 2.050.

Secondo le fonti citate dal SOHR, gli scontri con l’esercito armeno in Nagorno-Karabakh sono così violente, che i mercenari siriani che dirigono le operazioni militari in prima linea,  subiscono estrema pressione e stress. In questo contesto, l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che diversi combattenti hanno deciso di abbandonare l’area dei combattimenti, rinunciando al pagamento di 2000 dollari pattuito, e stanno tornando in Siria. Ankara sarebbe “preoccupata” per tali diserzioni.

Gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani hanno inoltre documentato vittime tra i mercenari siriani coinvolti nel conflitto del Nagorno-Karabakh. Il bilancio delle vittime tra le fazioni sostenute dalla Turchia è aumentato, da quando il governo turco le ha inviate in prima linea, ad almeno 143 morti, tra cui 92 combattenti i cui corpi sono stati portati in Siria. I corpi degli altri jihadisti uccisi sarebbero rimasti in Azerbaigian.

Fonti che il SOHR definisce “affidabili” hanno confermato che il governo turco e il suo servizio di intelligence hanno continuato a reclutare mercenari siriani per lanciarli nelle operazioni militari nella regione del Nagorno-Karabakh insieme alle forze azere nel conflitto con gli armeni. “Le operazioni di reclutamento vengono condotte in completa segretezza per evitare potenziali reazioni da parte della comunità internazionale riguardo alla legge sul reclutamento di mercenari” – affermano le fonti.

Il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan è tornato a denunciare la presenza di jihadisti fra le file dell’esercito azero. “Secondo varie fonti, centinaia di mercenari militanti provenienti da Siria e Libia stanno partecipando alla guerra in Artsakh dall’Azerbaigian; sono stati portati lì grazie alla Turchia” – ha dichiarato.

“Abbiamo video di propaganda di jihadisti con geolocalizzazione sul sito delle ostilità. Ci sono anche i corpi di alcuni di loro. Non ci sono dubbi. Le prove sono già state pubblicate. Con l’aiuto di un programma speciale, è diventato possibile analizzare questi video e scoprire dove si sono svolte queste riprese” – ha affermato il capo del governo armeno, che aggiunge: “Gli stessi terroristi siriani hanno filmato questi video, poi sono apparsi e sono stati distribuiti su Internet. Questa prova è ufficialmente riconosciuta da Russia, Francia e altri paesi”.

Gli armeni hanno prove della presenza di jihadisti siriani anche grazie ai rifugiati. Durante la guerra civile siriana, Erevan ha concesso asilo a oltre 26.000 profughi provenienti dalla Siria, sin dall’inizio del conflitto nel Paese mediorientale. Alcuni di questi rifugiati sono stati insediati in Nagorno-Karabakh e sono numerose le testimonianze di persone che affermano di aver ascoltato il nemico “parlare in arabo siriano”.

Secondo Pashinyan, lo scopo di Ankara e Baku è chiaro: i turchi vogliono un altro genocidio del popolo armeno, dopo quello del 1915 costato la vita a oltre un milione di persone nell’allora Impero Ottomano.

“Chiedo alla comunità internazionale: che tipo di cessate il fuoco possiamo firmare con questi terroristi? Siamo sotto attacco, dobbiamo difenderci, come ogni popolo minacciato di distruzione” – ha affermato. Secondo il premier armeno, c’è solo un modo per porre fine alle ostilità: questo è il riconoscimento internazionale dell’Artsakh sul principio della “separazione per amore della salvezza”. “Se l’esercito azero tornerà nella regione, nessun armeno sarà in salvo”, ha detto.

“Non c’è altra opzione. Altrimenti, gli armeni che si trovano nei territori controllati dall’Azerbaijan subiranno la pulizia etnica, e questo perché gli armeni sono l’ultimo ostacolo per i turchi sulla via dell’espansione a nord, est e sud” – ha sottolineato il premier di Erevan. Allo stesso tempo, Pashinyan ha aggiunto che la popolazione del Nagorno-Karabakh è vittima di una grave crisi umanitaria, di cui la comunità internazionale deve tener conto.

Italo Cosentino. (Sicurezza Internazionale)

Recevez notre newsletter et les alertes de Mena News


À lire sur le même thème